I volti dell’assessore
Assessore a Palermo, caro amico ad Acireale, protagonista del fallimento della clinica privata Santa Rita a Messina…
Questi i volti di Giovanni Battista Pizzo, l’uomo chiamato a sostituire Nico Torrisi alla guida dell’assessorato alle Infrastrutture, Mobilità e Trasporti del terzo governo Crocetta
Annunciato per una presentazione che aveva fatto storcere il naso a chi trovava quantomeno curiosa una visita ufficiale ancor prima dell’insediamento a Palazzo d’Orleans, Pizzo ad Acireale in realtà c’è stato davvero. Ma non nei locali del Comune, il nuovo assessore è stato avvistato (o per meglio dire seguito, fotografato, salutato) dalle parti di uno dei locali più frequentati dai politici acesi. Più che una stanza dei bottoni, un salotto delle asole. Perché è proprio tra i tavoli di legno e i divanetti in pelle che da queste parti sembrano saldarsi i legami, siglare gli accordi, rinsaldare le fiducie della politica acese.
E così ad accompagnare il neoassessore, tra i tanti, c’era anche l’onorevole Nicola D’Agostino, il quale aveva già tranquillizzato chi alla notizia della mancata riconferma di Torrisi aveva temuto che potesse venire meno il punto di riferimento alla Regione, quella figura che grazie ai propri buoni uffici potrebbe agevolare la ripresa di Acireale.
«Abbiamo al governo il nostro caro amico Giovanni Pizzo» ha detto il deputato , come a sottolineare che con Torrisi o Pizzo per la città nulla cambierà, perché i legami instaurati con Palermo non verranno meno per un mero rimpasto.
I problemi? Soldi e igiene
D’altronde, il neoassessore non è certo l’ultimo arrivato: Pizzo, come si legge dal curriculum vitae pubblicato sul sito della Regione, è stato negli ultimi mesi capo di gabinetto proprio di Torrisi. Ciò che però non compare sul suo curriculum è l’esperienza da amministratore unico della clinica privata Santa Rita di Messina. La struttura, convenzionata con la Regione, è stata chiusa nel 2012 dall’allora commissario straordinario dell’Asp 5, Francesco Poli, per «carenze igienico sanitarie» e soprattutto per importanti problemi economici.
La clinica – che prima della chiusura aveva registrato un mancato pagamento di dieci mensilità ai 53 dipendenti che tutt’oggi rischiano il posto di lavoro – in una nota inviata all’Asp scrisse: «Non abbiamo i soldi per comprare i farmaci necessari per curare i pazienti».
Della mancanza di soldi – su cui sono aperti diversi contenziosi – si occupò all’epoca il settimanale Centonove. “Non solo l’Azienda sanitaria 5 ci deve un milione di arretrato per il 2012, ma ci hanno trattenuto somme di denaro quantificabili in un milione e mezzo. In tutto fanno 2 milioni e mezzo, la cui mancanza ci ha messo in ginocchio” scriveva Pizzo.
“Non è assolutamente vero – ribatteva il manager Francesco Poli – i ritardi nei pagamenti sono quelli ordinari che riguardano tutti i fornitori. Quanto alle somme trattenute è denaro che l’Asp aveva pagato ad una società di factoring per un credito che poi si è rivelato inferiore a quello vantato dalla clinica. Il recupero era dovuto”.
Secondo Centonove, infatti, l’Asp 5 fu «costretta a chiedere indietro dei soldi alla Santa Rita poiché «agli inizi del 2008 […] la casa di cura Santa Rita aveva ceduto il credito atteso (e quindi futuro) del 2008, quantificato in quasi 4 milioni di euro (ovvero il budget che la casa di cura aveva avuto l’anno prima) a Ifitalia Spa».
La società di Bnl, secondo questa ricostruzione, aveva anticipato l’intero importo del credito all’azienda di Giovanni Pizzo ma a fine anno il budget della Santa Rita era stato tagliato di un milione e mezzo di euro; ma l’Asp 5, a sua volta, aveva pagato l’intero credito a Ifitalia. «Successivamente – sempre il settimanale – ha iniziato a recuperare la somma pagata e non dovuta non a Ifitalia, ma trattenendo somme che doveva a pagare alla Santa Rita».
“Beh, forse qualche errore l’ha fatto”
Intanto, chi ha un ricordo ben definito della faccenda sono i lavoratori della Santa Rita, che dal 2012 vanno avanti nella propria lotta, confidando nella possibilità di riuscire a recuperare gli arretrati e difendere il proprio posto di lavoro.
«È stata ed è una situazione molto difficile – dice Clara Crocè della Cgil – ci sono tantissime persone che hanno sofferto. Cosa penso di Pizzo? Umanamente si è sempre dimostrato comprensivo, ma la comprensione certe volte non basta. Il fatto che sia diventato assessore? Beh, da amministratore unico della Santa Rita qualche errore mi pare che lo commise».