Diario dalla rete dei Siciliani giovani
Eccovi il promemoria
Poi comincia il convegno, e qui abbiamo segnato dei contenuti da non dimenticare. Eccovi il promemoria. E’ un modo di passarvi la palla…
- Parlare del grido della farfalla è parlare dei “senza potere e senza voce” che sono facilmente schiacciati. L’obiettivo è far uscire dal silenzio i temi dimenticati.
- Il giornalismo, nella crescita democratica di un paese, ha un ruolo attivo nel renderci consapevoli e responsabili.
- Sono lontani i tempi delle grandi inchieste di Ennio Remondino e Roberto Morrione. Nei giornali, invece i giornalisti sono spesso precari, difficilmente trovano spazi ed energie per realizzare inchieste. Fare il giornalista giornalista come Giancarlo Siani è diventato una missione invece di una professione
- I giovani non vogliono imparare niente? Fare il confronto tra la scuola di ieri e quella odierna, non considerando come è cambiata la società, la famiglia, la televisione, la stampa e il web è un esercizio inutile.
- Vero è che viviamo una crisi nell’educazione, ma se c’é una via per il riscatto questa passa attraverso la scuola pubblica.
- Giovani ventenni: una generazione divisa in due; chi si attiva, lotta e spesso in fuga all’estero, e chi si lascia trascinare dal vortice del consumismo selvaggio. Tra attivi in fuga e animali consumatori c’é una terza via?
- Chi sta al centro della società ? Senza giovani non c’é futuro. E’ banale a dirlo, ma non è chiaro ai giovani.
- Il gioco è la prima forma di dipendenza in Italia. Lo sapete? O lo fate? Perché fino ad ora non c’é mai stato da parte della politica un contrasto forte e un’opposizione seria? Indifferenza o Incompetenza? Oppure?
- Partecipare è una prerogativa di tutti. Partecipare nelle assemblee, nelle piazze, nei partiti e nelle associazioni. La democrazia vive di partecipazione e la partecipazione vive di noi cittadini. Ma come si fa?
- La fotografia del paese è quella in mano alla cattiva politica. Da una parte i partiti in crisi non più capaci di far partecipazione: i nuovi media, spesso sono uno strumento di comunicazione non democratica.
- Partecipare significa trovare un antivirus a questa situazione storica. Se cambiare si può, come e perché?
- Residenza è esistenza: dall’avere o no un indirizzo di abitazione sulla nostra carta di identità dipende il posto di lavoro, o la pensione, o l’assistenza sanitaria. Chi ha perso la casa, non deve perdere la dignità.
- Informare significa denunciare gli imbrogli del potere. Informare significa testimoniare a fianco dei poveri, e dei senza potere.
- Perché le televisioni limitano l’informazione sulle guerre dimenticate? Perché si limitano a parlare del caduto e della sua famiglia in Italia. Questo è parlare di guerra?”
- Quale giornalismo critica le ragioni degli interessi economici dei terzi, nelle guerre dimenticate? Quale giornalismo ci porta lontano anche geograficamente?
- “Mettersi in cerchio” per capire, farsi domande, essere compagnia l’uno all’altro. Che cosa è poi antimafia sociale? Uscire dall’indifferenza è una delle risposte, se non la risposta, emersa dall’incontro sulla lotta alle mafie.
- Il dossier 2012 sulle Mafie in Emilia Romagna, utilizzato come fonte anonima da Repubblica è uno degli esempi di come i grandi giornali usano il giornalismo di base senza citare la fonte
- Far bene il mestiere di giornalista comporta spesso conseguenze pesanti. Oltre le minacce fisiche, esistono le querele, efficacissimi bavagli. Ce lo hanno ricordano Davide Oddone e Gaetano Alessi.
- La geografia economica e criminale della mafia non è divisa per regioni; lo si sa da tempo. Ecco perché oggi non possiamo più parlare di infiltrazioni, bensì di radicamento delle mafie.
- Le palazzine colorate nella pianura padana non sono poi così lontane dai marciapiedi sconnessi e le fogne inesistenti di Librino, il quartiere catanese raccontato nel monologo omonimo da Luciano Bruno.
- La vera evoluzione del giornalismo parte dalle parole giuste, bisogna usare correttamente la lingua. L’italiano non ha il neutro, ma maschile e femminile. Nei nostri vocabolari le definizioni sono tutte al maschile, perché non rispettare la nostra ricca grammatica, e coniugare i generi quando si scrive? Non è per una questione lessicale, ma perché le parole rafforzano gli stereotipi e il linguaggio è alla base dei nostri comportamenti.
- Se il linguaggio che si usa non nomina le donne, le cancella. Chi non è nominata non esiste. L’oscuramento delle donne cancella la figura femminile, come, al contrario, l’enfatizzazione la distorce.
- Se non si usa il linguaggio in modo corretto, gli stereotipi resteranno un riflesso condizionato da cui non riusciremo a liberarci. Questo nodo va sciolto se si vuol comprendere e definire la realtà, altrimenti, il femminicidio rimarrà per sempre un delitto passionale. un linguaggio corretto significa sostenere una cultura che ha rispetto dei generi. Ce lo ha ricordato Carla Baroncelli.
Bel pezzo! Diciamo, per essere più specifici che il gruppo Lavori in corso non si è diretto da nessuna parte, nesssun dossier. Si è piegato per formare un cerchio. I cerchi non si spezzano di solito, se hanno coscienza della loro forma. Evidentemente questo non ce l’ha fino in fondo. In bocca a lupo per tutto e mi dispiace di non essere dei vostri al momento.