Emergenza abitativa: soluzioni astratte a problemi concreti
Presidio e consiglio comunale straordinario al Palazzo degli elefanti
Oggi il cielo è cupo come l’umore degli abitanti sfrattati due giorni fa da via Furnari, nel centro storico di Catania. Insieme a loro quelli di via Calatabiano, anche loro senza una casa.
Stamattina, l’uno accanto all’altro, presidiano il palazzo del comune: “Niente elemosina, vogliamo le case” recita il loro striscione. Non sono molti, non sono tutti. Come mai? La signora Rosa dice che alcuni hanno preferito ultimare il trasloco in via Furnari “perché se non si fa entro oggi, da domani sarà a spese nostre”.
La gente intorno alla piazza osserva annoiata, non si mischia a chi è nel bisogno, non chiede cosa sta succedendo.
Un signore di passaggio è disgustato da questa rivendicazione: una casa evidentemente ce l’ha, e quindi il problema non esiste.
“Siamo nella disperazione più totale. Da un momento all’altro siamo stati costretti ad abbandonare la nostra casa e le nostre cose… Stiamo dormendo in un bed and breakfast che pagherà il comune, ma non si sa se per quindici giorni o un mese. E dopo? Che ne sarà di noi?” dice uno dei figli della signora Rosa. Lei aggiunge che “col bonus di duecentocinquanta euro non sappiamo che farcene visto che gli affitti a Catania sono almeno il doppio! Non abbiamo un lavoro, come facciamo a pagare un affitto in queste condizioni?”. Già, come possono fare?
Alle 10.30 inizierà il consiglio comunale straordinario dedicato all’emergenza abitativa: si auspica che venga fuori qualche soluzione concreta. Ma l’unica cosa concreta durante la mattinata in piazza Duomo è lo sconforto di queste persone.
Simone del Comitato casa per tutti al megafono “Siamo stanchi delle parole e delle promesse campate in aria di questa amministrazione che non prende sul serio i problemi della gente”. Erika sopraggiunge con una tenda da campeggio: vuole montarla come atto simbolico della protesta. Ma la Digos glielo vieta. Già, il problema è la tenda, non la mancanza di case. “Finiamola adesso” le intima uno dei capitani. È lo stesso che si avvicina a un fotografo chiedendogli “In qualità di cosa Lei si sta permettendo di fotografare?”, “Sono un fotoamatore” risponde il ragazzo. Poi interviene un altro collega della Digos “Tranquillo, lo conosco, lascialo stare”. Si diffonde qualche battuta sarcastica: “Come ti permetti, Pasquale, di fotografare così liberamente in piazza Duomo?”. Liberamente si fa per dire.
Sta per iniziare il consiglio comunale. “Non possono entrare più di trenta persone esclusa la stampa” ammonisce un vigile. Una volta dentro si rimangia tutto “Non ha importanza se sono della stampa o meno, non più di trenta persone dentro.” Le regole sembrano scriversi e modificarsi in base ai capricci del momento. Nel palazzo del potere la figura del cittadino è solo un fastidio.
Una volta in aula c’è già in corso l’intervento del consigliere Catalano “Aiutiamo gli immigrati dando loro alloggi, pasti, addirittura le sigarette! E poi i catanesi sono costretti a vivere sotto gli archi della marina? È assurdo!”. Un tipico intervento di estrema destra? Affatto, il signor Catalano è della fazione opposta. Ma in realtà non ci sono fazioni, solo un’unica entità qualunquista.
Tutti concordano sul fatto che c’è una reale emergenza abitativa a Catania da anni ormai, cosiccome sul fatto che sia necessario censire i beni patrimoniali del comune e cercare di renderli disponibili per coloro che non hanno un tetto. Il consigliere Parisi sfida chiunque “a non poter tornare a casa la sera”, gli fa da eco Mastrandrea Maria “Sì, è terribile, sono solidale con queste persone che stanno vivendo queste difficoltà, ma non si può dare la colpa all’attuale amministrazione. Questo è un problema nazionale, anzi mondiale!”. Un tantino più originale il consigliere Mirenda che cavalca l’onda del populismo e riesce addirittura a svelare che l’emergenza abitativa è strettamente correlata al problema della disoccupazione. Poi l’illuminazione di Mirenda prosegue: “I terreni a Catania ci sono. Che fa non si può fare niente per trasformarli in zone edificabili? Almeno costruiamo alloggi per queste persone!”. Speculazione edilizia si chiama, ma non lo dice.
Gli sloggiati di via Furnari e gli occupanti di via Calatabiano ascoltano con lo sguardo perso nel vuoto e sulle loro facce si legge solo una domanda “Sì, ma noi dove andiamo intanto?”. Intanto che si censisca il patrimonio, si sloggiano gli abusivi, si costruiscono nuovi alloggi, si ristrutturano quelli già esistenti, si monitorano gli edifici privati chiusi e i contratti di affitto… Ma nessuno dei politicanti in aula ha una risposta. Il loro è un mondo lontano dai problemi reali delle persone, sono su un’altra dimensione e non fanno che dimostrarlo.
La parola passa infine all’assessore ai servizi sociali Villari secondo cui quella abitativa è “un’emergenza nell’emergenza”. Per lui il vero problema è l’occupazione abusiva di milletrecento alloggi, dovuta probabilmente ad infiltrazioni mafiose. Ma l’assessore al futuro ha strumenti e prospettive, per il futuro appunto. Verranno restaurati duecento alloggi, sarà creata l’Agenzia sociale della casa che censirà le case disponibili e il numero di coloro che ne hanno davvero bisogno e soprattutto “bisognerà convincere i proprietari privati di case che fare contratti regolari conviene”.
Lunedì 22 febbraio l’assessore Villari e quello ai lavori pubblici Bosco avranno un incontro con i rappresentanti delle famiglie senza case “per cercare di trovare delle soluzioni”. Intanto la seduta viene chiusa, tra le congratulazioni reciproche per aver avuto la brillante idea di convocare un consiglio straordinario apposito per questo tema, le soluzioni vengono rimandate a domani. Consiglieri e assessori tornano a casa, le famiglie in strada.