Il “gorgheggiamento” della morte… mentre si affoga in mare
Leggendo molti dei commenti stilati a corredo delle notizie riportate dai siti informativi (grandi e piccoli) sulla morte degli ottocento e più (forse mille) profughi morti annegati nel mar Mediterraneo pochi giorni addietro – quasi 2000 dall’inizio dell’anno (…a seguire la “contabilità” ufficiale) – si rimane proprio allibiti. Lo stesso avviene nel corso di variegate iniziative.
I vari “perfidi dottori” di una certa politica che nel corso di ormai tant’anni hanno seminato odio contro gli esseri umani, continuando a farlo con toni sempre più esaltati proprio in questi giorni, possono essere molto soddisfatti.
È proprio un inno al disprezzo della vita umana. Un effluvio di dileggio, ai diritti universali sul rispetto della persona e ai valori fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione e dalle Regole internazionali.
Si gioisce sull’annegamento dei profughi. Con toni sprezzanti si irride sulla tragica sorte dei tanti che cercano di avere riparo in Europa (la gran parte si trova in altri Paesi): bambini, donne e uomini che, vessati da guerre, fame e dittature, fuggendo, hanno trovato triste “sorte”, annegando nelle acque del Mar Mediterraneo. Si augurano tanti più cadaveri riversi sul mare.
Sembra quasi, traslandosi nel tempo….di un settantennio, di sentire le stese voci diffusamente propagate dal nazifascismo sulla gioia della morte procacciata, a decine di milioni, ai “diversi”, gasati, fucilati, maciullati. Sacrificati sull’altare della “razza eletta”.
Suoni di tragiche e assassine parole che, nell’approssimarsi del 25 aprile, anniversario del 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, drammaticamente rimbombano nella comune memoria. Rivolta a valorizzare il sacrificio dei tanti, uomini e donne, che con la loro vita hanno contribuito a sconfiggere le perverse ideologie delle dittature, a fare nascere un’Europa democratica, pur con le tante contraddizioni in essere. Dopo 70 anni dalla riconquista della Libertà l’Europa è diventata “fortezza”. I vecchi colonialisti, dopo avere riempito i forzieri con i grandi beni depredati, ora respingono i reietti, i profughi che, non avendo a disposizione vie legali ed umanitarie per la ricerca del rifugio, si affidano agli speculatori trafficanti……morendo a migliaia nelle acque del mare.
Nei “flussi” informativi, tutto scorre, tranquillamente, senza suscitare sdegno tra Chi è preposto alla difesa dei valori portanti di una società civile e democratica.
Tra i vari codicilli dei dettami giuridici, certamente ci sono riferimenti che stigmatizzano, perseguono e condannano la propagazione dell’odio razziale e la letizia per le tragiche morti altrui.
Però, nulla avviene. Come se fosse normale e lecito emettere questo effluvio di vituperio per gli esseri umani.
È questo, purtroppo, il principale termometro che misura l’attuale stato della civiltà democratica italiana.
Eppure, basterebbe poco. Pene (tradizionali) di vario genere, No!
Per coloro che magnificano e propugnano la morte degli umani, dei profughi, serve un’appropriata azione di incentivazione alla “ riflessione” civile, stabilita a giusta guisa.
Basterebbe “riprodurre” in laboratorio le voci dei bambini, donne e uomini che affogano in mare. In specie quelli emanati quando si è chiusi nella gabbia di una stiva di nave/peschereccio, come avvenuto nell’orrenda tragedia del 19 aprile. Certo è molto difficile ricostruire i …gorgheggiamenti della morte che sopravanzano in poche decine di secondi.
Prima le terrorizzate gride disperate, nel buio, poi, dopo un celere ed esile affievolimento, il gelido silenzio umano, cadenzato solo dal gorgheggio dell’acqua che trascina i corpi inerti nel fondo del mare.
La “ricostruzione veritiera”, certamente, è molto difficile. Però, con la buona volontà, si possono allestire dei suoni verosimili. Poi, farla sentire, ripetutamente, ai negazionisti dei Diritti Umani per i profughi sanciti dalle prioritarie leggi nazionali ed internazionali.
Una pena, per questi lor Signori, alfine, blanda. Ma certamente proficua, per fare bene capire il valore immenso della vita umana e il rispetto (anche nelle parole) dei Diritti fondamentali.