Giuseppe Setola: non mi pento di niente, se non di essere stato un cattivo padre ed un cattivo marito. Per il resto risponderò solo a Dio.
di Paolo Miggiano
Continua il processo “Setola”, ne avevamo già parlato qui (clicca)
I figli di Domenico Noviello, l’imprenditore ucciso dalla camorra a Castel Volturno il 16 maggio del 2008, hanno scelto di non essere nell’aula del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove si celebra il processo contro gli assassini di loro padre. Il principale imputato è lui, Giuseppe Setola detto o’ cecato a causa della sua vera o presunta cecità, il killer, capo dell’ala stragista del clan dei casalesi. In aula c’è solo Pietro, il marito di una delle figlie dell’imprenditore massacrato dai camorristi, perché anni prima aveva denunciato e fatto condannare per estorsione alcuni esponenti dello stesso clan. Ed è stata una scelta giusta e saggia quella dei figli di Noviello di non partecipare, perché non sarebbe stato semplice assistere impassibili all’arroganza di quello che è considerato il più spietato e sanguinario killer della camorra che per anni ha dominato e terrorizzato l’intero litorale domizio. Setola è collegato in video conferenza dal carcere di Opera, dove è rinchiuso al regime del 41 bis ed anche questa volta, in abito scuro, camicia bianca e gli immancabili occhiali neri, ha accettato di rispondere alle domande del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Alessandro Milita. E sarebbe stato molto duro per le figlie ed il figlio di Domenico Noviello, certamente un pugno nello stomaco, ascoltare la viva voce del killer quando, al termine dell’udienza, ha detto: “Voglio rendere dichiarazioni spontanee, per parlare del povero Noviello. Mi dichiaro innocente, non ho dato nessun mandato per ucciderlo”. Avrebbe fatto loro male sentirlo ancora una volta professarsi innocente per tutti i delitti per i quali è stato già sette volte condannato all’ergastolo in ordine alla commissione di quindici omicidi su diciotto avvenuti nel casertano tra maggio e dicembre 2008. Ma ancora più insopportabile sarebbe stato sentirlo arrogantemente dire che si pente solo di non essere stato un buon marito e un buon padre e che per il resto risponderà solo a Dio, perché ritiene di non aver commesso nessuno dei fatti per i quali è stato condannato. A quel criminale, che ha tolto la vita a tante persone, i figli di Noviello avrebbero avuto ragione di ribadire che loro un buon padre ce lo avevano e che nonostante le difficoltà della vita li aiutava a crescere con il suo buon esempio e che gli è stato tolto per il volere proprio della belva umana che oggi, con altrettanta protervia, si rivolge a Dio e dice di non volere il male di nessuno. Per il resto l’udienza del 10 aprile è andata avanti seguendo il solito cliché, con le domande del P. M. alle quali il criminale rispondeva con altre domande e con la stessa insolenza di sempre. Dall’andamento del processo, però, è ormai evidente che la belva umana non avrà scampo ed anche questa volta sarà condannata all’ennesimo ergastolo. Ce lo auguriamo davvero, perché il male che ha fatto alla famiglia Noviello ed a tante altre è davvero incommensurabile rispetto a qualsiasi pena.
A quale Dio si rivolge?
Non credo che possa esistere un Dio, con tutta la bontà e misericordia possibile, che possa dare ascolto ad un assassino che ha basato il suo “potere” unicamente sul terrore e sangue di innocenti.
Stia zitto… che le sue affermazioni fanno unicamente rivoltare lo stomaco, tanto fanno ribrezzo a chi si ritiene un essere umano.