Democrazia partecipata?
A Catania partecipi solo se hai un account Facebook
Secondo quanto previsto dalla Legge regionale numero 5/2014, ai Comuni è fatto obbligo di spendere almeno il 2% delle somme loro trasferite come compartecipazione al gettito regionale dell’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) con “forme di democrazia partecipata, utilizzando strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune.”
Il Comune di Catania ottempera a questo obbligo predisponendo un insieme di proposte e sottoponendole a votazione attraverso mezzi telematici. A differenza di quanto avvenuto per consultazione precedente nella quale le preferenze erano comunicate via e-mail, per il 2017 il mezzo scelto dal Comune è stata la piattaforma Facebook.
Riteniamo inappropriata la scelta di un servizio gestito da una azienda privata per un istituto importante come la Democrazia Partecipativa, a maggior ragione in assenza di un accordo di servizio che fornisca garanzie sul corretto svolgimento della votazione.
Rileviamo inoltre che così facendo si esclude chi, per scelta o per necessità, non possiede un account sulla suddetta piattaforma, che stimiamo attorno al 40% degli aventi diritto.
Infatti, secondo quanto stimato da Facebook stessa, il numero di account Facebook in Italia non supererebbe i 28 milioni (fonte vincos.it) su un totale di 46.905.154 aventi diritto al voto in Italia (aventi diritto al voto per la Camera dei deputati, fonte Ministero dell’Interno).
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Penso che la scelta dell’amministrazione comunale sia una manifestazione di provincialismo culturale, probabilmente suscettibile di azione giudiziaria perché di fatto esclude una larga parte degli aventi diritto dall’esercizio di quel diritto.
L’articolo completo è anche disponibile all’indirizzo http://opendatahacklab.org/aaronwinstonsmith/democraziapartecipata2017ct.txt