Il nuovo tiranno di Siracusa? Il cemento!
Due porti turistici, otto villaggi, decine di condomini a schiera… E minacce a un vecchio cronista. Una città assediata
“Siamo alla vigilia di una immensa cementificazione che stravolgerà l’identità di una città unica al mondo, di una città definita dall’Unesco ‘Patrimonio dell’umanità’. Il nuovo Piano regolatore prevede la costruzione di due porti turistici, di otto villaggi turistici e di decine di condomini a schiera che prenderanno il posto dei resti archeologici e della natura incontaminata”. Enzo Maiorca non ha dubbi. Il nuovo strumento urbanistico di Siracusa – approvato nel 2007 – devasterà un territorio pieno di testimonianze storiche e naturalistiche tra le più importanti del pianeta.
L’ex primatista del mondo di immersioni in apnea – un mito per gli italiani degli anni Settanta, oggi impegnato in questa battaglia con il Wwf, con Italia nostra e con decine di associazioni siracusane – denuncia i politici invischiati in un “affaire” che frutterà ai cementificatori (solo a loro?) decine di milioni di euro.
Chi sono? L’ex sindaco di centrodestra Giovanbattista “Titti” Bufardeci, primo degli eletti in provincia alle ultime regionali con oltre 17mila voti, fino a due anni fa vice presidente della Giunta regionale presieduta da Raffaele Lombardo, e l’attuale sindaco Roberto Visentin (Pdl), spalleggiati, secondo Maiorca, dall’ex ministro Stefania Prestigiacomo che “quando c’è da spezzare una lancia, la spezza sempre a favore dei cementificatori”.
L’ex sub punta il dito contro i Grandi signori del cemento, che stanno mettendo le mani sulla città, in primis i fratelli Caltagirone. Ma non solo.
Certe imprese locali pretendono la loro fetta di torta – con appalti, subappalti, scavi, movimento terra – acquistando immense porzioni di territorio per scaricare il loro cemento. Se hanno miseri capitali sociali di appena 10mila Euro non ha importanza. L’importante è che i denari si moltiplichino.
Dietro al nuovo “sacco” di Siracusa – dopo quello perpetrato negli anni Settanta – si scorge l’ombra di Cosa nostra.
Le minacce ad un cronista di settantatré anni, Salvatore Maiorca, sembrano dimostrarlo.
Da quando Salvatore Maiorca (quasi omonimo del sub siracusano) ha cominciato ad occuparsi del Piano regolatore, sono arrivate le lettere di minaccia: “Chi ti paga? Anche altri pagano. La devi smettere di occuparti della Pillirina (una località di mare presa di mira dagli speculatori, n.d.r.), dei porti e dei villaggi turistici, sono opere che si devono fare”.
E siccome “si devono fare”, il consiglio è di non ficcare il naso in cose più grandi di lui. Stesso “consiglio”, ovviamente “bonario”, al presidente del Wwf di Siracusa, Giuseppe Patti: “Faremo prendere un bello spavento anche a lui”.
“Questo è il risultato di una politica miope e affaristica, che da decenni, con l’alibi del lavoro, vuole giustificare certe nefandezze”, dice il sub siracusano.
L’ex primatista del mondo, a ottantun anni suonati, conduce questa battaglia con lucidità, con grinta ma anche con un velo di malinconia.
“E’ terribile assistere alla distruzione della tua città. È come se uccidessero una parte della tua anima”.
“Questo Piano regolatore – spiega – è stato redatto su delle stime di crescita completamente errate: un sovradimensionamento di popolazione che a Siracusa non esiste. Siccome devono giustificare una dissennata colata di cemento, succede anche questo. Questa città non può diventare un immenso villaggio turistico”.
Enzo ci conduce in questi luoghi bellissimi, passeggia e ogni tanto ricorda un brano di Tucidide, la storia del tiranno Dionisio, le leggende dei vecchi pescatori che gli hanno instillato l’amore per il mare e per il paesaggio.
Passeggia e guarda il mitologico fiume Ciane (dove nell’antichità si coltivava il papiro) e le saline dismesse, la riserva naturale piena di canne e le svariate specie di uccelli che stagionalmente migrano da queste parti.
Poi volge lo sguardo su quel lembo di mare che nel V Secolo avanti Cristo fu teatro di una cruenta battaglia tra ateniesi e siracusani, nel quale si specchia un ampio pezzo di città con l’isola di Ortigia e le case di pietra bianca che si integrano con i colori della natura, e sovrappensiero dice: “Dopo che hanno massacrato un tratto di costa con le ciminiere del petrolchimico, vogliono completare l’opera con delle mostruosità che uccideranno definitivamente la città e il territorio”.
Una pausa e poi: “Vede quelle barche laggiù? Lì anticamente esisteva il Porto grande: secondo Tucidide vi si svolse la prima battaglia navale della storia. Sul fondo ci sono ancora una settantina di navi ateniesi. Fare delle ricerche non costerebbe molto. Ma non le fanno. E sa perché? Perché se trovano qualcosa si potrebbero bloccare gli affari, quindi meglio lasciare tutto sott’acqua”.
Un Piano regolatore, quello di Siracusa, che fa accapponare la pelle. “Per costruire i due porti turistici dovranno sventrare l’area del Porto grande e del fiume Ciane”. Come? “Attraverso il prosciugamento di 100mila metri quadrati di mare. Vi rendete conto? Devono riempire di terra il Porto grande e costruirci sopra un’isola artificiale. Una roba da pazzi”.
Ci spostiamo nella riserva naturale del Plemmirio e poi nella spiaggia che i siracusani chiamano Pillirina. “Qui saranno edificati due villaggi turistici di 1000 posti letto. Sono gli unici tratti di costa incontaminata che confinano con l’area marina protetta della Maddalena e con il promontorio del Plemmirio, un tratto di macchia mediterranea pieno di tombe sicule, utilizzate successivamente dagli ateniesi per seppellire i loro morti”. Il Plemmirio è un posto pieno di fascino, un promontorio di rocce bianche che si protende sul mare, cantato perfino da Virgilio nell’Eneide.
“Se fanno il villaggio turistico alla Pillirina, Siracusa resterà senza mare. Era l’ultima spiaggia libera rimasta”.
Qualche chilometro e siamo al castello Eurialo, un altro posto di rara bellezza. “Qui neanche la campagna con i mandorli, i carrubi e i mirti esisterà più. La zona del castello (una delle parti archeologiche più importanti della zona) scomparirà sotto i colpi incessanti delle ruspe e del cemento”.
Poco dopo ecco le Mura dionigiane, muraglioni costruiti dal tiranno Dionigi il vecchio che corrono dal castello Eurialo verso il mare. “C’era un assoluto divieto di costruire. Niente da fare. Scempi anche qui”.
“Stanno costruendo i palazzi perfino sull’Artemision di Scala greca, una zona ricca di grotte risalenti all’età del bronzo, con una chiesetta rupestre edificata dai greci nel settimo secolo avanti Cristo. Il fatto assurdo è che i palazzinari e i politici devono costruire per forza, malgrado i vincoli. Qualcuno, per evitare lo scempio, ha tirato fuori il Piano paesaggistico, che vieta le costruzioni nella zona del Porto grande. Bene: il sindaco e la Giunta hanno presentato ricorso al Tar. Questo per dire come la politica siracusana cerchi di fare gli interessi degli speculatori e non della città”.
“Per circa tre anni – seguita Maiorca – abbiamo avuto una Soprintendente ai Beni culturali, Mariella Muti, che con la sua opera ha facilitato il processo di distruzione. Adesso il sindaco Visentin l’ha nominata assessore. Ogni tanto organizza un convegno sulla storia e sulle bellezze di Siracusa”.
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