Generazioni
Questi sono gli editoriali dei primi numeri di quest’ultima serie dei Siciliani.
Sono passati un paio d’anni, e servono a fare il punto.
Buona lettura.
Viaggiavamo di notte, in mille, sullo stesso treno, attraversando l’Italia per cambiare la Sicilia. Tornavamo per Rita Borsellino, ci chiamavamo il “Rita Express”. Non eravamo organizzati da nessuno ma ci sostennero in tanti. A Perugia Libera, a Trento l’Arci, a Firenze i sindacati.
Li abbiamo visti lì, una buona parte dei Siciliani, in quel viaggio senza precedenti, scanzonato e libero. Utopico quanto bastava per dire al potente di turno che non c’erano intoccabili. Concreto quanto bastava per infastidire tutti i Vicerè di Sicilia. E infine solare perché la lotta di liberazione non è affare per musi lunghi ma per sorrisi larghi. Anche se si finisce per perdere, come accadde a noi in quella primavera anticipata.
Li abbiamo incontrati ancora, i Siciliani (giovani) mentre agitavano bandiere contro le mafie a Bari. Li abbiamo visti nei quartieri di Catania, ogni giorno a San Cristoforo e a Librino. Ma li abbiamo sentiti parlare di mafia anche a Milano, davanti al tribunale del primo processo alla ‘ndrangheta in Lombardia. A Termini, dove colcomunicato degli operai c’era quello degli studenti siciliani. A Barcellona, a spalare il fango dentro la città.
Nessuno si senta offeso, nessuno si senta escluso se continuiamo ad esserci, con rispetto e memoria. Ma siamo ciclici. Siamo anche “giovani”, con le spalle posizionate davanti alla rete ma pronti a consumare le scarpe per raccontare questo Paese. E abbiamo ancora qualcuno che continua a credere in questa storia: che è un movimento, un ricordo privato per molti, un patrimonio di storia per tanti altri.
Buona lettura a voi “Siciliani” di ogni luogo e battaglia: da Milano a Berlino, da Catania a Parigi.
I Siciliani giovani
(Norma Ferrara)
* * *
Il 5 gennaio scorso a Roma faceva molto freddo. Lo ricordo bene, perché sono stato in strada più di venti minuti ad aspettare Norma. Non c’eravamo mai incontrati di persona, e così mi è sembrato brutto dirle qualcosa. E poi non c’era più tempo da perdere, fra poco doveva cominciare l’incontro che avevamo organizzato insieme, per email e al telefono.
“Ricordiamo Pippo Fava lavorando” era il titolo dell’iniziativa che stava per cominciare alla Federazione della stampa, in parallelo con quella che si stava tenendo a Catania.
Volevamo ricordare Giuseppe Fava e presentare I Siciliani giovani. Ma avevamo molti dubbi sulla riuscita: sarebbero venuti i relatori? sarebbe venuto qualcuno ad ascoltarli? saremmo riusciti a fare qualcosa di costruttivo senza fare retorica?
Alla fine, con solo un quarto d’ora di ritardo, abbiamo cominciato. Chi come Lillo Venezia ha portato i suoi ricordi di Pippo Fava e chi come Roberto Natale o Enzo Iacopino ha parlato dell’attualità delle sue idee. Poi sono intervenuti Danilo Chirico e Luigi Politano di “daSud”, Santo Della Volpe di Liberainformazione, Alberto Spampinato, di Ossigeno. Ma soprattutto c’erano molte persone interessate ad ascoltare, che hanno lasciato i loro contatti e forse diventeranno compagni di strada.
Insomma, non doveva venire nessuno, e invece eravamo in tanti. Mi sembra di buon auspicio: anche il giornale che state leggendo non sarebbe dovuto esistere più, e invece c’è.
I Siciliani giovani
(Francesco Feola)