Il ricatto di Pelligra
La gara per l’affidamento della gestione dello stadio Angelo Massimino di Catania è stata fatta pensando unicamente a Ross Pelligra. È storia. E oggi, che Pelligra quella gara l’ha disertata, vale la pena ripercorrerla, passo dopo passo.
Il 27 maggio 2022, preso atto del fallimento definitivo del Catania Calcio, il Comune pubblica un bando per la fondazione di una nuova squadra. Il 7 luglio l’amministrazione comunale affida il compito alla società australiana Pelligra PTY LTD. Nasce il nuovo Catania SSD. L’11 agosto si pone il problema del campo da calcio. Voci autorevoli dichiarano che senza una gestione diretta dello stadio è addirittura compromessa l’iscrizione della squadra al campionato. È falso ma la Giunta comunale approva una delibera per l’affidamento temporaneo dello stadio, in vista di un pronunciamento del consiglio comunale circa l’affidamento a privati dell’impianto. La delibera del consiglio viene approvata il 25 agosto. Si decide “l’esternalizzazione della conduzione e della gestione dello stadio, previa redazione di un piano economico e finanziario, di un piano di conduzione, di uno schema di contratto e previa redazione di un bando pubblico di affidamento”. Il 29 settembre “in vista dell’espletamento della procedura ad evidenza pubblica” il servizio sport emette un provvedimento che affida lo stadio alla società di Pelligra fino al 30 giugno 2023, data nella quale si conclude la stagione sportiva. Il 26 maggio 2023 viene finalmente pubblicata la gara per l’affidamento in concessione dello stadio per dieci anni, rinnovabili, con scadenza il 17 luglio.
In questo anno politici, amministratori e funzionari sono stati tutti a disposizione di Ross Pelligra. Per valutare i terreni dove realizzare il fantomatico mega centro sportivo, per concordare tariffe irrisorie per la gestione dello stadio e per gestire i lavori del Massimino. Da parte sua Pelligra ha presenziato a tutti gli eventi pubblici organizzati dall’Assessore allo sport (che all’epoca ambiva alla candidatura a Sindaco) e si è speso in campagna elettorale al fianco dei massimi esponenti di Fratelli d’Italia. Gli uffici comunali, da parte loro, hanno sempre tenuto conto del parere di Pelligra, proprio in funzione di una gara che, tutti davano per scontato, avrebbe visto la migliore offerta presentata da Ross Pelligra. Lo scorso 19 aprile l’ufficio stampa del comune, a seguito di un sopralluogo con i giornalisti allo stadio, scriveva: “il dirigente del Servizio Sport Paolo Di Caro ha reso noto che esiste un tavolo permanente tra il Comune e il Catania SSD per individuare soluzioni condivise sulle modalità di esecuzione dei lavori”. “I lavori riguarderanno gli spazi aperti del Massimino a cominciare da un moderno impianto drenante del campo di gioco in erba che verrà completamento rifatto dalle fondamenta. Una modalità quest’ultima diversa rispetto alle previsioni progettuali, suggerita dalla Dirigenza del Catania SSD che preferisce tale soluzioni”.
Lavori pubblici, condizionati dal privato, nella tacita consapevolezza degli uffici che poi sarebbe toccato proprio a quel privato prendere in gestione lo stadio.
Ma così non è stato. Tanta disponibilità non è stata ricambiata. Alle 13 di lunedì 17 luglio, scaduta la gara, sul sistema informatico del comune è risultato che nessuna offerta è stata presentata. In tarda serata Pelligra diramerà sul sito del Catania un laconico e inquietante comunicato: “l’affidamento in concessione della gestione, della conduzione e dell’uso dello stadio “Angelo Massimino” è un’opportunità significativa e in linea con i programmi di crescita strutturale della società. Con riferimento al bando di gara relativo all’impianto sportivo, Catania Football Club rende noto che la scelta di non partecipare è maturata in considerazione di specifiche riserve relative ad aspetti tecnici”. Le riserve relative ad aspetti tecnici non sono altro che le condizioni che il Comune di Catania ha posto per la gestione dello stadio, ampiamente motivate all’interno di un documento, interno alla procedura di gara, che analizza punto per punto le obiezioni del privato e chiarisce la correttezza della scelta dell’amministrazione. Si tratta di costi per fidejussioni e utenze, di tasse da pagare, di responsabilità da assumersi, della necessità del comune di assicurarsi alcuni giorni di fruizione del campo per eventi. Pelligra avrebbe voluto un bando diverso, più conveniente, meno oneroso. Il Comune, dal canto suo, ha applicato la legge e confezionato un bando identico a quelli per l’affidamento di altre decine di stadi comunali.
Siamo alla solita vecchia storia, che non riguarda solo Pelligra ma tutti quegli imprenditori che vogliono fare affari col pubblico, ma alle loro condizioni. Forti del loro sentirsi indispensabili.
Accade spesso, per esempio, con le imprese che si occupano di gestione dei rifiuti: il comune emana un bando a favore della collettività, con un margine di guadagno per il privato non troppo alto, e i privati fanno cartello e non si presentano.
A quel punto i comuni sono davanti a un bivio. Da un lato l’interesse pubblico, che può costare qualche settimana di rifiuti in strada. Dall’altro lato l’interesse privato e l’accettazione del ricatto. Da queste scelte si misura la qualità e la dignità di un’amministrazione pubblica.
Pelligra fa bene il suo lavoro, è strano che il Presidente della Repubblica non lo abbia già nominato “cavaliere”. E anche se a qualche romantico tifoso questa storia apparirà dolorosa, il lavoro di Pelligra è fare soldi e affari, non il benefattore e il tifoso. Per uno come Pelligra pagare quanto richiesto dal Comune per la gestione dello Stadio, con un margine di guadagno netto fino a 100mila euro l’anno, (così come calcolato dall’amministrazione comunale e pubblicato negli atti di gara) non sarebbe stato difficile, anzi. Ma ha preferito tirare la corda, fuggire dalla responsabilità della gestione dello stadio e farsi gli affari suoi. Come ampiamente previsto.
La palla adesso è passata al Comune. E siamo a quel bivio.