I colpevoli del dissesto
Li abbiamo visti votare i bilanci senza leggere nemmeno un rigo della Delibera, senza conoscere nessun importo, senza sapere cosa tagliavano e cosa finanziavano. Li abbiamo beccati mentre tentavano di mettere in vendita persino le chiese e i teatri, pur di far comparire che con quelle vendite avrebbero fatto cassa. Lo facevano a loro insaputa, si cimentavano persino a smentire le delibere che portavano le loro stesse firme: noi le carte le leggevamo, loro no.
Li abbiamo sorpresi a smantellare servizi essenziali, a sospendere finanziamenti importanti, a lasciare centinaia di lavoratrici e lavoratori senza stipendio, mentre gridavano di aver tutto sotto controllo. Millantavano milioni di euro di entrate dalla lotta all’evasione fiscale e poi non mandavano neanche una lettera per chiedere di pagare. Milioni di euro di multe mai riscosse. Li abbiamo visti, li abbiamo ascoltati, siamo stati loro addosso mentre chiudevano il bilancio appena qualche ora prima di portarlo in aula per essere approvato. Abbiamo ascoltato Segretari Generali giustificare ogni misura di urgenza e tacere di fronte al fatto che nessun consigliere avrebbe mai potuto studiare migliaia di pagine di bilancio in pochissime ore. Abbiamo assistito imbarazzati all’imbarazzo dei revisori dei conti, dispensatori di pareri raffazzonati e inconsistenti. Più indovini, aruspici, che esperti contabili.
E li abbiamo infine visti applaudire, sempre e comunque, per fedeltà al capo. Perché bisognava andare avanti. Perché nonostante il re marciasse già nudo da un pezzo nessuno aveva la dignità di dirglielo.
Ci sarà, come è giusto, un lungo processo per accertare le responsabilità penali di chi ha amministrato, di chi ha taciuto, di chi ha fatto finta di nulla, di chi ha mentito sapendo di mentire, di chi ha chiesto il silenzio, di chi ha chiesto la menzogna. Ma i colpevoli sono già tutti là, li conosciamo tutti, per nome e cognome.
Sono coloro che colpevolmente e con disprezzo , a Catania e in centinaia di altri comuni, di fronte a vincoli di bilancio intollerabili, disastrosi, ingiusti, piuttosto che condurre una battaglia per cambiare le cose, hanno falsificato i bilanci, hanno gonfiato le entrate, hanno taciuto i debiti, e si sono inchinati agli amici sottosegretari e ministri che nel frattempo continuavano a tagliare risorse ai comuni. Non appena si era sul punto di fallire supplicavano il parlamento di inserire un comma, un cavillo che gli consentisse di sopravvivere politicamente. Miserabili vassalli dell’austerità, un po’ ignoranti, un po’ pagnottari, sempre senza scrupoli.
Noi invece siamo sempre stati sotto quei palazzi, abbiamo denunciato quello che stava accadendo, abbiamo invaso i consigli comunali. Siamo arrivati lì prima dei finanzieri e dei magistrati, quando si era ancora in tempo per limitare i danni. Non siamo stati abbastanza forti per fermarli.
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Sindaco, assessori, revisori dei conti e dirigenti che hanno governato tra il 2013 e il 2018 il Comune di Catania, la più grande città ad avere mai dichiarato il dissesto finanziario, andranno a processo.
Secondo l’accusa avrebbero “falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata” anche se “consapevoli della loro sovrastima” e inoltre avrebbero “dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio”. Ventinove imputati per falso ideologico. I politici con ruoli in Giunta comunale imputati sono Enzo Bianco, già Sindaco e gli assessori Salvatore Andò, Luigi Bosco, Marco Consoli, Rosario D’Agata, Salvo Di Salvo, Michele Giorgianni, Giuseppe Girlando, Orazio Licandro, Maria Ausilia Mastrandrea, Fortunato Parisi, Valentina Scialfa, Fiorentino Trojano, Nuccio Lombardo e Angelo Villari. I revisori dei conti Calogero Cittadino, Fabio Sciuto, Natale Strano, Massimiliano Lo Certo, Francesco Battaglia.
I dirigenti del Comune di Catania Pietro Belfiore, Ettore De Salvo, Francesco Gullotta, Orazio Palmeri, Marco Petino, Roberto Politano, Massimo Rosso, Maurizio Trainiti, Clara Leonardi.
Dell’ex Giunta attualmente siedono in consiglio comunale, in attesa della sentenza circa l’interdizione dai pubblici uffici Enzo Bianco e Salvo Di Salvo. Quasi tutti in carica tra Comune e Città Metropolitana i dirigenti comunali, nonostante lo stesso Comune sia parte civile nel processo.