E Maravigna se ne va
“Venite qui solo per controllarci, se abbiamo droga. Siamo costretti a lavorare in strada e chiedere uno o due euro, non ci date i permessi di soggiorno. Voi siete dei razzisti” si sfoga Saro, senegalese di San Berillo, con il capo dei poliziotti. La ronda finisce alle dieci di sera, prima ancora di iniziare, quando ragazzi e ragazze insieme a qualche abitante del quartiere interrompono il gruppo di residenti e bandiere italiane.
Iniziano le discussioni fra le persone, si alza la voce, qualcuno dice: “Vivo qui da quando sono scapolo, non ce l’ho con le buttane” oppure un altro fra i residenti, con la bandiera arrotolata in mano: “Ma io non me la prendo con gli africani che vivono qui” e un altro, con le vene del collo che gli scoppiano: “Iu non pozzu dommiri a notti, c’aiu a fari?”.
Ieri se non ci fosse stata questa iniziativa le persone non avrebbero parlato, faccia a faccia, e raccontato i loro problemi di vicini di casa. Ringraziamo perciò Ivano Maravigna, che non è rimasto a parlare ed è andato via, forse perché quello non è il suo quartiere oppure non gli piacciono le riunioni di condominio.