Gaetano Falsaperla emigrante, ovvero Il treno di notte
All’ultima battuta di Gaetano Falsaperla, emigrante, segue così un glaciale silenzio che ha sullo sfondo il rumore del treno che avanza inesorabile verso la meta. Tutti i personaggi nello scompartimento prendono sonno in una lunga pausa di riflessione e allora lo stesso Falsaperla, sfinito, si addormenta. Ora una prorompente voce fuori campo cambia, ancora una volta, il livello della rappresentazione: è l’Uomo, incarnato da Ignazio Buttitta, che manifesta la potente rabbia dello spirito di fronte a tanta ingiustizia. Ne riportiamo la traduzione in italiano.
La Sicilia non ha più nome
né casa e paese;
ha i figli sparsi per il mondo
sputati come cani,
venduti all’asta
Soldati disarmati
che combattono con le braccia.
Con le braccia,
i rami verdi della Sicilia
rimescolano la terra,
Con le braccia
rompono le zolle,
seminano
e fanno orti e giardini.
Con le braccia,
fabbricano palazzi,
con le braccia
costruiscono scuole,
ponti, officine e aeroporti.
Con le braccia,
le api da miele della Sicilia, della mia terra,
aprono strade,
perforano montagne,
svuotano la pancia della terra.
Con le braccia,
i soldati senza patria,
gli stracciati,
le carni senza lardo
vestono d’oro i porci di fuori.
Li chiamano terroni,
li chiamano zingari,
li chiamano piedi fetenti;
e hanno i figli e le madri
che contano i giorni
con gli occhi bagnati;
La Sicilia non ha più nome;
ma milioni di sordi e di muti
sprofondati in un pozzo
che io chiamo e non sentono,
e se allungo le braccia
mi mordono le mani.
Io gli calerei le corde delle vene,
le reti degli occhi per tirarli dal pozzo;
perché qui sono nato
e parlo la lingua di mio padre;
e i pesci, gli uccelli, il vento, pure il vento!
Entra nelle orecchie e ciarla in siciliano.
Qui sono nato,
e se mi bacio le mani
bacio le mani dei miei morti;
e se mi asciugo gli occhi
asciugo gli occhi dei miei morti.
Qui sono nato
allattai in questa terra
le succhiai il sangue:
e se mi tagliate le vene?
Se mi tagliate le vene,
vi bruciate le mani!
(da Un secolo di Storia, scritto nel settembre 1970 da Ignazio Buttitta)