Dopo Ciancio. La Sicilia dei Siciliani
La conferenza stampa de I Siciliani giovani al Giardino di Scidà sul sequestro Ciancio.
Si è svolta questa mattina presso il Giardino di Scidà – bene confiscato alla mafia la conferenza stampa de I Siciliani giovani sul decreto di sequestro e confisca dei beni e delle società di Mario Ciancio Sanfilippo. All’imprenditore, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, è stata sequestrata anche la società editrice del giornale “La Sicilia” e le emittenti televisive che adesso sono gestite da amministratori nominati dal Tribunale di Catania. Sono intervenuti Matteo Iannitti, giornalista de I Siciliani giovani, Giovanni Caruso, vicedirettore e Riccardo Orioles, Direttore del giornale.
“Siamo qui in un luogo confiscato alla mafia, a Nitto Santapaola, che abbiamo restituito alla città. Dove prima c’era la puzza di mafia adesso giocano i bambini. Adesso La Sicilia è sequestrata per mafia, allo stesso modo va restituita alla città.
Noi siamo quelli di Pippo Fava, de I Siciliani, e per quarant’anni abbiamo raccontato e denunciato di Mario Ciancio quello che il Tribunale ieri ha deciso: socialmente pericoloso, amico dei mafiosi.
Noi lo abbiamo capito subito, raccontando i fatti. In troppi in questi anni hanno fatto finta di non vedere e non hanno voluto leggere. La giustizia, grazie al coraggio dell’attuale Procuratore, finalmente è arrivata.
Tuttavia è già passato il tempo della soddisfazione. Dobbiamo metterci al lavoro.
Ciancio non è più il padrone de La Sicilia: lo scontro con quel giornale è finito. Ma Ciancio lascia macerie. Come ribadito ieri dal Procuratore, la crisi dei giornali e delle tv sequestrate è pesantissima. Negli ultimi dieci anni come dichiarato dallo stesso Ciancio, sono stati utilizzati i suoi soldi personali per mantenere giornalisti e lavoratori e nonostante questo numerosi sono stati i licenziamenti e i tagli. Quelle iniezioni di liquidità, la cui provenienza è stata oggetto del sequestro, non ci saranno più. Il giornale La Sicilia dovrà quindi camminare con le proprie gambe e su quelle del suo amministratore giudiziario.
Farà forse vendere più copie e salverà i posti di lavoro continuare a ospitare le lettere dal 41 bis, rettificare le notizie sui mafiosi per non indispettirli, regalare pagine ai politici amici che vanno a fare l’inchino al direttore oppure spingere varianti al piano regolatore che fanno arricchire gli amici degli amici, magari mettendo un direttore in assoluta continuità e di fiducia di Ciancio, sotto processo per mafia? Noi pensiamo che continuare così uccide il giornale, porta alla disoccupazione i suoi giornalisti e i suoi lavoratori.
Noi siamo a disposizione dell’amministratore giudiziario per contribuire a salvare La Sicilia, salvando tutti i suoi lavoratori ma trasformando il giornale. Non più il giornale dei poteri forti, dei politici amici, degli affari di qualcuno. Ma La Sicilia dei quartieri abbandonati e dei bambini dei quartieri. La Sicilia che spernacchia i potenti, ladri e corrotti, e tende la mano ai ragazzi. Una Sicilia che sia molto più Pippo Fava e molto meno Santapaola. La Sicilia che racconta a tutta Italia della nostra terra, orgogliosamente meridionale: altro che Milano del sud.
La Sicilia di Ciancio è finita. Se non si farà in tempo, il giornale La Sicilia non esisterà più, sarà acquistato per un pugno di euro da qualche grande gruppo editoriale con enormi tagli e licenziamenti. La nostra sfida, che proponiamo a tutti, a partire dall’amministratore giudiziario, è fare La Sicilia dei siciliani.
Confidiamo che dopo lo shock, nonostante le infelici esternazioni, anche l’attuale redazione del giornale sarà d’accordo”.
Che storia!