Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona
Malavitosi, per lo più sconosciuti agli ambienti falconesi, avrebbero percorso il paese, casa per casa, per fare incetta di voti. Alcuni di essi sarebbero stati successivamente riconosciuti nei volti comparsi sui giornali del 25 giugno 2011, con gli arresti delle operazioni antimafia “Gotha” e “Pozzo 2”. “Durante i giorni della campagna elettorale – dichiara Marco Filiti – ho personalmente segnalato sia alla locale Stazione dei Carabinieri di Falcone che alla Questura di Barcellona, il ripetersi di atti vandalici e intimidatori nei nostri confronti, con il danneggiamento sistematico del nostro materiale elettorale e con la comparsa di scritte ingiuriose sui nostri manifesti: il tutto è evidentemente verificabile dagli atti depositati”.
A destare inquietudine, poi, la vicenda di Maria Calcò Labruzzo, nipote di Salvatore Calcò Labruzzo (è figlia del fratello, anch’esso allevatore), da anni residente a Milano, ma candidatasi con successo alle amministrative in una lista pro-Cirella. Con ben 159 presenze, è risultata la consigliere comunale più votata di tutti i 36 candidati delle tre liste partecipanti. In paese c’è chi ricorda come Maria Calcò Labruzzo abbia fatto da madrina al battesimo della figlioletta di uno dei figli di don Salvatore. Il di lei fratello, Antonio Calcò Labruzzo, il giorno del suo matrimonio, fu invece accompagnato all’altare dalla moglie del boss.
“Il fratello di Maria Calcò Labruzzo è pure titolare di una ditta che sino a pochi mesi prima le elezioni è stata beneficiaria di più determinazioni per svariati interventi sul territorio comunale”, ricorda Rinascita Falconese. Alla stessa azienda furono affidati direttamente i lavori di ripristino della vecchia strada a mare per circa 60.000 euro, tra i primi provvedimenti adottati nel 2006 dall’allora neosindaco Cirella.
Parte delle opere vennero però eseguite dall’imprenditore di Castroreale, Salvatore Campanino, cognato del consigliere comunale di maggioranza Francesco Paratore (ha sposato la sorella). Il Campanino ha pure eseguito i lavori di demolizione di alcuni fabbricati fatiscenti, affidati per somma urgenza (valore 31.000 euro) alla cooperativa “Aurora” e di cui sarebbero soci alcuni familiari dei Calcò. Per la cronaca, Salvatore Campanino è stato condannato a 8 anni di reclusione al processo “Vivaio” contro le organizzazioni criminali operanti tra Barcellona, Terme Vigliatore e Mazzarrà Sant’Andrea, mentre compare tra gli indagati eccellenti del recentissimo procedimento “Gotha3”, insieme al boss dei boss Rosario Pio Cattafi, Salvatore Calcò Labruzzo, Tindaro Calabrese, ecc. ecc.
Il sindaco Santi Cirella respinge ogni addebito. “Del presunto clima elettorale inquinato, i consiglieri di minoranza non hanno fatto riferimento alcuno né in campagna elettorale, né tantomeno nella fase post elettorale”, spiega nella querela presentata contro gli estensori del documento pubblico.
“Lo stesso Filiti, nel suo blog, ha ringraziato la cittadinanza per l’alto senso civico che ha consentito il regolare svolgimento delle elezioni. Ed è comunque destituito di qualsivoglia fondamento che l’elezione della signorina Maria Calcò Labruzzo sia stata determinata da interventi esterni. Persona dotata di alto senso civico, è dottoressa in giurisprudenza, laureata all’Università Bocconi di Milano, ha superato gli esami per l’abilitazione alla professione di avvocato e intende cimentarsi nel concorso in magistratura”.
Per Cirella, la “gestione della cosa pubblica è stata, sempre, caratterizzata dal massimo rispetto delle norme e ispirata ai principi di legalità e trasparenza”.
“La passata amministrazione – aggiunge – si è contraddistinta per aver assunto provvedimenti contro la criminalità organizzata, quali l’adesione nel 2007 al protocollo di legalità Carlo Alberto dalla Chiesa. L’attuale, invece, come primo atto ufficiale, ha disposto che la cosiddetta informativa antimafia sia estesa a tutte le gare ad evidenza pubblica, qualunque sa l’importo delle stesse”.
Rinascita Falconese non è d’accordo e segnala la possibilità di un conflitto d’interessi tra l’amministrazione e l’attività di uno dei maggiori imprenditori di Falcone, Sebastiano Sofia. “Dagli atti delle inchieste in corso emerge con evidenza il ruolo del Bisognano nel favorire l’assegnazione ad imprenditori amici delle opere di metanizzazione nei comuni del comprensorio: e proprio in quegli anni il Sofia Sebastiano eseguì tali interventi non solo a Falcone, ma anche in altri paesi vicini” sottolinea Marco Filiti.
Dopo le elezioni amministrative del 2011, il figlio, Giuseppe Sofia, è stato nominato assessore comunale. “Durante la prima legislatura dell’avvocato Cirella, i più stretti congiunti del Sofia hanno ricevuto alcune concessioni edilizie, una delle quali, nel febbraio 2009, su una porzione di territorio collinare della frazione Sant’Anna dichiarata a rischio di dissesto idrogeologico ed, appena tre mesi prima, evacuata nei giorni dell’alluvione del dicembre 2008”, segnala Rinascita Falconese. Alla ditta dei Sofia sono stati affidati pure i lavori di realizzazione del cosiddetto lungomare per la somma di circa 125.000 euro, circostanza oggetto di denuncia di nove consiglieri nella scorsa legislatura.
“È inoltre notoria l’amicizia di Sebastiano Sofia con consiglieri e assessori comunali”, aggiunge il comitato. Alcune foto della scorsa primavera, postate su facebook, ritraggono in posa e sorridenti il costruttore accanto al padre e al fratello della neoconsigliere Maria Calcò Labruzzo e all’assessore in carica Giuseppe Battaglia (delega allo sport, turismo, spettacolo, commercio, settori produttivi, sviluppo economico ed occupazione), ex vicepresidente del consiglio comunale di Falcone.
A gettare ombre sulla gestione delle opere pubbliche ci sono pure i collaboratori di giustizia. Deponendo al processo d’appello “Sistema” sul tavolino mafioso degli appalti nel barcellonese, Santo Gullo si è soffermato sulle modalità con cui le imprese di fiducia dei clan vincevano le gare nei “comuni di riferimento” di Oliveri, Falcone e Mazzarrà. “Parlavano col tecnico, si mettevano d’accordo con lui… quando non c’era il tecnico si portavano tante buste e chi vinceva lo dava in subappalto. Poi si facevano regali sostanziosi ai tecnici comunali”.
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