Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona
Ancora più esplicito l’ex boss Carmelo Bisognano al processo “Vivaio”. “Ad occuparci degli appalti eravamo io e i barcellonesi Sem Di Salvo e Maurizio Marchetta – ha raccontato – Per pilotare alcune gare, si avvicinavano alcuni funzionari pubblici, come i capi degli uffici tecnici di Falcone, tale Fugazzotto e di Mazzarrà Sant’Andrea, geometra Roberto Ravidà”.
E sempre relativamente ad Antonio Fugazzotto, responsabile dell’ufficio tecnico di Falcone dalla seconda metà degli anni ’70, Bisognano ricorda di averlo raggiunto in ufficio, intorno al 2000, per discutere dell’appalto dei lavori di canalizzazione delle acque.
“Mi sedetti di fronte la sua scrivania e gli dissi senza mezzi termini che l’appalto doveva essere vinto dall’impresa Mastroeni Carmelo, riconducibile alla famiglia barcellonese ed a Sem Di Salvo che mi diede l’incarico di andare dal tecnico comunale. Ovviamente Fugazzotto acconsentì alla mia richiesta perché conosceva la mia fama di personaggio autorevole sul territorio”.
Gli inquirenti hanno potuto verificare che la gara per il rifacimento dei torrenti venne vinta nell’agosto 2002 dall’associazione temporanea tra le imprese barcellonesi N.C.S. Costruzioni sas (di proprietà di Santa Ofria, moglie del mafioso Sem Di Salvo) e CO.GE.CAL. srl, con un ribasso di appena lo 0,2% sull’importo di gara di 471.000 euro. I lavori vennero poi affidati alla Sud Edil Scavi Srl di Merì, rappresentata da Carmelo Mastroeni, a seguito delle rinunce delle aziende vincitrici e dopo che la stessa N.C.S. era stata rilevata dalla CODIM srl di Barcellona Pozzo di Gotto, nella titolarità di Rosa Carpone, moglie di Carmelo Mastroeni.
“Dopo una prima fase di attrito col sindaco Cirella in cui venne esautorato con la nomina a responsabile di un tecnico esterno, dopo la tragica alluvione che colpì Falcone nel 2008, il geometra Fugazzotto è tornato a fare da regista degli interventi che le imprese hanno messo in opera durante e dopo l’emergenza alluvionale”, spiega Marco Filiti. La tragedia fu trasformata da alcune aziende contigue alla criminalità organizzata in occasione per moltiplicare gli affari. Qualche lavoro finì nelle mani dell’immancabile Salvatore Campanino (anch’egli arrestato nell’ambito dell’operazione “Gotha3”) o dell’imprenditore barcellonese Carmelo Trifirò, finito anch’egli in carcere per associazione mafiosa, ma ciò, secondo il Comitato Rinascita Falconese, “non avrebbe impedito all’attuale amministrazione di liquidargli le somme richieste per gli interventi emergenziali”.
Nell’ambito dell’inchiesta “Torrente” gli investigatori hanno avuto modo di accertare che in data 18 dicembre 2008, anche la ditta individuale facente capo a Nunzio Siragusano è stata assegnataria dell’esecuzione di lavori di somma urgenza. Nelle carte dei magistrati, l’imprenditore viene definito “soggetto dai numerosi precedenti giudiziari sofferti” e dall’“acclarata contiguità alla consorteria storicamente retta da Bisognano Carmelo”.
L’ultima sorpresa nel piccolo comune tirrenico sa di squadrette, compassi, cappucci e grandi architetti dell’universo. L’odierno vicesindaco di Falcone, Pietro Bottiglieri, è risultato appartenere infatti alla loggia massonica “Ausonia” di Barcellona Pozzo di Gotto, sotto inchiesta dal 2009 per presunta violazione della legge “Spadolini-Anselmi” che vieta la costituzione di associazioni segrete.
“Gli obiettivi che si prefiggono non appaiono riconducibili alla conduzione di studi filosofici ed approfondimenti culturali bensì all’acquisizione ed al consolidamento di posizioni di vertice, nei contesti professionali e lavorativi in cui operano, ed incarichi presso strutture sanitarie che forniscono un bacino elettorale a cui attingere di volta in volta nelle competizioni amministrative e politiche, dietro cui staglierebbe, quale promotore e artefice ideatore, la figura del senatore Domenico Nania”, scrivono i magistrati della DDA di Messina nella richiesta di autorizzazione alla perquisizione della superloggia.
Pietro Bottiglieri, dopo aver prestato servizio trentennale quale ragioniere del Comune di Falcone, ha espletato il ruolo di esperto contabile nei Comuni di Terme Vigliatore e Furnari (entrambi poi sciolti per infiltrazioni mafiose). Infine l’ingresso nella politica attiva, prima da candidato a sindaco di Falcone nel 2006 e, dopo la sconfitta, da assessore della prima giunta diretta da Cirella. Con le amministrative 2011, Bottiglieri è divenuto il braccio destro del sindaco rieletto. Ciò nonostante sia divenuta pubblica la deposizione di Santo Gullo su un intervento del barcellonese Carmelo Messina, presunto affiliato al gruppo di Carmelo D’Amico, per comporre un rapporto estorsivo che le cosche locali intendevano imporre alla tabaccheria di proprietà dell’odierno amministratore. “Nel 1995 io ed il Calcò Labruzzo abbiamo avvicinato Pietro Bottiglieri”, ha esordito Gullo. “Egli temporeggiò e contattò tale Mida Nunzio, soggetto che si occupava di estorsioni ed amico dei fratelli Ofria… Sem Di Salvo contattò Carmelo Messina e gli disse di comunicare al Bottiglieri di pagare a me ed a Calcò Labruzzo, dal momento che era sempre la stessa cosa. Ricordo che Di Salvo disse o a Barcellona o a Falcone non cambia niente, tanto i soldi vanno a finire sempre alla stessa famiglia”.
“Proprio quest’ultima circostanza evidenzia in maniera inconfutabile che all’interno della coalizione a sostegno del Cirella c’è chi è pienamente consapevole del ruolo di primo piano del Calcò nell’ambito della malavita organizzata” sottolinea Rinascita Falconese.
“Abbiamo chiesto all’on. Rita Borsellino di sollecitare il Prefetto di Messina ad attenzionare con urgenza la vita amministrativa della cittadina”, spiega il presidente. “L’europarlamentare ci ha assicurato che il caso-Falcone verrà inserito nel quadro delle iniziative di Sicilia bene comune. L’unico modo per sottrarre il Comune alla cappa asfissiante sotto cui attualmente giace è quella di procedere, nel minor tempo possibile, all’invio di una Commissione prefettizia che accerti le condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale e la decadenza dell’attuale sindaco per evidenti e costanti infiltrazioni di stampo mafioso nella gestione dell’amministrazione pubblica”.
Con la speranza che a Falcone non si ripeta quanto accaduto nella vicina Barcellona Pozzo di Gotto, due volte graziata dal Governo in meno di cinque anni, nonostante i gravissimi rilievi delle commissioni prefettizie d’inchiesta.
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