I ragazzi dello Spedalieri
Il Santa Marta viene abbattuto e nessuno interpella la comunità circostante.
“Ogni giorno ci viene detto che noi siamo il futuro, ma se è vero che rappresentiamo il futuro perché non conta nulla il nostro parere?” afferma Giorgio Musumeci, rappresentate del liceo classico Nicola Spedalieri in un dibattito online, organizzato dal Cisp Don Milani, in merito al futuro dell’ospedale Santa Marta.
“Io non ho di certo le competenze per dire se un progetto è adatto o meno, non sono né un architetto né un ingegnere, sono solo uno studente di diciotto anni. Noi studenti dello Spedalieri, così come gli universitari che studiano ai Benedettini o alla facoltà di Giurisprudenza, viviamo ogni giorno il quartiere”- continua Giorgio -“ Se ci avessero interpellato in merito all’avvenire del Santa Marta avremmo risposto, senza battere ciglio, alla riqualifica ambientale e sociale, che va ben oltre la costruzione di una piazza in cemento. Non dimentichiamo che si sta parlando del centro culturale della città di Catania. La riqualifica del Santa Marta potrebbe mirare alla costruzione di un piccolo polmone verde per il quartiere, in modo da accogliere anche i turisti affannati dopo aver visitato il centro storico.”
“Vivo costantemente il quartiere da ben quattro anni ormai, è come se fosse la mia seconda casa. Ho imparato negli anni ad apprezzarne sia i lati positivi che quelli negativi. Da anni il quartiere lancia un grido d’allarme perché necessita di aiuto al fine di ripristinare il tessuto sociale ed economico di chi ci abita” esordisce così Luigi Nicolosi, presidente del comitato studentesco del liceo Spedalieri.
“Quando sono venuto a conoscenza del ripristino dell’area dove si trova il Santa Marta ero euforico, poi però è stato divulgato il progetto”- racconta Luigi-“ Per riqualificare il quartiere bisogna facilitare chi fa attività sociale, migliorare la qualità di vita dei cittadini, creare luoghi di ritrovo, nonché di riferimento, per i giovani, che al momento non esistono. Io credo fortemente nella democrazia rappresentativa, abbiamo si il diritto di essere rappresentati, ma anche di essere liberi di dire la nostra. Sono stati usati ben 2,3 milioni per smantellare il Santa Marta.”
“Spesso mi chiedo perché amo tanto vivere al mille per mille la mia scuola. Tutti mi dicono che non è altro che un palazzo disastrato degli anni Sessanta che non durerà a lungo, io però continuo a guardarla con gli occhi dell’amore” spiega Giorgia Inturri, anche lei rappresentate del liceo Spedalieri.
“Quando suona la campanella, dopo cinque ore di lezione, hai la possibilità di osservare attentamente ciò che circonda lo Spedalieri; da un lato c’è il Santo Bambino, anche questo ospedale dismesso, abbandonato a sè stesso, a volte sembra ritrarre la classica scena di un film western, con tanto di falla di pieno che rotola per terra. In via Antico Corso rischi di essere investito, un giorno si e l’altro pure, a causa delle macchine che sfrecciano a velocità.
Per riunirci sfruttiamo una piazzetta, vicino scuola, che noi chiamiamo piazza Ezio. Le panchine sono spesso danneggiate e non siamo nemmeno ben voluti da chi abita in zona. È vero che noi ragazzi dello Spedalieri siamo abitanti passeggeri del quartiere, ma questo non significa escluderci totalmente dalle decisioni che riguardano la nostra seconda casa. Sarebbe opportuno inoltre coinvolgere gli abitanti, cosa che non è stata fatta. I soldi sono ben spesi solo se lo spazio creato è ben vissuto dalla popolazione circostante. Una scuola senza docenti e alunni non è niente, lo stesso vale per il Santa Marta.”
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