Dove stanno i mafiosi
“I mafiosi stanno in Parlamento, sono a volte ministri, sono banchieri, sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione…”.
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Non abbiamo molto da aggiungere a queste parole. Cerchiamo semplicemente di agire conseguentemente ad esse. Senza urlare, senza carriere politiche, cercando semplicemente di costruire alla base – fra le persone comuni, quelle che non urlano e non fanno carriera – un’alternativa a questo stato. Abbiamo infinita pazienza, sappiamo che il tempo è lungo e che tuttavia alle volte bisogna agire come se fosse molto breve.
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La mafia non è più corruzione, non è più un rapporto occasionale: fa parte profondamente dello stato di cose, in basso è una via di sfogo, in alto è un modello per tutti. Per essere veramente mafiosi, se si è importanti, non c’è alcun bisogno di essere formalmente mafiosi: non era fascista padre Gemelli (leggi razziali), né il senatore Agnelli (fabbriche imbavagliate), né la stragrande maggioranza dell’establishment degli Anni Trenta. Non è mafioso Veltroni, non lo è Marchionne, non lo è Renzi o Salvini, non lo è Beppe Grillo. Il loro Paese, il loro establishment, tuttavia è profondamente mafioso.
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“Non si può chiedere a tutti di essere un lupo solitario…”.
Neanche qui abbiamo molto da aggiungere. Chi vuol lottare lotti, sapendo che non è entusiasmo momentaneo e che non ci sono ricompense. Ciascuno, sotto un regime, alla fine è solo con se stesso, non ha altri capi nè altri maestri. O si sente intollerabile ciò che stiamo vivendo, o vi si può adeguare: spiegarlo a parole è difficile, in ambo i casi.
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Così, in questa fine d’annata, abbiamo ben poco da dire. “Che l’anno nuovo – auguriamo agli amici – per te sia bello, utile, e difficoltoso”. Oppure (aggiungiamo in silenzio) che almeno ti sia smemorato, che tu riesca in fretta a dimenticare il più possibile, a vivere “normale”.
Il fenomeno mafioso come il terrorismo degli anni 70 è stato organizzato e istituzionalizzato dal sistema politico per seminare tra la gente paura e rabbia, in tale modo che nulla cambiasse .Negli ultimi 70 anni, abbiamo registrato un avvicendamento della classe dirigente che è riuscita sempre ad agganciarsi ai vecchi metodi dei predecessori che avevano sempre dato risultati vincenti.Il metodo era quello di associarsi con la delinquenza organizzata , distribuire attraverso gli appalti soldi a pioggia per ricavarne voti.Il fatto piu grave è che riuscivano acondizionare le Istituzioni preposte alla lotta contro il crimine, al punto che anche ai fini processuali tutto venisse insabbiato. A causa di quanto esposto,oggi,siamo arrivati al punto di non ritorno.Il Paese,economicamente si sta collassando, siamoalla soglia del default.
micol: “Il metodo era quello di associarsi con la delinquenza organizzata,
………distribuire attraverso gli appalti soldi a pioggia per ricavarne voti”.
Di grazia, signor micol, mi potrebbe spiegare come la “delinquenza organizzata” andava a trovare i voti? Andava forse a raccoglierli agli alberi come si fa con le arance e i pistacchi? O con le sorbe e le olive? Oppure li andava a pescare presso una vastissima colonia di SERVI che con i loro voti ci hanno fatto tanti affarini quante sono state le elezioni, da settant’anni a questa parte?
Ma già, mi scusi, non ci avevo fatto caso: a tirar in ballo i SERVI non è una cosa piacevole, è un po’ come guardarsi allo specchio appena alzatisi dal letto. Molto meglio parlare dei politici e dei mafiosi e giocare la piacevolissima FARSA delle vittime!
Come fanno i bambini!
Cordialmente.