lunedì, Novembre 25, 2024
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Diario dalla rete dei Siciliani giovani

Come viaggia l’antimafia

foto: Ines Mancuso

“L’antimafia viaggia con l’educazione sco­lastica, al nord come al sud”.

– Qui, a Bologna, ho letto su Diecieven­ticinque, ci sono esperienze significa­tive.

“Quali?”.

– Alessandro Gallo fa un laboratorio di teatro nelle scuole superiori.

“Che insegna?”.

– A riconoscere le mafie.

“Beh!”.

– Non solo lui, è un lavoro condotto da un gruppo: Maria, Giulia, Salvo.

“Ma che fanno?”.

– Lavorano sui problemi sociali, la pro­stituzione, le mafie, il gioco d’azzardo. Fanno una specie radiografia dei proble­mi socia­li della città. Lo spettacolo lo porta­no nei teatri.

“Chi sono i protagonisti?”.

– I ragazzi che raccontano vite e i pro­blemi di mafie. E’ un teatro che parte dall’ascolto e collega le scuole e il territo­rio; dà voce ai ragazzini.

“Come si intitola?”.

– Mafia Pop Stop!

“Bello, proprio un grido!”.

– Dalla prostituzione della parola alla mi­naccia del gesto, dal gioco di mani e d’azzardo al veleno della calce, dalla con­ferma alla negazione, dalla lingua al cuore di un altro. Diventare un esercito di solda­ti hip hop contro le mafie.

 * * *

Palermo, il nostro viaggio, il viaggio di Luciano e mio quasi sta terminando. Lu­ciano deve ritornare assolutamente a casa prima di me, io mi fermo a Bagheria, ospite dei frati francescani. La loro par­rocchia è confinante con quella di padre Stabile, che dagli anni Settanta spiega i rapporti tra Chiesa e Mafia, analizzando in termini storici la geografia del mondo democristiano in Sicilia.

Lo sento di tanto in tanto. Da una deci­na di anni sta qui a Ba­gheria. Gli telefo­no, ma non riesco ad andarlo a trovare. “Sai, non riesco neanche ad andare al Centro San Saverio, dove Scordato sta presentan­do la biografia su padre Puglisi scritta da Deliziosi”  mi dice lui.

Palermo di Padre Puglisi

Passano i giorni. La settimana che se­guirà a Palermo ci sarà la beatificazione di Pa­dre Puglisi, e un mese dopo il gay pride.

Così la città in due momenti ospiterà un centinaio di migliaia di persone. Ognuna di esse ha la sua forma di dovere civile. E’ molto probabile che il giovane cattolico che arriva a Palermo sia diffe­rente dal giovane laicissimo del pride. Probabil­mente uno si sarà portato il ca­pellino col volto di papa Francesco e l’altro la ma­glietta di mille colori. Ma la responsabili­tà di voler vivere in un paese civile è co­mune. Viva padre Puglisi, ma viva anche i ragazzi sereni in Italia.

Palermo del gay pride

Daniela ci racconta Palermo nei giorni del pride:

“La sera ti fermi un attimo e ti guardi in giro. Migliaia di persone che si river­sano ai Cantieri tutte le sere. Gente di tutti i tipi, estrazioni sociali, etnie, orientamenti sessuali, generi. E’ uno spazio pubblico, una casa co­mune in cui tutti sono a casa. Nonni e nipoti passeggiano il

pomerig­gio fra i manifesti mentre

senti dal­le loro voci che”i diritti

gay sono diritti umani”. “Se non la smetti di piangere – dice qualcuno al bambino – non ti ci porto più, ‘u pride!”.

Rileggendo don Milani

Catania, il viaggio è finito. Comincia il caldo, e in questi giorni sudando mi rileg­go don Milani.

Penso a padre Stabile, rimasto senz’armi prigioniero a Bagheria, e men­tre gira per quel paese, invaso dalla spaz­zatura, ripen­so anche ai ragazzini. A quelli di San Cri­stoforo, fra le vie strette del quartiere, a quei pochi che i miei amici del Gapa riu­sciranno a salvare. O ai ragazzini di Sal­vo, a quelli che vivono tra le periferie di Bologna, o nella città benestante. O ai ra­gazzini gay italiani, alle nuove generazio­ni imprigionate tra le disco e le chat per anni, perché fuori la politica tarda a dargli dei  diritti. Penso ai nuovi italiani, alla loro paziente vita da cittadini di serie al­tra. Penso ai ragazzi di Nando alla perife­ria di Firenze e a quelli di Raffaella.

* * *

Penso a Salvo, che vorrebbe fare il gior­nalista dee-jay. A Riccardo alla ricer­ca di un lavoro come volantinatore. A Giusep­pe, uscito dal carcere, che vuole un’altra possibilità. Al figlio della mia amica, che non riesce a scuola perché ha il padre lon­tano, al lavoro al nord, e que­sto lo mette in crisi. Al figlio di Bar­bara, che vive al Pigno e si domanda cosa fare dopo la ma­turità. Pensiamo, Luciano ed io, che oggi è il momento di rimetterci pazientemente a raccontare.

 

con Andrea Mignozzi, Silvia Oc­chipinti,   Massimo Manzoli, Paola Resta, Giorgio Zattini, Alessandro Spazzoli, Alessandro Romolo, Francesca Cantoni, Fa­bio Tonnini, Enrico De Sanso, Ambra Scandura, Nando D’Ambrosio, Raffaella Carrara, Daniela Tomasino, Carla Baron­celli, Salvo Ognibene e Sabina Longhitano

Un pensiero su “Diario dalla rete dei Siciliani giovani

  • Bel pezzo! Diciamo, per essere più specifici che il gruppo Lavori in corso non si è diretto da nessuna parte, nesssun dossier. Si è piegato per formare un cerchio. I cerchi non si spezzano di solito, se hanno coscienza della loro forma. Evidentemente questo non ce l’ha fino in fondo. In bocca a lupo per tutto e mi dispiace di non essere dei vostri al momento.

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