I nuovi senzacasa di Catania
L’esplosione dell’edificio in via Crispi di qualche mese fa. Ecco come se la passa chi ci abitava
È una fredda notte di febbraio, e il signor Russello avrà forse sonnecchiato davanti alla TV, si sarà alzato dal divano e trascinando il peso della solitudine in cucina, avrà bevuto un bicchiere d’acqua, si sarà soffermato sui suoni, quello di un treno in partenza, il tintinnio di qualche vicino che rincasa, delle auto che passano veloci facendo tremare il basolato, avrà visto brillare le luce oltre il vetro appannato della finestra e magari gli sarà tornato in mente l’odore della pioggia misto a quello di salsedine, l’odore acre della sigaretta che resta attaccato alle dita, ma purtroppo lui gli odori non può più sentirli non più. Sono le due di notte, è seduto su una vecchia sedia in cucina, il ticchettio dell’orologio non è di compagnia. Così un po’ rammaricato decide di fumarsi un’ultima sigaretta prima di mettersi a letto, preme sulla forcella, sente il sibilo del gas, ma non l’odore, il dito scorre lento sulla rotella, troppo lento, ci riprova, questa volta più deciso… e boom!
Il 26 febbraio di quest’anno un’esplosione alle due notte in via Francesco Crispi 103 ha svegliato tutti, qualcuno invece non si è più risvegliato e una bambina ha perso l’udito. Un edificio sventrato dalla deflagrazione di una bombola del gas. I danni provocati sono stati tanti e a distanza di cinque mesi ancora non ci sono soluzioni per chi in quella notte ha perso tutto.
“Ho parlato con la dott.ssa Campione, delle Politiche sociali, la quale mi ha dato un ultimatum: lasciare entro domenica 23 luglio l’alloggio temporaneo del B&b di via Sant’Orsola, trovarmi una casa e poi fare richiesta per una casa popolare mettendomi in lista” afferma il signor Cono Fazio, mentre la voce gli trema. Abita con la madre anziana già da diversi anni, avendo perso il lavoro e non ricevendo alcun sostegno da parte delle istituzioni competenti.
In quell’esplosione hanno perso qualcosa di più di un’abitazione: la sicurezza, anche se minima, di poter sopravvivere dignitosamente, nella casa comprata a via di sacrifici, il luogo che custodiva i ricordi della loro vita. “Non abbiamo mai ricevuto nessuna comunicazione riguardo ad assemblee svolte per risolvere questa emergenza, neanche assistenza medica, nonostante lo shock subito”.
A essere ospitati nel B&B vi sono diverse famiglie ma a tutti è stato risposto “non possiamo pagarvi a vita l’affitto!” – afferma, mentre i suoi occhi si fermano nel vuoto.
I danni subiti al suo appartamento sono recuperabili, la scala d’ingresso non è agibile “ci hanno severamente proibito di rientrare a casa dopo l’esplosione, così non ho potuto recuperare neanche il minino indispensabile, abiti, scarpe, documenti e tutto il mio lavoro fotografico”. È stata divelta la porta d’ingresso ed è crollata la parete del vano cucina “Tutti danni che possono essere riparati, ma c’è un’ordinanza che ci impone di pagare la messa in sicurezza del palazzo più lo smaltimento dei rifiuti, una cifra che si aggira sui 140mila euro e siccome non tutti siamo in grado di pagare si rifaranno su chi possiede qualcosa”. Oltre al danno la beffa di perdere proprio tutto e il terrore che potrebbero rifarsi sui pareti più prossimi.
“Non abbiamo mai assicurato le parti comuni per questa tipologia di danni e il nostro edificio è adiacente alla palazzina crollata. Quello che è difficile accettare è l’assoluta mancanza di comunicazioni, tra gli enti competenti, gli avvocati e noi, che abbiamo perso tutto, proprio tutto! – ripete con più rammarico – “nessuna assistenza medica per danni fisici, nessuno psicologo che potesse aiutarci ad affrontare la perdita e la paura, niente!”.
Quello che pesa nelle parole del signor Cono Fazio è la mancata assistenza da parte dell’Amministrazione e la resa dei cittadini nel pretendere un diritto: avere una casa. Di appartamenti vuoti a Catania ce ne sono un’infinità, così come in tutte le altre città d’Italia, e sono troppe le famiglie che non hanno più tetto. L’Amministrazione dovrebbe muoversi sostenendo l’edilizia delle ristrutturazioni, del risparmio energetico delle tecnologie verdi e destinare le aree già edificate e dismesse ad appartamenti per l’emergenza abitativa, dovrebbe riqualificare il territorio cementificato e non sottrarre ai cittadini terreni verdi per la costruzione di nuovi edifici, che rimarrebbero invenduti a causa dei costi eccessivi o dei mutui capestro, o peggio destinandoli a nuovi centri commerciali.
Una sana politica dovrebbe rispondere tempestivamente alle esigenze del cittadino, invece da troppo tempo i cittadini catanesi vengono abbandonati. L’Amministrazione catanese dovrebbe garantire la dignità e la libertà di poter restare umani.