Il comitato “Catania non si vende” alla stazione centrale
I passeggeri “C’è chi sta sulle poltrone e noi trattati come le pecore”
“Da quanto tempo aspetta l’autobus?” è facile rivolgere questa domanda a chi aspetta esasperato sotto il sole. “Io la mattina mi alzo alle sei e devo essere a lavoro alle otto” dice una signora rumena “capita quasi tutti i giorni che arrivo in ritardo ed è impossibile potermi organizzare diversamente”.
Un signore anziano la interrompe “Il vero problema è che molti salgono senza pagare il biglietto! Per questo soldi non ne entrano e quindi levano gli autobus!”. Qualcuno spiega che le entrate dei biglietti incidono solo per l’8% sui guadagni dell’azienda. La signora rumena incalza “Il biglietto lo pago di cuore se ho un servizio regolare e puntuale, ma così è davvero un furto!”. Sono tante le lamentele di chi, non avendo altra scelta, è costretto a subire quotidianamente il disservizio dei trasporti, che incide sulle loro vite in maniera irreversibile.
“Io abito alla Zia Lisa, stamattina sono scesa perché dovevo andare a comprare due cose, è da due ore che aspetto! Molto spesso, visto che nella nostra zona mancano molte cose, mi viene la voglia di venire a fare una passeggiata in centro ma pensando alle ore interminabili che devo passare alla fermata mi passa persino il piacere e ci rinuncio, resto a casa” dice la signora Mimma.
Ma l’apoteosi dell’infelicità la tocchiamo con mano sul Librino Express, linea tarocco inaugurata tempo fa che era partita bene per poi essere distrutta giorno dopo giorno. Qui c’è la signora Maria Pia, occhi scuri come la pece, riccioli neri che incorniciano il suo volto arrabbiato. “Il sindaco Bianco è seduto sulla sua poltrona mentre noi veniamo trattati peggio delle pecore! A Librino viene solo per fare cose inutili, siamo abbandonati a noi stessi! Se voglio andare al supermercato che c’è lì vicino devo aspettare due ore come minimo prima che passi l’autobus!
All’inizio avevano messo la navetta che serviva per spostarsi da una zona all’altra del quartiere e raggiungere le fermate dell’autobus che porta in centro, ora molte navette sono state già tolte e quelle che ci sono fanno il giro largo e anche quelle le devi aspettare una vita! Avevamo provato a raccogliere le firme per ripristinarle ma non so come è finita, so solo che tutto ciò è vergognoso!”.
Una signora coi capelli bianchi, dietro di Maria Pia, ha l’aria più pacata “Il sindaco Bianco durante la prima candidatura aveva provato a fare qualcosa per la città ma in quest’ultima è solo una continua delusione, si è dimostrato esattamente come tutti gli altri che lo hanno preceduto, interessato solo a mantenere il potere, completamente scollato dalla realtà che viviamo noi cittadini ogni giorno. Se ci organizzassimo per fare delle richieste precise, sarei la prima a venire per protestare”.
La signora Maria Pia la interrompe “E noi di Librino come facciamo a partecipare? Dovendo aspettare gli autobus rimarremmo comunque tagliati fuori da ogni iniziativa, tagliati da ogni cosa come lo siamo da sempre. Venite in Viale Moncada invece, sarò la prima a portare un sacco di persone che ogni giorno come me vivono mille disagi per potersi non solo spostare ma anche sopravvivere”.
“Mi hanno fatto la multa di cento euro perché i novanta minuti di validità del biglietto erano scaduti, ma io ho aspettato più di tre ore il secondo autobus. E dovevo timbrarne un altro? È assurdo!” le lamentele si susseguono da una bocca all’altra, diventando un’unica voce. Parlando con i conducenti Amt la situazione non cambia. “Mi dispiace ma a noi dipendenti è stato proibito di rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione, ma potete rivolgervi a qualcuno dei nostri responsabili” così due autisti ci liquidano allungando il passo velocemente.
Con uno dei responsabili la musica non cambia molto “Io non posso dirvi nulla che possa essere registrato, se volete vi offro un caffè e parliamo in modo informale. Ma che tutto rimanga tra noi, perché sapete uno dei miei colleghi rischia persino il posto per essersi sbilanciato troppo nel parlare durante i mesi scorsi…”. Lo rassicuriamo sul fatto che il suo anonimato sarà garantito e si lascia andare alla sua analisi dal “di dentro”: “È tutta una questione politica, persino i sindacati negli ultimi accordi hanno accettato delle condizioni peggiorative per noi lavoratori… L’unico che resiste un po’ è quello di base, l’USB. Ma di fatto non ci possiamo sbilanciare più di tanto. Non è bello alzarsi la mattina con l’incertezza se potremo fare il nostro turno oppure no.
Arriviamo al deposito e vediamo come poterci arrangiare con le vetture. Su circa centrotrenta autobus ne circolano una settantina e naturalmente è chiaro che tutto ciò si ripercuote sulla vita delle persone” il signor autista continua “noi lo sappiamo bene che al giorno d’oggi non si può pretendere il posto fisso e che bisogna essere flessibili ma a parte che siamo stati anche tre-quattro mesi senza essere pagati, a parte che non c’è unità nemmeno tra noi lavoratori, a parte che per avere un servizio funzionante non è che mancano solo gli autobus ma anche gli autisti – ne occorrerebbero almeno una cinquantina in più – a parte tutto questo, è proprio che non c’è la volontà politica di intervenire.
Basta pensare al fatto che gli amministratori non hanno la più pallida idea progettuale di trasporto pubblico integrato, dove far convergere autobus cittadini, interurbani, parcheggi… Era stata fatta la proposta di far pagare un biglietto di un euro e cinquanta per poter parcheggiare l’auto e usufruire degli autobus un’intera giornata, è caduta nel dimenticatoio… All’amministrazione fa comodo tenerci in questo giogo e per noi rimane difficile divincolarcene”. Un suo collega aggiunge a volo “Ma responsabilità politica o meno, sapete cos’è? È che i catanesi si lamentano, fanno la sfurriata sul momento, ci insultano pure, poi s’assettunu e fanu finta ca nun succiriu nenti!”.
Rimbombano le parole di un signore inferocito che poco prima ci aveva detto “avissimu a trasiri cu tutti l’autobus o comuni, tutti pari, vulissi viri comu avissuru a fari!”.
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