Diario dalla rete dei Siciliani giovani
Come viaggia l’antimafia
“L’antimafia viaggia con l’educazione scolastica, al nord come al sud”.
– Qui, a Bologna, ho letto su Diecieventicinque, ci sono esperienze significative.
“Quali?”.
– Alessandro Gallo fa un laboratorio di teatro nelle scuole superiori.
“Che insegna?”.
– A riconoscere le mafie.
“Beh!”.
– Non solo lui, è un lavoro condotto da un gruppo: Maria, Giulia, Salvo.
“Ma che fanno?”.
– Lavorano sui problemi sociali, la prostituzione, le mafie, il gioco d’azzardo. Fanno una specie radiografia dei problemi sociali della città. Lo spettacolo lo portano nei teatri.
“Chi sono i protagonisti?”.
– I ragazzi che raccontano vite e i problemi di mafie. E’ un teatro che parte dall’ascolto e collega le scuole e il territorio; dà voce ai ragazzini.
“Come si intitola?”.
– Mafia Pop Stop!
“Bello, proprio un grido!”.
– Dalla prostituzione della parola alla minaccia del gesto, dal gioco di mani e d’azzardo al veleno della calce, dalla conferma alla negazione, dalla lingua al cuore di un altro. Diventare un esercito di soldati hip hop contro le mafie.
* * *
Palermo, il nostro viaggio, il viaggio di Luciano e mio quasi sta terminando. Luciano deve ritornare assolutamente a casa prima di me, io mi fermo a Bagheria, ospite dei frati francescani. La loro parrocchia è confinante con quella di padre Stabile, che dagli anni Settanta spiega i rapporti tra Chiesa e Mafia, analizzando in termini storici la geografia del mondo democristiano in Sicilia.
Lo sento di tanto in tanto. Da una decina di anni sta qui a Bagheria. Gli telefono, ma non riesco ad andarlo a trovare. “Sai, non riesco neanche ad andare al Centro San Saverio, dove Scordato sta presentando la biografia su padre Puglisi scritta da Deliziosi” mi dice lui.
Palermo di Padre Puglisi
Passano i giorni. La settimana che seguirà a Palermo ci sarà la beatificazione di Padre Puglisi, e un mese dopo il gay pride.
Così la città in due momenti ospiterà un centinaio di migliaia di persone. Ognuna di esse ha la sua forma di dovere civile. E’ molto probabile che il giovane cattolico che arriva a Palermo sia differente dal giovane laicissimo del pride. Probabilmente uno si sarà portato il capellino col volto di papa Francesco e l’altro la maglietta di mille colori. Ma la responsabilità di voler vivere in un paese civile è comune. Viva padre Puglisi, ma viva anche i ragazzi sereni in Italia.
Palermo del gay pride
Daniela ci racconta Palermo nei giorni del pride:
“La sera ti fermi un attimo e ti guardi in giro. Migliaia di persone che si riversano ai Cantieri tutte le sere. Gente di tutti i tipi, estrazioni sociali, etnie, orientamenti sessuali, generi. E’ uno spazio pubblico, una casa comune in cui tutti sono a casa. Nonni e nipoti passeggiano il
pomeriggio fra i manifesti mentre
senti dalle loro voci che”i diritti
gay sono diritti umani”. “Se non la smetti di piangere – dice qualcuno al bambino – non ti ci porto più, ‘u pride!”.
Rileggendo don Milani
Catania, il viaggio è finito. Comincia il caldo, e in questi giorni sudando mi rileggo don Milani.
Penso a padre Stabile, rimasto senz’armi prigioniero a Bagheria, e mentre gira per quel paese, invaso dalla spazzatura, ripenso anche ai ragazzini. A quelli di San Cristoforo, fra le vie strette del quartiere, a quei pochi che i miei amici del Gapa riusciranno a salvare. O ai ragazzini di Salvo, a quelli che vivono tra le periferie di Bologna, o nella città benestante. O ai ragazzini gay italiani, alle nuove generazioni imprigionate tra le disco e le chat per anni, perché fuori la politica tarda a dargli dei diritti. Penso ai nuovi italiani, alla loro paziente vita da cittadini di serie altra. Penso ai ragazzi di Nando alla periferia di Firenze e a quelli di Raffaella.
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Penso a Salvo, che vorrebbe fare il giornalista dee-jay. A Riccardo alla ricerca di un lavoro come volantinatore. A Giuseppe, uscito dal carcere, che vuole un’altra possibilità. Al figlio della mia amica, che non riesce a scuola perché ha il padre lontano, al lavoro al nord, e questo lo mette in crisi. Al figlio di Barbara, che vive al Pigno e si domanda cosa fare dopo la maturità. Pensiamo, Luciano ed io, che oggi è il momento di rimetterci pazientemente a raccontare.
con Andrea Mignozzi, Silvia Occhipinti, Massimo Manzoli, Paola Resta, Giorgio Zattini, Alessandro Spazzoli, Alessandro Romolo, Francesca Cantoni, Fabio Tonnini, Enrico De Sanso, Ambra Scandura, Nando D’Ambrosio, Raffaella Carrara, Daniela Tomasino, Carla Baroncelli, Salvo Ognibene e Sabina Longhitano
Bel pezzo! Diciamo, per essere più specifici che il gruppo Lavori in corso non si è diretto da nessuna parte, nesssun dossier. Si è piegato per formare un cerchio. I cerchi non si spezzano di solito, se hanno coscienza della loro forma. Evidentemente questo non ce l’ha fino in fondo. In bocca a lupo per tutto e mi dispiace di non essere dei vostri al momento.