Hi-Fi: istruzioni per l’uso
Che lo si voglia chiamare hi-fi, alta fedeltà, o come si diceva una volta stereo, ha a che fare con la qualità dell’ascolto della musica e quindi merita attenzione
E’ vero che il nostro cervello procede a rappresentazioni della realtà, dunque a ricostruzioni personalizzate dei segnali percepiti, e che nel campo dell’acustica funziona quindi come un equalizzatore che all’occorrenza rinforza, taglia, aggiunge o riaggiusta dati relativi alle frequenze, ai toni e alle intensità percepite, ma ciò non toglie che a una maggiore qualità della percezione risponda una maggiore fedeltà della ricostruzione.
Ovviamente procediamo per possibilità, ma è così che funzioniamo, in tutto, anche quando formuliamo leggi della fisica.
Del mondo dell’alta fedeltà, per tutta una serie di motivi, e per precise responsabilità delle testate giornalistiche specializzate (che di fatto sono tenute in vita dai due o tre maggiori inserzionisti del settore, che ne controllano quindi i contenuti), negli anni ci si è fatta l’idea di qualcosa di economicamente irraggiungibile destinata a pochi danarosi appassionati.
In parte ciò è vero, ma solo in parte, soprattutto da quando l’apertura della Cina ai mercati mondiali ha fatto sì che cominciassero a comparire prodotti che a parità di qualità riuscivano a vantare un prezzo pari a una frazione di quelli a cui si era abituati.
Ne consegue che mettere su un impianto hi-fi capace di una corretta impostazione sonora complessiva, e quindi gratificante all’ascolto, oggi non è più così impegnativo come un tempo.
Mille euro non sono né pochi né tanti, dipende da cosa ne abbiamo in cambio, se una radio sveglia, un’utilitaria, una settimana bianca…
Per ascoltare musica già con una qualità accettabile ne servono ancora meno, e una soluzione praticabile potrebbe già essere quella composta dal lettore Denon DBP-1611UD (legge tutto, CD, Mp3, DVD, Blu Ray, etc… a 499,00 euro di listino), dall’amplificatore Denon PMA-510AE (249,00 euro), e dalle casse Indiana Line Tesi 260 (piccoli ma ben suonanti diffusori da piedistallo offerti a 280,00 euro).
Il totale fa 1.028,00, ma i prezzi di listino dell’hi-fi in Italia (e a maggior ragione di questi tempi) sono del tutto virtuali, e tutti i negozianti di fatto ne praticano di ben più bassi. Diciamo che verosimilmente con 800,00 euro si può riuscire a portarsi a casa il tutto, compreso nel prezzo un decente set di cavi per i vari collegamenti (quelli forniti con gli apparecchi in genere sono di pessima qualità).
Un significativo innalzamento della resa lo si può però già ottenere sostituendo il lettore digitale con il Rotel RCD 06 SE (550,00 euro, però legge solo CD) e i diffusori con un modello superiore della stessa serie, le 540, che sono da pavimento, garantiscono maggiore impatto e completezza armonica, e costano 420,00 euro.
La differenza rispetto alla prima soluzione è di circa duecento euro, ma l’incremento di qualità la giustifica ampiamente. Già questo potrebbe essere un ottimo impianto, che con mille euro, se ben posizionato in ambiente, può offrire una resa musicale equilibrata e di qualità prossima, se non superiore in taluni casi, a quella ottenibile da impianti milionari messi però a suonare poco diligentemente in spazi non adatti alle loro caratteristiche.
La resa finale di un impianto audio dipende infatti principalmente dall’interazione tra emissione acustica e ambiente, per cui dato che siamo già a fondo pagina, su questo aspetto ci torneremo in una prossima occasione, quando andremo a vedere, per chiudere l’argomento, quali sono attualmente invece le soluzioni di interesse offerte dalle nuove tecnologie e dall’utilizzo del computer come sorgente musicale.