Il coraggio, e le tecnologie
Dai Siciliani ad Avvenimenti, un giornalismo già oltre il Novecento
C’è chi ha conosciuto I Siciliani tramite Giuseppe Fava, io ho conosciuto Giuseppe Fava tramite I Siciliani, attraverso la testimonianza di Riccardo Orioles che aveva portato lo stile del suo direttore anche nella redazione di Avvenimenti, il settimanale dell’Altritalia che denunciava le zone d’ombra del Cavaliere con gli articoli di Miki Gambino quando la sinistra si occupava d’altro e l’antiberlusconiano per eccellenza lavorava ancora nella stampa berlusconiana.
A quei tempi c’era ancora una sinistra plurale che sapeva aggregarsi attorno ad una rivista su cui ragionare in piazza e non attorno ai talk show televisivi, c’era chi sapeva contestare il sistema senza istituzionalizzarsi nel pensiero unico di un “antisistema”, c’erano persone appassionate di giornalismo che si affacciavano anche sulle nuove tecnologie.
Fu la prima rivista sulle reti
La prima rivista a sbarcare sulle reti informatiche nell’era pre-internet delle “bacheche elettroniche” è stata proprio I Siciliani, con buona pace di Repubblica.it e dell’Unione Sarda spesso impropriamente citati come precursori.
Di quell’esperienza non resta più traccia nella mia generazione, se non nei ricordi individuali, e quel testimone prezioso oggi è affidato agli over 60 come Riccardo (fedeli alla missione culturale del “direttore” con sacrifici impossibili da chiedere ad altri) e agli under 30 come i ragazzi che animano la galassia di iniziative giornalistiche, cartacee e non, che si sta incontrando e aggregando sulle pagine dei Siciliani giovani.
L’aggettivo generazionale che oggi arricchisce il nome di questa storica testata ci ricorda che quel giornalismo, quello spirito, quel modo di fare informazione come atto di ribellione verso i poteri dominanti oggi possono essere incarnati solo da chi non ha sull’anagrafe il peso degli anni e sul cuore il peso di quel lutto, che non ci ha portato via solo un grande direttore, ma anche uno dei più lucidi intellettuali del nostro tempo.
Tutto sarà deciso dai giovani, nel bene e nel male, perché in fondo anche la redazione di Fava era una redazione di giornalisti ragazzi.
Quest’estate ho avuto il privilegio di sfogliare il piano editoriale del quotidiano I Siciliani che Riccardo e Lello Fratangelo avrebbero voluto fondare come naturale prosecuzione della rivista di Fava: un progetto ambizioso, curato nei minimi dettagli, definito con professionalità tecnica e passione giornalistica.
Nel frattempo abbiamo cambiato millennio, le tecnologie di stampa si sono evolute a ritmi frenetici, vecchi oggetti come il telefono oggi si sono trasformati nella fonte principale di notizie e informazioni per milioni di persone.
Ma quel progetto, quel sogno di informazione popolare che non passava dalle scorciatoie televisive, quella voglia di fare giornalismo “in purezza” senza cedere alle tentazioni del personaggismo, quella concezione nobile del mestiere sono più che attuali ancora oggi.
Tutto il futuro che riusciremo a scrivere
I grandi editori non sono intenzionati a raccogliere l’eredità di Pippo Fava, perché ormai i profitti sono altrove. Questa esperienza non interessa nemmeno i direttori dei grandi quotidiani e le firme “impegnate” del giornalismo, perché ormai il pubblico è altrove.
Gli unici che con un cocktail di coraggio, professionalità e tecnologie possono proseguire nell’Italia del 2013 l’impietoso discorso sul potere aperto da Pippo Fava sono i Siciliani giovani, che sono perfettamente in grado di costruire tutto il futuro che riusciranno a scrivere.
Ma per scrivere questo futuro, come sempre, ci saranno dei prezzi da pagare.