giovedì, Novembre 21, 2024
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Il paziente in prima pagina

Dimesso dal Cannizzaro di Catania, reparto Utir, uno dei primi pazienti catanesi, vittima del Codiv19.

“Coraggio, si può fare: la parte peggiore è superare lo sgomento di aver contratto in prima persona il virus” dice V.P. docente universitario in fase di guarigione.

“Ti rendi conto che non si tratta di una semplice influenza quando dopo otto, nove giorni la febbre è ancora alta. Mi sono recato all’Utir per una brutta broncopolmonite, non pensavo che questo mi avrebbe portato ad essere positivo al virus” racconta il professore con voce nasale e respiro affannato.

“Quando capita a te, ti chiedi come sia stato possibile. Da quel momento diventi la persona di cui parlano tutti i telegiornali. Il primo obiettivo è evitare una crisi respiratoria”- spiega con quella stessa chiarezza tipica da docente- “ La paura che ho notato attorno a me in ospedale è legittima, non è facile entrare in una stanza dove si trova un paziente contagiato, infatti i medici e gli infermieri dovevano vestirsi adeguatamente, con tute e mascherine.”

Nonostante la confusione causata dall’emergenza lo staff dell’Utir si è dimostrato pronto: “Io sono stato attorniato da grande professionalità, temendo di essere contagiati hanno messo in quarantena un intero reparto. Io sono stato tre giorni lì e si sono saputi muovere”- dice il professore- “Io sono preoccupato per la Sicilia, per un eventuale diffusione di massa, per la quale non siamo pronti. Bisogna lavorarci, io spero che non ce ne sia bisogno, altrimenti le strutture ne potrebbero risentire.”

Da uomo di scienza non ha mai sottovaluto la pericolosità del virus: “All’inizio temevo l’atteggiamento spavaldo delle persone, l’ultima cosa che potevo pensare è di venire contagiato e invece è successo proprio a me. Il virus è subdolo, non ha paura di nessuno” conclude V.P. con la speranza di essere da incoraggiamento per chi è nella sua stessa situazione.

La storia del professore è molto delicata e la strada per la ripresa è lunga, i Siciliani tengono fede alle sue parole, trattando col dovuto rispetto la sua esperienza.

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