I Siciliani, trent’anni (più due) di libertà
DAI “SICILIANI” A “DIECIEVENTICINQUE”
GIORNALI CONTRO: TRENT’ANNI, PIU’ DUE
Metti un Direttore che non è mai cambiato, gli amici, i colleghi di una vita, l’amata Sicilia e un’Italia ancora da fare. I giovani di prima, ora cresciuti, e quelli di dopo: noi.
Metti Riccardo che c’è e quasi quasi si nasconde dopo aver chiuso il palinsesto. E poi Giovanni con il Gapa, che si, in un certo senso, è qualcosa di simile ad una brigata partigiana. Un’allegra banda di giornalisti e “scassaminchia” sparsi per l’Italia che credono fortemente nell’Articolo 21 della Costituzione, macchiati di quello Stampoantimafioso che respira di libertà, movimento, verità. Tutti Clandestini (con permesso di soggiorno) sparpagliati nel paese con l’Antimafia nel cuore. Figli di una stessa Mamma, fatta di satira e verità, conosciuta ai tempi de iCordai.Uomini e donne d’altri tempi, uniti da un forte senso di giustizia e dello Stato che li rende uguali e fratelli, da Palermo ad Aosta. Qualcuno come Giancarlo è stato al sud, qualcuno invece viene Da Sud, e altri, come Giulio, sono nati in quella Lombardia che puzza di mafia e omertà, e che da poco si è risvegliata con un Comune sciolto per infiltrazioni ‘ndranghetiste. Lì, i ragazzi di Nando hanno dato vita ad un’enciclopedia, Wikimafia. Come nelle Agorà dove si da voce a chi ha qualcosa da dire. Una Generazione (zero) mai stanca, che corre, lotta. Anche La Domenica. Una Liberainformazione per una pubblica verità, fatta di inchieste e Reportage, che da il volatore di Marsala passano in quella città dove le lancette della stazione sono rimaste ferme, bloccate, alle Dieci e Venticinque a causa di una bomba mai chiarita. Anche oggi, nell’era delCitizen journalism, con la Periferica per i lettori che è cambiata e si è adattata ai tempi. Ma questa come direbbe quell’uomo con i baffi di Telejato, è un’altra storia.
E’ il Direttore che tiene il filo di questa rete, come il racconto (‘u cuntu in dialetto siciliano) di una storia molto più lunga di questi trent’anni che ci dividono. Una storia che torna a Catania, ogni 5 gennaio, dove si ferma, per poi ripartire e creare coscienza, come sempre.