“Fuori dal palazzo e per le strade”
C’è il rischio di un eccesso di delega concessa al Sindaco “trionfatore” Orlando, non solo dalle forze politiche – palermitane e siciliane – teoricamente sostenitrici di questa avventura amministrativa, ma che appaiono francamente allo sbando – ma anche del mondo dell’associazionismo e del volontariato che non sembra stia vivendo la sua fase migliore?
Si, ed è proprio il rischio che corre questa città, come altre città. Non dobbiamo pensare che il Sindaco e la sua giunta siano una sorta di presenza salvifica che ci libera da tutti i mali: credo che Orlando abbia anche piena coscienza del fatto che i voti sono stati dati soprattutto a lui e non a sostegno di un progetto politico organizzato e di una coalizione coesa. Non è una nota positiva una maggioranza monocolore in consiglio comunale (30 consiglieri di Italia dei Valori), e questo comunque non è riconducibile a una scelta di Orlando ma è frutto anche della politica miope di Sel e del PD che ha indirettamente danneggiato anche la Federazione della Sinistra. E’ la maledizione del 4,8% che perseguita da qualche anno i movimenti del centro sinistra : alle regionali del 2006 ha colpito la lista a sostegno di Rita Borsellino, alle regionali del 2008 ha colpito la lista di Sinistra Arcobaleno, e ora la vittima è stata la FDS.
Sarebbe anche ora che le cosiddette forze autorganizzate della società, esterne ai partiti, facessero sentire la propria voce e fornissero il proprio contributo in termini di idee e proposte: anzi sarebbe proprio il tempo che -messe da parte le timidezze- ci si comportasse proprio da soggetti politici autonomi e radicati territorialmente, se lo siamo davvero, e si provasse a limitare lo strapotere della politica dei “politicanti” attraverso anche la gestione diretta di pezzi della cosa pubblica. Sarebbe una prova di maturità anche da parte nostra. Penso che si può chiedere più coscienza e maturità alla politica istituzionale se siamo capaci di pretenderla da noi stessi.
Quale pensi possa essere l’atteggiamento più costruttivo che il Sindaco Orlando può mettere in campo per contribuire, per la sua parte, a costruire una proficua collaborazione con il mondo dell’associazionismo socio-culturale e ambientale?
Il sindaco Orlando e la sua giunta devono mettersi in una posizione di ascolto reale della città e devono cercare di vivere il più possibile fuori dal palazzo e in giro per le strade. Immagino che Palazzo delle Aquile tornerà finalmente ad essere un luogo aperto e non più il fortino inaccessibile che Cammarata aveva creato, ma è importante che Sindaco e Assessori incontrino la città fuori da quel luogo, nelle piazze, nei vicoli, nei quartieri. Andare incontro alla gente con atteggiamento non populistico: penso sia questo l’atteggiamento da attivare. Un andare incontro che non incroci solo l’associazionismo ma anche i singoli cittadini.
Una delle deleghe attribuita riguarda la partecipazione, termine e pratica politica spesso declinati con significati diversi. Cosa ti aspetti tu da un’iniziativa dell’amministrazione comunale per la realizzazione di un sistema di partecipazione popolare alle scelte di governo della città?
La delega alla partecipazione può essere la chiave di volta di questa esperienza amministrativa. Ma partecipazione deve significare che la città è veramente resa partecipe. C’è una questione di metodo che ci riguarda tutti: io spero che partecipare significhi per questa giunta prendere a esempio il modello del bilancio partecipativo di Porto Alegre e di diversi comuni, principalmente brasiliani ma anche di altri Stati, in cui il processo partecipativo non è slogan da campagna elettorale ma percorso condiviso che dura tutto l’anno.
E mettere i cittadini tutti, e le cittadine tutte, in condizione di partecipare significa pensare anche, giusto per fare esempio, che ci sono donne che per partecipare avrebbero bisogno di qualcuno/a che per il tempo necessario si occupi dei loro figli: dunque questo significa pensare che quando si fanno le assemblee partecipative, va anche predisposto un servizio di “babysitteraggio” per chi non ha mamme e papà, nonne o nonni, o amiche/amici disponibili a occuparsi dei figli per consentire loro di andare a discutere i destini della città. E predisporre assemblee partecipative significa costruire le condizioni perché i cittadini decidano davvero come si spendono i soldi della città, per dare vita una volta per tutte a processi reali di coinvolgimento e di cambiamento.
Infine quali gli assi strategici che possono rappresentare una prospettica si futuro per la città?
Io ne vedo un paio. Il primo: una rete di città, e dunque Palermo come nodo di un sistema di relazioni tra realtà urbane sia locali che nazionali che europee. Sarebbe interessante che la città entrasse nel network europeo delle “Intercultural Cities” promosso nel 2008 dal Consiglio d’Europa e che oggi vede come capofila nazionale il comune di Reggio Emilia, il cui attuale sindaco, Graziano Del Rio, è anche il portavoce de “L’Italia sono anche io”, campagna nazionale per l’allargamento dei diritti di cittadinanza e per la concessione del voto amministrativo a beneficio delle persone di origine straniera.
Orlando ha dichiarato un impegno preciso su questo tema, impegno d’altronde già ufficializzato dal Commissario straordinario Luisa Latella, e mi aspetto che le azioni di Orlando siano conseguenti e si sviluppino in tempi brevi.
Il secondo asse strategico riguarda la nostra posizione geografica: Palermo deve avere uno sguardo strabico, da un lato rivolgendosi all’Europa e dall’altro incrociando il Mediterraneo.
Il vento apparentemente nuovo che spira dal Nord Africa, con potenzialità e contraddizioni, il contrasto più che quarantennale che attraversa Palestina e Israele possono essere basi su cui costruire la nostra indentità di città euromediterranea o mediteuropea, se preferiamo.
A partire dal riconoscimento della pari dignità di ognuno di noi, che va di pari passo con il rispetto della parità dei diritti.
C’è una frase molto bella che cita spesso Luciana Castellina che l’ha mutuata dal filosofo Maurizio Iacono, che a sua volta cita Laocoonte : “Un dialogo tra diversi non è la stessa cosa che un dialogo tra diseguali”. Ecco, a me piacerebbe che Palermo diventasse davvero la città delle differenze e dei diritti.