De Mauro. Servizi, affari e mezzo secolo di omertà
“Con quest’affare mezza Italia tiene sotto ricatto l’altra metà”. L’affare era la morte di Enrico Mattei nell’incidente aereo di Bascapè del 27 ottobre 1962. Presto archiviato e lasciato dormire fino al 1970, allorché Eugenio Cefis punta alla conquista della Montedison. Chi l’ostacola – scrive Giorgio Galli – solleva dubbi sulla fine di Mattei; chi la favorisce non vuole che se ne riapra il discorso.
Ma cosa c’entra tutto questo con la scomparsa di Mauro. De Mauro il 16 settembre di cinquant’anni fa e del suo corpo mai ritrovato? Il giornalista dell’Ora era stato invitato dal regista Francesco Rosi a collaborare alla sceneggiatura del film Il caso Mattei. Lavorando per il film, interrogando molte persone, De Mauro raccoglie informazioni eclatanti. Tanto da lasciarsi andare ad affermazioni come “Farò tremare l’Italia” il giorno prima di sparire per sempre. Cosa aveva scoperto? Cose che certamente andavano oltre il caso Mattei.
Non passano molti giorni da quel 16 settembre e viene mandato a Palermo l’agentesegreto Rossi con lo scopo di fermare il capo della squadra mobile Mendolia, sul punto di arrivare a delle verità importanti in quell’autunno del 1970. “Io non so – gli dice sibillinamente l’agente segreto – se l’aereo di Mattei fu sabotato. Certo è che cadde e che in quel lontano 1962 c’era gente che si dava da fare perché cadesse…De Mauro non sapeva che con quest’affare mezza Italia, da dieci anni, tiene sotto ricatto l’altra metà”. Parole che aprono una ridda di ipotesi e di domande senza risposte. Sul ruolo di Cefis e di Cazzaniga. Sui rapporti Esso-Eni. Su cosa faceva, o meglio non faceva, nel 1962, all’aeroporto di Catania il servizio a tutela di Mattei mentre il probabile attentatore raggiungeva indisturbato il suo aereo prima del decollo. E su Mauro De Mauro, naturalmente.
Stando alle dichiarazioni di alcuni pentiti storici, lo scoop con cui il cronista dell’Ora voleva far “tremare l’Italia” conteneva rivelazioni sul sabotaggio dell’aereo in volo da Catania a Milano su cui viaggiava Mattei e sul golpe Borgheseprogrammato per la notte dell’Immacolata del 1970. “La decisione di eliminarlo fu assunta dopo un consulto romano… Nei rapporti di Cosa nostra con i generali: lì ci sono i mandanti”– dice il pentito Francesco Di Carlo nell’intervista a Repubblica del 12 giugno 2011.
La corte d’assise di Palermo, nonostante le dichiarazioni dei pentiti, aveva appena assolto Totò Riina dall’accusa di essere il mandante della morte del giornalista. E il processo si era celebrato quarantun anni dopo il suo rapimento e la sua definitiva sparizione. “De Mauro fu seppellito all’Oreto, dopo essere stato interrogato in una proprietà di Bontate,– dice ancora Di Carlo – ma la zona è ormai irriconoscibile”. Due mesi dopo il rapimento arrivò in Sicilia il capo dei servizi segreti Vito Miceli per una riunione con i vertici della polizia. Evidentemente con l’ordine di annacquare le indagini. Sulla morte di Mattei e su quanto De Mauro stava per pubblicare.