“Dove sta il Tribunale?” “Al Pasticcio”
Stanze poco illuminate, pilastri fuori posto, aule per le udienze mal realizzate, errori nel progetto. Il nuovo, faraonico, Tribunale di Marsala è pronto, ma non è adatto per le udienze. Nessuno vuole dare l’ok al trasferimento. La struttura è costata 13 milioni di euro
E pensare che era venuto pure il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a inaugurare il cantiere. In realtà i lavori erano già cominciati, ma lui ha comunque voluto posare la prima pietra. Una cerimonia solenne, per il nuovo palazzo di Giustizia di Marsala. E un rinfresco costato 20 mila euro, era il 25 luglio 2008.
Oggi, invece, c’è aria di pasticcio all’italiana al nuovo palazzo di giustizia di Marsala. Sei anni di lavori, 13 milioni di euro. Avvocati, cancellieri, giudici, e tutto un circondario che aspetta di trasferirsi.
Nuovo di zecca, ma già inadeguato
Ma il tribunale, nuovo di zecca, non è pienamente adeguato ad ospitare un tribunale. E questo il paradosso della nuova e imponente struttura di via del Fante. Scarsa illuminazione, molte stanze senza finestre, aule inadatte per tenere le udienze, con pilastri al centro ad ostacolare il “controllo” necessario e la visuale di pubblico e addetti ai lavori.
Da anni tutti chiedevano una nuova struttura, perchè il tribunale di piazza Borsellino (originariamente una scuola) è vecchio e troppo piccolo per ospitare udienze, archivi, cancellerie, e la Procura della Repubblica. Troppo piccolo e anche qualche problema di sicurezza, per una struttura in cui si svolgono delicati processi come quelli ai fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro e alla mafia del Belice. Dove vengono condotte predisposte delicate inchieste dalla Procura. Addirittura, il giorno del suo insediamento, il presidente del Tribunale, Gioacchino Natoli, rimase bloccato in ascensore. Quasi un presagio.
L’iter comincia nel 2007
C’è bisogno di un nuovo tribunale, più grande, all’avanguardia per un circondario come quello di Marsala che copre tutta la zona del Belice, mezza provincia, fino ad arrivare a Castelvetrano. Nel 2007 comincia l’iter, si individua l’area dove far nascere il nuovo palazzo di giustizia. Un area di 14 mila metri quadrati tra via del Fante e corso Gramsci, poco distante dall’attuale palazzo di giustizia. Ora il tribunale è quasi pronto. Mancano alcune rifiniture. E in un paio di mesi ci si potrebbe trasferire tutti là.
Sia la Procura della Repubblica che il Tribunale. Ma c’è qualcosa che non va.
Perchè mentre la parte della struttura destinata alla procura risponde alle esigenze dell’ufficio, è pronta e ci si potrebbe trasferire subito, dove dovrebbe insediarsi il tribunale invece, con le aule per le udienze penali e civili, la cancelleria e tutto il resto, ci sono tutta una serie di pecche progettuali.
Errori grossolani al progetto
Errori grossolani al progetto che non sono stati corretti in tempo utile. Come le aule di udienza che sono poco illuminate e al centro hanno dei pilastri.
Il problema sorge soprattutto per le udienze dei processi penali. I pilastri al centro di aula sono contro qualsiasi criterio su come sono fatte le aule di tribunale, luoghi in cui, di norma i giudici dal pretorio devono avere contezza di ogni movimento in aula. Per non parlare di stanze – destinate ai giudici – in cui non ci sono finestre.
Tutti questi pasticci non sono piaciuti al presidente del Tribunale, Gioacchino Natoli, che non se la sente di trasferire tutti gli uffici e le attività al nuovo palazzo di Giustizia.
Prima di lui, l’ex presidente del Tribunale, Mario D’Angelo, vedendo i pasticci combinati, non aveva dato il nulla osta al progetto. Le aule in sostanza non sono funzionali all’utilizzo previsto.
Adesso si sta pensando a un trasferimento parziale che riguarderebbe la Procura, gli archivi, l’ufficio del Gip, e qualche cancelleria. “Un trasferimento totale genererebbe grossi problemi, anche in termini di sicurezza” ci dicono i pochi che hanno visto da dentro la nuova struttura.
Il resto? Rimarrebbe al vecchio edificio, in attesa che vengano sistemate le cose. Gli addetti ai lavori sostengono che si potrebbe risolvere tutto con qualche decina di migliaia di euro, autorizzati dal Ministero della Giustizia, destinando l’aula ad altri scopi e attrezzare un’altra parte per i processi penali collegiali.
“Troppo tardi per intervenire”
C’è da dire anche che quando Natoli si accorse che nel progetto c’era qualcosa che non andava, gli era stato detto che era troppo tardi e troppo costoso apportare delle modifiche.
Il risultato è un tribunale gigante, una struttura importante, ma a mezzo servizio, quasi pronto, non adatto ad essere usato come tribunale, per tenere le udienze, frutto di pasticci e mancati controlli di chi doveva controllare. E un pacco di soldi spesi.
Oltre 13 milioni e 500 mila euro finanziati, di cui 10,7 milioni messi dal Ministero della Giustizia e 2,8 milioni dal Comune di Marsala.
Un progetto messo nero su bianco dall’Ufficio Territorio ed Ambiente del Comune e realizzato da un’A.T.I. composta Iride , e dall’Itaca, Airtemp Division e Co.ri.mar.. La direzione dei lavori, nel 2008, è stata affidata a una R.T.I. formata da Politecnica Ingegneria ed Architettura Soc. Coop. a.r.l.(c.g.), con Well Tech s.r.l. e con Houses & Lands Engineering s.r.l., con sede legale a Modena per circa 375 mila euro. Tra i compiti della direzione dei lavori, si legge nel capitolato d’appalto, c’è “curare che i lavori siano eseguiti a regola d’arte ed in conformità al progetto esecutivo ed al contratto”.
Già, a regola d’arte. Di casi come questi, con lavori costati milioni di euro e che poi risultano pasticciati, la Corte dei conti ne ha trattati parecchi negli ultimi anni. Il controllo dei giudici contabili è sempre molto intenso sulle opere pubbliche. Controlli che poi potrebbero sfociare in danni erariali enormi. E poi chi paga?
Quello di Marsala è un caso unico. In cui c’è un tribunale pronto, nuovo di zecca ma che non può essere utilizzato. Mentre in tutta Italia, i palazzi di Giustizia sono in condizioni pessime.
Con ritardi sull’innovazione, la sicurezza, e problemi strutturali. C’è il caso di Trapani ad esempio, dove ad aprile è crollata una parte del soffitto del Tribunale.
Effetto domino: anche una scuola…
Ha, poi, un effetto domino l’inghippo del nuovo tribunale. Perchè non sono soltanto gli addetti ai lavori ad aspettare l’apertura del nuovo palazzo di Giustizia di Marsala. Ci sono anche dei ragazzi, sono gli studenti dell’Istituto tecnico commerciale che da quarantanni si trova in una struttura non a norma, per la quale l’ex Provincia paga 300 mila euro di affitto l’anno. Aule piccole, corridoi stretti, e amianto qua e là.
Adesso gli studenti hanno fatto una proposta, al commissario straordinario della Provincia Antonio Ingroia: “Ci trasferiamo al vecchio Tribunale, visto che era stato pensato come scuola, quando questo si trasferirà nella nuova struttura”.
Poveri ragazzi, aspettano da quarant’anni una scuola nuova, trovano la soluzione, ma è tutto bloccato da un pasticcio tipicamente siciliano.