Il golpe che non ci fu
“In Calabria riunioni negli anni Novanta. Si parlava di Colpo di Stato”. Ma poi “le famiglie erano contrarie e non se ne fece nulla”
“Tra il 1991 ed il 1992 si parlava di Colpo di Stato per destabilizzare. O qualcosa così. Si parlava di dividere la Calabria, c’era un discorso della Magna Grecia, dividere l’Italia con nord e sud. Venne anche un esponente di Cosa nostra che non ricordo chi fosse. Molte famiglie calabresi erano contro e non se ne fece nulla. Anche in altre occasioni c’erano state riunioni simili, io ero ragazzino. Le famiglie si vedevano con personaggi ambigui come Delle Chiaie, Freda”.
Le dichiarazioni sono del collaboratore di giustizia Antonino Fiume, ex ndranghetista ed ex cognato del boss Giuseppe De Stefano, sentito al processo Capaci bis nell’ultimo giorno di trasferta all’aula bunker di Rebibbia a Roma.
Il pentito ha parlato dei rapporti tra la ‘Ndrangheta ed altre organizzazioni criminali spiegando che esisteva “una banca di favori della ‘Ndrangheta. Si facevano degli scambi d’interesse, si poteva collaborare scambiandosi anche armi ‘sporche’, impiegate in altri delitti”.
Tuttavia nell’ambito di questi favori sarebbe da escludere il coinvolgimento delle famiglie calabresi nell’attentato di Capaci con la consegna dell’esplosivo proveniente dalla nave Laura C.
Arrabbiati con Riina
“Io so che le famiglie calabresi erano contrarie alla strage di Capaci e a quella strategia che venne dopo. L’idea era che i magistrati o si avvicinano o si delegittimano, non si uccidono. C’erano riunioni a Milano, in Calabria, con i De Stefano, i Piromalli i Mancuso. Io non so se sia stato consegnato dell’esplosivo a Cosa nostra, quella ‘Ndrangheta che conoscevo io so che era contraria ed era arrabbiata con Riina”.
Fiume ha anche raccontato un episodio il giorno della strage. “Eravamo in un bar e tutti parlavano dell’attentato si vedeva la macchina. E tutti iniziarono a dire Totò, Totò, un tifo come se fosse Schillaci. Ricordo che De Stefano mi disse ‘che stai facendo cose che ti rovini, che fai il tifo’. Ma ero giovane e da giovane si fanno cose così”.
Esplosivo e servizi
I pm, ricordando comunque che vi sono delle indagini in corso da parte di altre procure, hanno chiesto alcuni approfondimenti anche sulla questione dell’esplosivo in quanto in passato lo stesso Fiume avrebbe suggerito di comparare quello utilizzato in alcuni attentati calabresi con quello usato a Capaci.
“Lo dissi perché era una voce che c’era e che circolava – ha spiegato innanzi alla Corte nissena – anche se io non davo molto peso. E di favole ne ho sentite tante. Ad esempio quella che Riina è arrivato a Reggio su di un motoscafo per fare la pace tra le famiglie coinvolte nella guerra di ‘Ndrangheta”.
Dopo aver spiegato quelli che erano gli schieramenti durante la guerra di ‘Ndrangheta, scoppiata tra il 1985 e il 1991, Fiume ha anche parlato di alcuni contatti tra le famiglie calabresi ed i servizi segreti, pur ribadendo di non sapere se vi fossero interessamenti “istituzionali” per l’esplosivo della Laura C.
“Fanno la guerra e fanno la pace”
“Io ricordo che Giuseppe De Stefano una volta, parlando dell’autobomba di Villa San Giovanni (quella che l’11 ottobre del 1985 provocò la morte di tre persone senza però raggiungere l’obiettivo principale, Antonino Imerti alias nano feroce, che diede inizio alla guerra), disse: I Servizi fanno la guerra e i Servizi fanno la pace”.
“Lui e suo padre – ha proseguito Fume – erano rimasti scottati da alcune cose del passato. Era una paura che mi avevano trasmesso. Un’altra frase che ricordo era in merito ai Condello. Diceva: Condello ci ammazza e ci paga come reati. I Servizi ci ammazzano e non ci pagano. Comunque c’erano delle famiglie che avevano dei rapporti con amicizie ambigue. I Mazzaferro, i Nirta”.
E’ stato ultimato l’esame del collaboratore di giustizia siciliano Pietro Romeo ed il controesame di Giovan Battista Ferrante. Cosimo Lo Nigro, tra gli imputati nel ‘Capaci bis’ è intervenuto con delle dichiarazioni spontanee con cui ha voluto evidenziare quelle che, a suo dire, sarebbero incongruenze rispetto a quanto riferito dai pentiti Romeo e Grigoli.