Il procuratore generale di Messina Franco Cassata lascia la toga
Lascia la magistratura in anticipo di 12 mesi rispetto al “limite” del Csm.
Antonio Franco Cassata – originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), dove gode di rilevante influenza sociale – è entrato in magistratura trentotto anni fa. Dagli inizi come pretore di Avola fino all’incarico di giudice istruttore al Tribunale di Patti e poi, nel 1985, l’approdo alla prima sezione penale del Tribunale di Messina, nel 1989 Cassata ha raggiunto la Procura Generale, dove ha prestato servizio con funzioni di sostituto fino alla nomina a Procuratore generale il 29 luglio 2008 al posto di Ennio D’Amico.
Da ultimo del 2009 l’organo di autogoverno della magistratura aveva deliberato il cosiddetto “trattenimento” in servizio fino al 75° anno d’età.
Nei mesi scorsi il Csm ha aperto due procedimenti a suo carico per incompatibilità ambientale. Il primo in relazione al ruolo di avvocato ricoperto dal figlio Nello, nell’ambito dello stesso circondario giudiziario di competenza del padre, per stabilire se in passato come legale abbia esercitato attività solo in campo civile o anche in campo penale. Un secondo fascicolo è in corso di trattazione sempre davanti alla I commissione del Csm per una questione legata sempre alla posizione del figlio, l’avvocato Nello Cassata, che è attualmente indagato dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto con l’ipotesi d’accusa di associazione a delinquere finalizzata ad una serie di truffe assicurative, nell’ambito di una maxi inchiesta che vede coinvolte decine di persone tra avvocati, periti assicurativi, finti feriti ed altri soggetti. In relazione a questa indagine un funzionario di polizia che svolgeva accertamenti ha presentato alla magistratura un’informativa in cui spiegava di essere stato avvicinato da due colleghi, un altro funzionario di polizia e un ufficiale dei carabinieri, che avrebbero chiesto notizie degli accertamenti in corso in quel periodo a carico dell’avvocato Cassata. Di recente il Pg Cassata è stato condannato ad una multa di 800 euro e al risarcimento del danno, dal giudice di pace di Reggio Calabria, per diffamazione aggravata tramite la divulgazione di un dossier anonimo, ai danni del defunto prof. Adolfo Parmaliana, il docente universitario che morì suicida il 2 ottobre del 2008.