Giornali “a sinistra” all’ora dell’aperitivo
Quella fase lì me la sono vissuta tutta in prima persona. Ero uno dei redattori regalati ai fagiolini a sua insaputa. Devo dire che finché non si sfioravano i temi “fondanti” del “pensiero” di Fagioli il livello di autonomia per i cronisti di fare il proprio lavoro era inimmaginabile.
La direzione praticamente non esisteva. Nel senso che i Bonaccorsi Brothers, dopo aver fatto fuori un buon numero di direttori, il giornale lo avevano affidato a uno del club che si disinteressava praticamente della cronaca e degli esteri e dell’attualità concentrandosi solo sul messaggio del “maestro”. Tutto il resto era contorno. E bastava avere un po’ di mestiere per farsi e beati cazzi propri. E così io facevo.
Quasi sempre. Prima un lavoro sugli esteri aprendo su temi come i movimenti sociali e le trasformazioni politiche in America latina e poi Raccuglia e la nuova mafia palermitana, la trattativa, le stragi, dell’Utri, i testimoni di giustizia, Why Not, Wind, ‘ndrangheta, la nuova destra, il damping sociale nelle ristrutturazioni della metallurgia e dei porti italiani, il terremoto de L’Aquila.
Scrivevo, lavoravo, producevo, e facevo vendere copie. Così alcuni – pochi – altri con me. Poi, con la crisi e la scissione di Rifondazione post elezioni politiche, iniziò la caccia al nemico interno.
Perché un club come quello descritto finora ha bisogno di un buon numero di nemici veri o presunti per sopravvivere e ne deve avere assai, soprattutto in momento di crisi, per tenere compatto il branco. E inevitabilmente il conflitto arrivò. Eccome se arrivò. Io riuscì, solo dopo mesi, a farmi pagare gli arretarti. Ed erano un mucchio di soldi per uno sfigato come me. E comunque sono stato uno dei fortunati. So di decine e decine di cause di collaboratori che non hanno mai visto neanche una lira dei lavori regolarmente comprati e pubblicati.
E quello economico è stato uno degli aspetti più eclatanti, ma non il solo. Mica puoi lavorare, che so, su temi come la mafia o la corruzione con un clima interno da sacra inquisizione. Figuriamoci a scrivere di politica o di diritti civili.
Una brutta storia. Che solo in minima parte è diventata pubblica (come quella della testata presa successivamente da Luca Bonaccorsi Terra) con la sottovalutazione disastrosa del sindacato e dell’Ordine. Che sono intervenuti solo tardivamente e in maniera goffa in particolare su Terra con risultati disastrosi per i lavoratori.
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Bene. Oggi Left (non più in mano a Luca Bonaccorsi ma alla sorella Ilaria) approda come supplemento a L’Unità. Ho avuto la notizia in anteprima da un collega sopravvissuto a quella redazione. Sconcerto. Anche perché so che Left (sottraggo il sottotitolo Avvenimenti perché di quella esperienza e di quella generazione e modo di fare inchiesta non ce n’è più traccia) vendeva una manciata di copie (neanche tutti i fagiolini lo compravano più) e L’Unità non naviga certo in buone acque. Anzi. Le acque dove galleggia non sono assolutamente tranquille. E si chiamano “esuberi”, debiti, ristrutturazioni, Cig etc etc. Insomma editorialmente l’operazione sembra tutt’altro che una furbata imprenditoriale.
Ma si sa. ‘Sta roba della razionalità e del mercato nel sistema editoriale italiano è un oggetto alieno. E allora, pensa che ti ripensa, alla fine mi è venuta un’idea.
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Ripartiamo dai fagiolini. Si tratta di un pacchetto di voto compatto, monolitico. E geograficamente omogeneo. Il prossimo anno si vota per il Comune di Roma. E a Roma i fagiolini fanno numero. E quindi, assodato che non si tratta di un pacchetto indirizzato verso Zingaretti – anche perché perfino il Pd e la sua sindrome tafazziana davanti a quella candidatura impallidisce e arretra – chi è nelle “seconde linee” che ha bisogno di blindare la propria candidatura in consiglio comunale e di far pesare il pacchetto fagiolino per ottenere un assessorato di peso? Un dalemiano o un veltroniano? Bettini? Morassut? Chi?
Ovviamente non ho la risposta. E attendo dal mio rifugio in un borgo del viterbese “scalpitando sui miei sandali” di vedere chi sbucherà fuori. Anche perché solo in funzione politico/elettorale ha senso questa operazione Left/Unità.