giovedì, Novembre 21, 2024
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“I fatti sono fatti”

Mario Ciancio Sanfilippo, l’uomo d’affari della Sicilia

Al telefono: “È andato tutto secondo le previsioni” diceva l’editore Mario Ciancio Sanfilippo. “Esattamente” gli rispondeva il sindaco Bianco. Ciancio confessava la sua preoccupazione sull’assessore D’Agata che “non aveva detto chiaramente che si asteneva” – Su cosa? Non ci è dato saperlo. “Ma i fatti sono fatti e continuiamo ad andare avanti” gli diceva Ciancio. E Bianco gli rinnovava l’invito “ci sentiamo nei prossimi giorni… io sabato apro la campagna come sai eh!”.

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Il sindaco Bianco interrogato dalla Commissione antimafia ha detto che quella era una semplice telefonata in vista delle elezioni comunali del 2013. Bianco all’epoca non sapeva che l’editore fosse indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma questo signor Ciancio chi è?  Rinfreschiamo la memoria anche al sindaco.

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Mario Ciancio Sanfilippo non è soltanto il proprietario del principale quotidiano dell’isola, “La Sicilia”. Possiede quote azionarie in altri giornali regionali e nazionali, ed è sua anche l’emittente televisiva Antenna Sicilia. Possiede anche terreni, colleziona arte antica e investe nell’edilizia, nell’agricoltura e nella grande distribuzione. Sono tanti gli episodi cruciali che hanno caratterizzato la vita di quest’uomo d’affari, ma qui ne ricorderemo solo alcuni per ragioni di spazio.

La parabola del signor Ciancio va di pari passo con la linea editoriale del suo giornale.  Nel 1984, quando i Santapaola uccisero il giornalista Giuseppe Fava, il quotidiano “La Sicilia” parlava di microcriminalità, di delitto passionale. E scriveva che la mafia, quella vera, a Catania non esisteva, perché non c’erano i Liggio o i Riina.

Nel 1986 la famiglia di Beppe Montana, assassinato dalla mafia l’anno precedente, si rivolse al giornale per un necrologio con cui ricordare il sacrificio del commissario e rinnovare “ogni disprezzo alla mafia e ai suoi anonimi sostenitori”. Ciancio ne vietò la pubblicazione perché non era di pertinenza degli inserzionisti “dare giudizi” – dare giudizi sulla mafia.

Nel 1994 sullo stesso quotidiano veniva pubblicata l’intervista fatta a Nitto Santapaola che dichiarava di essere “innocente e ingiustamente accusato”. Per mantenere viva la tradizione, nel 2008 lo stesso quotidiano pubblicava la lettera del figlio del boss, Vincenzo Santapaola. Fece scalpore che un detenuto in regime 41 bis avesse trovato il modo di farsi pubblicare una lettera da un giornale. All’epoca il vicedirettore de “La Sicilia”, Domenico Tempio, dichiarò che la lettera era stata recapitata dai legali del boss e che “qualsiasi giornale avrebbe pubblicato una lettera del genere”.

30 novembre 2010: la Procura di Catania scrive il signor Ciancio nel registro degli indagati per i suoi presunti rapporti con cosa nostra, nello specifico con il clan dei Santapaola. Di questi rapporti ne parla il collaboratore di giustizia Angelo Siino. Invece Massimo Ciancimino rivela che parte delle azioni del Giornale di Sicilia sono state acquistate da Ciancio con la benedizione del padre, Vito Ciancimino, e del boss Bernardo Provenzano. L’anno precedente la trasmissione Report aveva fatto un’inchiesta sul centro commerciale “Le porte di Catania”, costruito su uno dei terreni di Ciancio. La procura decide di indagare anche su questo “affare”.

Nel 2010 è sempre il collaboratore di giustizia Angelo Siino a svelare nuovi retroscena, raccontando di quella volta che accompagnò il boss Ercolano alla redazione de “La Sicilia”. Il boss era infuriato con il giornalista Concetto Mannisi che aveva scritto un articolo sulla società AVEMAC, procurandogli non pochi danni. Ercolano ne minacciò addirittura l’uccisione, ma finì che si limitò a rimproverare il giornalista davanti al direttore e al capocronista. Ciancio, interrogato dai magistrati, non smentì quell’incontro ma disse che si era svolto “in tono scherzoso”.

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Ma immergiamoci nel presente. Nonostante il processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Ciancio sia ancora in corso, il 3 dicembre 2016 nella sede de “La Sicilia” viene organizzato il Forum anticorruzione. Presiede il signor Ciancio e vi partecipano il presidente della Regione Rosario Crocetta, il sindaco di Catania Enzo Bianco, il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia, il consigliere dell’autorità anticorruzione Michele Corradino e il presidente dell’Ance Giuseppe Piana. Insieme si organizzeranno per combattere la mafia, perché alla fine il vero problema della Sicilia è… “la lentezza burocratica”!

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