Il mostro dimenticato
Tutto fermo per il centro commerciale Sofocle di San Gregorio costato oltre 27 milioni di euro.
Il centro intrattenimenti Sofocle giace abbandonato da quasi dieci anni all’imbocco della tangenziale di San Gregorio, primo paese etneo che incontrano catanesi e turisti. Ogni giorno auto e passanti lo osservano inermi, questo enorme ragno silenzioso, questa colata di cemento che ha deturpato -per sempre- la sinuosa collina di monte Catira, porta e guardiana silenziosa della città da secoli. Nessuno ci fa più caso: ormai fa parte del paesaggio. Una storia di provincia, un centro commerciale a San Gregorio, paese immediatamente sopra Catania.
Avrebbe dovuto essere un multisala, “magari con qualche negozio, qualche attività commerciale… Ma ormai…” Il sindaco di san Gregorio -Carmelo Corsaro- è rassegnato: “demolirlo non si può, mi manderebbe in dissesto il comune”.
Eppure i lavori iniziano in un momento propizio: siamo tra il 2007 e il 2008. L’inizio di ciò che qualcuno definì per la prima volta “Ipermercatilandia”. In meno di dieci anni avremmo visto Catania trasformarsi nella città che presenta la più alta concentrazione di ipermercati rispetto al numero di abitanti d’Europa. Raccolti in una superficie di circa 86 km quadrati. A farne le spese sono i piccoli commercianti e le piccole imprese. In soli due anni, da giugno 2009 a giugno 2011, circa 1400 attività catanesi avrebbero chiuso i battenti.
Il centro commerciale I Portali a San Giovanni la Punta ha appena aperto. Nel 2010 sarà il turno del Sicilia Outlet Fashion Village e di Porte di Catania, realizzati dall’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo che nel 2018, sarebbero stati sottoposti ad un’ordinanza di confisca, successiva alle indagini che hanno portato alla luce lo stretto rapporto intrattenuto tra l’imprenditore e Cosa Nostra. Una fitta rete di affari delineata alla fine degli anni ’90, che avrebbe trovato piena realizzazione nei primi anni del 2000, come spiega il collaboratore di giustizia Antonino Giuliano, interrogato nell’ottobre del 2005.
Siamo soltanto all’inizio del declino dei piccoli commercianti. Il nostro territorio cominciava a cambiare. E con lui le nostre abitudini, i nostri stili di vita e gli spazi intorno a noi, senza che ce n’è rendessimo conto.
Anche i protagonisti ogni tanto ritornano, hanno lo stesso giro di affari: ideatore del Sofocle è Puglisi Cosentino, proprietario delle Latterie Sole. La ditta che si è occupata della costruzione è la Sicep, di proprietà del palermitano Civello. Francesco Civello era stato indagato per mafia già negli anni ’70 con l’accusa di essere legato a Vito Ciancimino. Indagato dalla Dda di Palermo nel 2006 per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio, è stato successivamente assolto. Nel 2010 beni per un valore di 200 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Palermo e dissequestrati nel 2016. Socio di Civello nella Sicep era Michele Scuto, cugino del più famoso Sebastiano. Ex amministratore dell’Aligroup, attualmente agli arresti domiciliari, secondo la Magistratura avrebbe fatto la propria fortuna grazie al clan Laudani. La Sicep ha anche ottenuto una parte dei sostanziosi subappalti sia in Porte di Catania che nell’Outlet di Enna. Il trasporto dei prefabbricati per il Sofocle li avrebbe forniti poi la Geotrans, azienda di trasporti confiscata alla mafia, sotto il controllo della famiglia Ercolano. Infine, di fronte al monte Catira, (la collina su cui sorge il Sofocle) nel febbraio del 2008, Ennio Virlinzi -uno tra i più importanti imprenditori catanesi- era intenzionato a costruire un altro centro commerciale, un Carrefour.
Il centro intrattenimenti è praticamente finito al 90%. Le pareti delle sale cinematografiche sono già insonorizzate, ci sono le porte, gli allacci elettrici. Una megastruttura che avrebbe contenuto circa 11 sale cinematografiche, palestre, ristoranti e negozi.
Un affare da 27 milioni di euro destinato a mutare in modo irreversibile il volto di San Gregorio. Il progetto sarebbe stato in parte finanziato da diverse società internazionali tra cui la Warner Village (associazione d’imprese creata dalla Warner Bros, caposaldo nella cinematografia mondiale, e dall’australiana Village) e l’azienda spagnola Cinemas.
Poi una complessa vicenda giudiziaria ne ha compromesso le sorti. L’accusa è quella di non aver rispettato la destinazione d’uso iniziale. L’area interessata, è infatti classificata come G1 (attività destinate ad attività culturali, sportive e ricreative) e prevede che solo il 20% della superficie venga destinata ad attività commerciali. Percentuale quasi raddoppiata già in fase progettuale.
Definito dalla sentenza di primo grado un “centro commerciale camuffato”, in appello l’accusa ha ridotto l’entità del reato: rimane soltanto la lottizzazione abusiva. Pene ridotte anche per Puglisi Cosentino e Santo Catalano (il progettista). Nel 2016 le imputazioni sono poi cadute in prescrizione.
“A San Gregorio, come in tutt’Italia, l’urbanistica non è una scienza esatta, è un po’ come la filosofia, bisogna interpretarla. Ci hanno lasciato con un territorio stuprato di cui adesso ci tocca ricomporre i pezzi” dichiara un tecnico del comune. “Per noi sarebbe stata un’occasione di sviluppo, di posti di lavoro. Purtroppo sono state commesse delle irregolarità“. Ivan Albo, presidente del consiglio di San Gregorio, si dice rammaricato: “abbiamo dovuto rifiutare diverse offerte di grandi aziende, perché ancora siamo vincolati all’ordine di demolizione”. Il comune ha incaricato l’Università di Catania di fornire un parere tecnico-legale per capire come reimpiegare la struttura. Ma la risposta -da ormai quasi due anni- tarda ad arrivare.
Intanto le idee sono poche e non sempre praticabili: “se ne dovrebbe fare un uso collettivo, la mia proposta è farne il quartier generale di start-up locali“, questa l’audace ipotesi del sindaco Corsaro. Sia il sindaco che il presidente del consiglio smentiscono che ci siano state pressioni da parte dei Portali per evitare che il Sofocle entrasse in funzione. Voci, mormorii di paese inverificabili: è certo però che se il cinema di San Gregorio fosse adesso attivo, avremmo due enormi multisale a farsi concorrenza nel raggio- in linea d’aria- di un chilometro.
E’ del tutto provato -questo si- l’impatto ambientale che una struttura del genere ha sul territorio. “Aree tanto compromesse non si recuperano facilmente ne’ velocemente.” A parlare è Filippo Gravagno, professore di Tecnica e Pianificazione urbanistica all’Università di Catania. “Queste enormi cattedrali nel deserto sono e -ancor di più- saranno un problema per i nostri figli. Vi saranno conseguenze gravissime per il territorio, danni ambientali cui è difficilissimo porre rimedio. Non è semplice riconvertirle e, anche se tali strutture dovessero essere demolite, non è scontato che tornino ad essere aree naturali. E’ più probabile che diventino aree derelitte, quindi discariche.”
Dagli inizi del Duemila il sistema politico-affaristico e criminale catanese ha vissuto di grandi speculazioni: ipermercati, centri commerciali, complessi residenziali. Nella costruzione di grandi centri commerciali come l’Outlet di Enna, il Centro Sicilia, Porte di Catania, è stato decisivo – lo affermano inchieste e sentenze della Magistratura – l’apporto di capitali e ditte mafiose che tendono a sfruttare queste operazioni come enormi lavatrici di denaro.
Se un giorno centri commerciali e innumerevoli iper&supermercati non fossero più economicamente sostenibili? Cosa ne faremo di queste strutture?