giovedì, Novembre 21, 2024
-mensile-Inchieste

Il Belvedere diventa Malvedere

Intrighi, parentele, amicizie dietro l’ultimo tentativo di privatizza­zione della costa. Parte un esposto denuncia. Già raccolte più di 1000 firme. Una mo­zione all’ARS

La vicenda comprende una situazione di intrighi, degna del miglior Camilleri. Si tratta della costruzione, ormai a buon punto, di una struttura di ristorazione e di svago che deturpa una scogliera, il tutto per soddisfare quella che il poeta Virgilio chiama “auri sacra fames”, la sacra fame dell’oro.

Il posto si trova a Terrasini su un Lungomare che, nel 1996 è stato intestato a Peppino Impastato. Lo hanno chiamato Piazzale del Terzo Millennio, ma gli abitanti del luogo amano chiamarlo “Piazzetta degli innamorati”, considerato che, per le coppiette,ma non solo per loro, è quasi d’obbligo fermarsi sul piazzale, per ammirare il mare e il suggestivo paesaggio offerto dalla fascia costiera a strapiombo sul mare e dalle strane sfumature di colore rosso delle falesie che hanno dato al sito il nome di Calarossa: un panorama incomparabile che permette di osservare tutta la fascia costiera, dall’interno del Golfo di Castellammare ad Ustica, e un’insenatura, con le sue particolari valenze naturalistico – paesaggistiche, e floro-faunistiche, che ne fanno un laboratorio a cielo aperto. Nelle giornate favorevoli si possono veder saltare i delfini fuori dall’acqua. L’intera costa, dal 2000 è stata classificata come Sito di Interesse Comunitario (zona SIC ). Tutto questo minaccia di essere alterato dall’installazione di una struttura prefabbricata.

Il problema è esploso da qualche mese, allorchè sono iniziati i lavori. L’Associazione Peppino Impastato, di cui sono soci i compagni di Peppino, ha avviato un attento lavoro di ricerca di documenti presso i vari enti comunali e regionali che si occupano di tutela ambientale, e, attraverso enormi intoppi burocratici, ha scoperto che una società denominata DUEGGI, composta da quattro imprenditori terrasinesi, ha chiesto e ottenuto la concessione di una parte di costa demaniale, per la costruzione di uno stabilimento denominato “I Club”, che prevede una sorta di piscina, un posto per prendere il sole, una sorta di balcone sul suggestivo panorama e un posto di ristorazione, oltre che un bar e una discoteca per intrattenimenti notturni. Il tutto condito, da proposte di elioterapia. Si può anche prendere il sole a pagamento. Sono esposte su una pagina Facebook le immagini dello stabilimento. Era previsto originariamente anche una sorta di montacarichi, per chi volesse fare il bagno a mare, ma il progetto è stato, almeno per il momento, accantonato, anche perché, limitrofo alla costruzione, c’è già un accesso al mare. La concessione è stata pagata con 27.000 euro per sei anni: più o meno 400 euro al mese, per il possesso di 2998 mq. di terreno: il limite massimo consentito è di 3.000: perderanno solo due metri quadrati.

In un volantino firmato dall’Associazione e distribuito qualche mese fa, si scrive: “Il Belvedere diventa Malvedere: l’ultimo scippo “: vi si denuncia il tentativo di speculazione su una porzione di costa ancora libera, da parte di una società nata con un capitale sociale di 10.000 euro; si osserva che un decimo di quanto concesso, come da norma, cioè 300 mq. sarà occupato da struttura coperta. “Ma poi, sai com’è, si aggiunge nel volantino, se il vento se la porta via, si potrà ricomporne un’altra più grande, non se ne accorge nessuno, così come nessuno potrà obiettare se, a margine dell’area che divide l’impianto dalla strada, si mette una fila di grosse piante o un grande telone che impedisce ai passanti di curiosare, ma anche di guardare il mare”. Il volantino prosegue con l’identificazione degli azionisti e di alcune delle loro connessioni, che costituiscono un reticolo impressionante di amicizie e di interessi.

-Una quota del 25% appartiene all’amministratore unico della società, un architetto che ha già ricevuto incarichi dal comune, per un totale di 60.000 euro, dei quali l’ultima tranche è stata pagata proprio in questi giorni, e alla moglie, un avvocato che fornisce la copertura legale all’impresa e che attualmente è stata nominata assessore a Torretta. Val la pena di sottolineare che costei lavora nello studio legale del sindaco di Cinisi, dove ha sede anche l’ufficio di I. Ruffino, già amministratore responsabile dell’ATO 1 rifiuti di Palermo: nel febbraio del 2010 è stata protagonista di un processo, “la parentopoli terrasinese”, chiusosi con la condanna a un anno e sei mesi dell’ex sindaco di An Nino Randazzo, anche lui poi diventato alto dirigente ATO, e dell’Assessore Aldo Ventimiglia, a seguito di due delibere del 2004, con le quali la giunta Randazzo ampliava la composizione del Nucleo di Valutazione del Comune inserendo la figlia dell’assessore Ventimiglia, Milena e quella dell’allora consigliere comunale Giovan Battista Pizzi, Giorgia per l’appunto, assieme all’ex consigliere comunale Bongiorno e al politico UDC, il farmacista Giuseppe Sciascia. La delibera prevedeva anche, l’aumento dei compensi per i membri del nucleo. Nessuna di queste persone aveva esperienze e competenze per valutare dipendenti che occupavano particolari posti di rilievo. Il capo dei vigili urbani Rosario Palazzolo inviò alla magistratura un esposto in cui si denunciava l’inghippo di nomine per amici e parenti e l’irregolarità dell’aumento. Rinviati a giudizio, vennero poi assolti gli amici e i parenti dall’accusa di abuso in atti di ufficio, mentre vennero condannati sindaco e assessore per l’aumento retributivo delle competenze. Per chiudere questo primo aspetto, si aggiunga che l’amministratore di cui abbiamo parlato ha un fratello consigliere comunale, il quale è recentemente passato, dalla opposizione alla maggioranza: particolari di contorno sono che la madre dei due fratelli è stata una figura apicale dell’Ufficio anagrafe del Comune, che il padre è stato, in altri tempi, consigliere comunale liberale e che l’avvocatessa è cugina dell’attuale sindaco di Terrasini. Un bel groviglio.

-Un altro 25% è della sorella di un architetto, il quale è attualmente responsabile del piano di sviluppo economico del territorio – area VI del comune di Terrasini e che è, inoltre, amministratore unico di una cooperativa che gestisce uno stabilimento balneare sulla spiaggia Magaggiari di Cinisi, denominato Melangolo: tale società ha avuto la non comune capacità di ottenere, da alcuni anni, la concessione di un centinaio di metri della già piccola spiaggia, dove ha sistemato un lido a pagamento. Costui, nel novembre 2011 ha apposto la sua firma al verbale di un sopralluogo effettuato sul posto in discussione, il Solarium, di cui la sorella è azionista: era accompagnato da due militari della guardia di finanza, che, si presume ignorassero tale parentela, e dall’amministratore unico della società, che è il collega architetto citato nel primo punto. La conclusione di tale verifica è stata di parere naturalmente favorevole, rilasciato alla sorella e al collega socio. Conflitto d’interesse? Sciocchezze! A che servono amici e parenti?

-La terza quota della società è di un giovane con notevole esperienza nel campo dell’intrattenimento serale e notturno da discoteca. Dopo avere lavorato per anni presso il “Sea Club”, altro esempio lì vicino, di come una costa possa cambiare aspetto ed essere cementificata, costui ha deciso di mettersi in proprio per fare concorrenza al suo ex padrone. E’ nipote del Presidente del Consiglio di Terrasini, un uomo che ha forti interessi nel porto e che è, naturalmente, schierato con gli azionisti.

-La quarta quota è di un facoltoso giovane figlio di una famiglia di orefici, (eccettuato il padre, che è un pediatra), orefice pure lui, il quale ha deciso di allargare i suoi interessi, finanziando, si dice, con 350.000 euro, il progetto.

Attorno a questi, girano altri personaggi, come quello di un geologo, componente della Commissione tecnica comunale che ha dato parere positivo alla valutazione di incidenza ambientale del sito, non preoccupandosi se si tratta di marne friabili, dove hanno già perso la vita, qualche mese fa, due ragazzi, con ogni probabilità a causa di un crollo del costone su cui erano seduti. Trattasi infatti di zona classificata P3, cioè ad elevato rischio di pericolosità, ma che sta per essere elevata a zona P4, cioè a rischio più alto. Questo geologo al momento è incaricato di curare l’aspetto geologico del piano regolatore di Terrasini. E, se i suoi pareri sono come quello già emesso per la sorella , ci sarà da stare attenti. Ma c’è anche un altro architetto che ricopre il ruolo di dirigente dell’Urbanistica e che, assieme al geologo e a un tecnico della Forestale, è il firmatario della citata relazione geologica. Quest’ultimo architetto ha avuto altre noie con la giustizia quando lavorava presso il comune di Villabate, centro privilegiato delle amicizie di Totò Cuffaro e company. L’architetto è ben quotato negli ambienti del PD palermitano, al punto che si è pensato, ma alcuna prova, che anche l’on. Beppe Lumia possa essersi schierato a suo favore. C’è un consigliere comunale di Sancipirrello, un tal Barone, che dice di essere segretario di Lumia e che più di una volta si è scagliato contro gli esponenti del Forum Ambiente Calarossa. Se Lumia è implicato in questa vicenda, nulla lascia escludere che non lo sia anche Crocetta, presidente della Regione, ispiratore della lista “Il Megafono”, quella nella quale è stato rieletto, per la sua sesta legislatura, Lumia, che quelli del PD non volevano ricandidare. Ha sorpreso invece lo sfacciato schieramento pro-Solarium di Giuseppe Arnone, il quale rivendica per sé il merito di essere l’unico ambientalista siciliano doc. Con un volantino in carta lucida, dove campeggia la sua foto a colori, distribuito da un extracomunitario che quotidianamente sorveglia il posto, Arnone elenca le sue lotte e, a sorpresa, auspica addirittura che possano nascere tanti di questi Solarium in tutta la Sicilia, e aggiunge che l’operato dei funzionari regionali che hanno concesso le autorizzazioni non fa una grinza. Stendiamo un velo pietoso sui procedimenti giudiziari che Arnone ha in corso, ma il volantino che circola significa che, in questa questione, egli c’è dentro con mani, piedi e faccia. Chiaro che la “longa manus” del quartetto di affaristi è arrivata anche a lui e con argomenti cui non poteva rifiutarsi. La manovra, per quel che riguarda le competenze di gestione del territorio, avrebbe dovuto passare dal Consiglio Comunale, che non ne sa niente, o finge di non sapere; avrebbe dovuto essere subordinata al Piano Di Utilizzo del Demanio Marittimo che avrebbe dovuto essere approvato entro il febbraio 2012, termine poi postergato di qualche mese. Niente di tutto ciò. Alla fine è arrivata sul tavolo del sindaco un foglio col via libera ai quattro “cavalieri dell’Apocalisse, ed egli ha firmato ad occhi chiusi. La passata amministrazione, nel 2008 aveva sottoposto al Consiglio Comunale un progetto di sistemazione e utilizzo delle spiagge e degli accessi a mare, che non è stato mai approvato, ma che lo sarà non appena si deciderà a chi affidare la gestione degli accessi al mare, sinora liberi. Si vocifera che, dietro tutta l’operazione ci sia un altro architetto, che, al momento è assessore a Terrasini,naturalmente all’Urbanistica, che in precedenza, ha lavorato, guarda un po’, presso la Soprintendenza ai beni culturali, ovvero l’ente che ha dato il definitivo parere favorevole: guardacaso, questo architetto è anche socio della società “Melangolo”, di cui abbiamo prima detto. A questo “clan” di architetti, ingegneri e geometri appartengono altre persone che siamo in grado di indicare, qualora la magistratura decidesse di aprire un’indagine su questo autentico “comitato d’affari” che ha messo o sta mettendo le mani sulla destinazione e sull’utilizzo di quel che resta del territorio di Terrasini.

Contro il progetto del Solarium, si sono schierati la locale Capitaneria di Porto, la Lega Ambiente circolo Chico Mendez di Partinico, la sezione del WWF, che ha avanzato una serie di fondate riserve, ma il cui parere non è vincolante; contro anche le locali sezioni di SEL e del Movimento a Cinque stelle, il quale ha presentato una mozione all’ARS ed ha sollevato il problema a Firenze, al Forum per l’ambiente: se n’è parlato anche al Forum Sociale Antimafia di Cinisi, che ha esposto una mostra fotografica sullo scempio. Favorevoli invece tutti gli esponenti della Terrasini “bene”, che si nascondono dietro l’alibi della creazione di nuovi posti di lavoro e della bellezza, ma va!, che acquisterebbe questo posto con una costruzione del genere. L’Associazione si è rivolta anche a un nucleo speciale delle forze dell’ordine che si occupa di tutela e protezione dell’ambiente: costoro, già informati della questione, sollevata dal volantino, hanno suggerito di non far niente, cioè di bloccare tutte le iniziative, perché ci avrebbero pensato loro. Per contro invece sono passati vari giorni, i lavori sono stati ultimati e il locale è stato anche inaugurato il 31 maggio, giusto all’inizio della stagione balneare. C’è stato solo un blocco di qualche giorno, a causa di una multa spiccata nei confronti della società, perché è stato scavato un solco per interrare i cavi elettrici. Il dubbio che la mano di queste persone arrivi dappertutto è abbastanza fondato: prima che lo scempio sia irrimediabile, com’è successo per gli alberi della Piazza, sciaguratamente sostituiti, l’Associazione Impastato si è riproposta di intervenire per via politica e giudiziaria, e invita i cittadini a mobilitarsi, “perché lo scippo è fatto a loro e ai loro figli”. E’ stato inviato alla Procura della Repubblica, al Prefetto, al Presidente della Regione, all’assessorato regionale Territorio e Ambiente un esposto-denuncia. Un’ultima nota è partita anche nei riguardi dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste, che dovrebbe occuparsi della tutela delle zone SIC. E’ in corso anche una raccolta di firme per sottoscrivere un comunicato sulla pericolosità e sulla inopportunità di tale progetto: più di mille le persone che sinora hanno firmato. I titolari dell’impresa hanno scelto la “linea dura”: minacce di denunce penali sono state fatte nei confronti dell’Associazione Impastato, rea di avere distribuito il volantino che ha sollevato il problema, nei confronti di Telejato, rea di avere fatto una trasmissione contro il Solarium e di avere effettuato riprese senza essere autorizzata, nei confronti di una ragazza, rea di avere girato alcune immagini in cui uno dei titolari dell’impresa discuteva animatamente con alcuni passanti e di averle pubblicate su Youtube, violando la privacy, e nei confronti di tre persone che, due giorni fa sono andate sul posto per scattare alcune immagini su come procedono i lavori. Su quest’ultimo caso si è visto l’architetto, titolare della Dueggi, fotografare i tre “giovani esploratori” fotografi e poi addirittura avvisare i carabinieri di Cinisi e di Terrasini, i quali, con insospettata rapidità, si sono subito presentati con tre volanti, chiedendo ai tre i documenti di identificazione. Insomma, denunce per tutti e intimidazioni psicologiche: d’altra parte, il citato architetto, assieme agli altri tre soci, non ha bisogno neanche di rivolgersi a un avvocato, dal momento che sua moglie è l’ avvocato che cura le vertenze legali dell’impresa di cui è socia. La strategia ricorda quella scelta dalla titolare della distilleria Bertolino, la quale ha una volta dichiarato, da buona erede del boss Giuseppe Bertolino, che prima si usava la pistola, o, comunque la forza, nei confronti degli oppositori, adesso basta la carta bollata e un buon avvocato per intimidirli e distruggerli. Si aggiunga la macchina di Andrea Bartolotta, compagno di Peppino Impastato, attualmente impegnato in prima fila, è stata trovata cosparsa di benzina, il giorno dopo che egli aveva distribuito il volantino contro il Solarium, e che al Presidente del “Centro di Documentazione Giuseppe Impastato”, Umberto Santino, che, in questa storia, non c’entra niente, è arrivato un fax intimidatorio.

L’esposto dell’Associazione Impastato denuncia assieme ad alcune inadempienze tecniche, la pericolosità del terreno, rilevata da cartelli ivi esposti dopo la morte dei due ragazzi. Quello della sicurezza è senz’altro il motivo preminente, poiché la struttura poggia su roccia friabile e il suo ancoraggio lascia adito a molte perplessità. L’altro punto della denuncia riguarda il danneggiamento dell’aspetto paesaggistico, trattandosi di un posto di eccezionale bellezza, non ancora antropizzato, la cui visuale paesaggistica sarà interamente compromessa. E’ in preparazione una manifestazione ad opera del Forum Ambiente Calarossa, che già, qualche anno fa, è riuscito a bloccare il progetto di costruzione di un depuratore, che avrebbe dovuto essere ubicato proprio su questo sito. La proposta è quella di estendere l’area di riserva naturale da Capo Rama, che già lo è, sino a Calarossa, cioè sino alla zona attualmente al centro delle manovre speculative. Il tutto mentre è in corso una ricerca sulla trama di gli agganci, imparentamenti, protezioni, collusioni, corsie preferenziali, amicizie, conflitti d’interesse, prestazioni comunali pilotate, eventuali attestazioni benevolmente concesse, e il giro d’interessi che caratterizza l’operato dei “magnifici quattro”, in un territorio, già duramente colpito da speculazioni e devastazioni private. Il che ci riporta all’altro spinoso problema, più volte denunciato, ma sempre accantonato, delle concessioni governative di pezzi di spiaggia o di territorio, cioè di beni comuni a privati, per somme minime che vengono recuperate nello spazio di poco tempo e rappresentano, pertanto, una buona forma d’investimento. L’ottica del profitto viene poi mascherata o compensata con la promessa di posti di lavoro, generalmente destinati a parenti o amici. Così ciò che è di tutti diventa proprietà di pochi e, per poterne disporre, bisogna pagare. Qualcosa del genere sta accadendo già all’Isola delle Correnti, sull’estremo lembo della Sicilia.

Ultimissima: da voci sicuramente attendibili, gli azionisti del Solarium hanno studiato e messo in giro un’altra mossa, finalizzata al gettar fango sull’Associazione Impastato, con questa motivazione: Guido Orlando, morto più di un anno fa, era socio, anche se dimissionario, dell’Associazione; Vittorio Orlando suo nipote ,cioè figlio di un fratello, è l’attuale gestore del SEA Club, una struttura che, da oltre un ventennio, ha la concessione della spiaggetta di Calarossa e che non si è fatto scrupolo di costruirvi robuste piattaforme di cemento, come più volte denunciato dall’Associazione e dallo stesso Guido: secondo i tortuosi percorsi mentali della combriccola, l’ostilità dell’Associazione, nei confronti del Solarium ,sarebbe determinata dal fatto che non si vuole la costruzione di una seconda struttura che faccia concorrenza a quella del nipote di un socio dell’Associazione, anche se questo socio è morto. Tale incredibile accusa è stata avanzata, per la prima volta, quando, qualche anno fa, un grande movimento di cittadini impedì la costruzione di un depuratore, proprio a Calarossa, nel sito in cui è ubicato adesso il Solarium. Evidentemente ci si trova davanti a gente che non ha rispetto nemmeno per i morti e che è pronta a tutto, anche a dire menzogne spudorate senza porsi alcuno scrupolo, utilizzando poi a proprio vantaggio anche le lotte ambientaliste fatte da altri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *