“E io pedalo!”
La petizione promossa dai riders contro Assodelivery e Ugl.
Non c’è pace per i riders, ma nemmeno quella “dignità e sicurezza”, da sempre promesse durante i vari tavoli di contrattazione e mai, tuttavia, fissate una volta per tutte nero su bianco. Qualche giorno fa, infatti, la firma del nuovo contratto nazionale del lavoro tra Assodelivery, associazione delle principali compagnie di cibo a domicilio, come Glovo, Just eat e Deliveroo, e Ugl, è piaciuta talmente tanto ai riders di tutta Italia, che la loro gratitudine è stata immediata: “Non si tratta di un accordo, ma dell’ennesima imposizione di condizioni di precarietà e ricatto, ed è addirittura peggio della legge Catalfo – Di Maio dello scorso novembre.” dichiarano i riders del gruppo Deliverance Project di Torino sulla loro pagina Facebook.
“Ugl rider infatti oltre a non rappresentare i lavoratori e le lavoratrici del settore, nasce negli uffici di Glovo come Anar, Associazione Nazionale Autonoma Rider, e poi confluisce nel sindacato di destra.” – spiegano i riders sempre su Facebook – “I manager del food delivery hanno creato la loro controparte, l’hanno poi investita di rappresentatività e alla fine l’hanno portata a siglare un accordo che ha ben poco di innovativo.” I riders, insomma, continuerebbero a pedalare come lavoratori autonomi pagati a cottimo: “Il compenso verrà calcolato sul tempo stimato dalla piattaforma per l’esecuzione, parametrandolo sul criterio di dieci euro lordi all’ora, questo vuol dire che se per l’azienda una consegna può essere svolta in venti minuti, questa verrà pagata circa tre euro e trenta centesimi, sempre lordi, che è meno di quanto venga pagato un ordine attualmente. Oltretutto, non viene considerato il tempo di attesa, come se le ore che passiamo ad aspettare davanti ai ristoranti non valessero nulla.”
“L’ultima innovazione sui compensi consiste in un minimo garantito orario di sette euro solo per le nuove zone o città aperte e solo per i primi quattro mesi, a patto che tutti gli ordini vengano accettati: se anche un solo ordine viene rifiutato o riassegnato, l’incentivo salta non solo per l’ora corrente, ma anche per le ore consecutive.”- continuano arrabbiati -“È stato previsto un generoso e meritocratico bonus di seicento euro nel caso un rider consegnasse duemila ordini in un anno, cosa estremamente improbabile nonché del tutto impossibile per chiunque non abbia la partita iva.”
Per queste ed altre ragioni i riders hanno lanciato una petizione online volta a raccoglier più firme possibili: “Chiediamo di mantenere aperto il tavolo sindacale al Ministero per arrivare ad un accordo sindacale che ci tuteli davvero e contemporaneamente che parta una campagna straordinaria di ispezioni che sancisca quanto l’ufficio legale del Ministero del Lavoro ha già chiarito: ovvero che questo contratto è illegittimo e bisogna applicare la leggi e le sentenze dei Tribunali, garantendo a noi pieni diritti.”
Per firmare la petizione: