Giovani, impresa e legalità: una ricetta anticrisi
Cinque giorni di formazione in un bene confiscato per parlare di sviluppo, economia cooperativa e giovani. «Qui pratichiamo il sogno di una Sicilia senza mafie»
In piena crisi economica, a Naro, in provincia di Agrigento, cinquanta giovani studiano per cinque giorni come fare rete per costruire comunità imprenditoriali, con le migliori energie e competenze.
Ha la voce emozionata, Umberto Di Maggio, coordinatore di Libera in Sicilia a poche ore dall’inizio della prima edizione di “GIA-Giovani Imprenditoria ed Innovazione” la Summer School che si è svolta a Naro (Agrigento) fino a venerdì 21 settembre, nella base scout “Saetta” sorta su un terreno confiscato alla mafia, in contrada Robadao.
Si E‘ stata un‘ occasione di formazione ma è anche molto altro. «Questo momento di formazione – dichiara Libera – ha al centro i giovani, l’imprenditoria e l’innovazione. O meglio i processi di innovazione».
«Qui pratichiamo il sogno di una Sicilia senza mafie e corruzione» – ha dichiarato Di Maggio all’inizio dei lavori. Questa Summer School si inserisce nel solco della memoria del magistrato Rosario Livatino e di tutte le vittime delle mafie che hanno sacrificato la propria vita per una società migliore ed è volta ad innovare il territorio e diffondere l’imprenditorialità tra i giovani, tenendo a mente che il riutilizzo sociale dei beni confiscati è un’opportunità di sviluppo».
«Cinque giorni di formazione, con esperti del settore, dichiarano gli organizzatori che nasce con l’obiettivo di “liberare le potenzialità legate alla cultura, all’ambiente, alle tradizioni di un territorio significa contribuire al suo sviluppo ed alla sua crescita civile ed economica, alla sua educazione nel senso etimologico del termine».
Ripartire, in sostanza, dalle potenzialità imprenditoriali dei giovani, creare le condizioni perché possano fare rete fra loro e far nascere un sistema imprenditoriale che non sia individuale ma collettivo. «E‘ vero si tratta di un corso di formazione – continua Di Maggio – ma il vero risultato potremo misurarlo solo a partire dal giorno dopo. L’obiettivo infatti è di mettere in rete le energie, le teste, i progetti e i sogni dei partecipanti a questa prima edizione. E che insieme possano creare, finito il corso, quelle che chiamiamo comunità imprenditoriali». Fare rete, puntando sul merito e sulle competenze.
E ancora, ci spiega Di Maggio «sembra paradossale ma nella scelta della parola innovazione non abbiamo voluto solo guardare alla tecnologia e alle migliori prassi per sviluppare aziende, abbiamo pensato proprio ai processi di innovazione che in Sicilia spesso equivalgono con semplicità e efficacia alla pratica della legalità».
La legalità è innovazione per questa terra. La risposta alla crisi economica, ripartire da legalità e giovani. In una regione a rischio default, GIA dimostra che se le casse della regione sono in crisi, non lo sono ancora le idee e la voglia dei giovani di rimettere in moto l’economia, attraverso una nuova idea di impresa e di comunità.
«L’impresa è ardua e in salita – commenta Di Maggio – ma non abbiamo altra scelta davanti a noi che provarci con tutte le energie possibili».