Da potere a regime
“Io sono io e tu sei tu”
MINEO/ SILENZI E AFFARI RILEGATI IN PELLE UMANA
Le indagini su Mafia Capitale coinvolgono il CARA di Mineo e la disastrosa (per i migranti) gestione d’ingentissime risorse pubbliche per il business della pseu- do-accoglienza. Da allora la situazione si è incancrenita: dall’inizio del 2013 le presenze nel CARA sono più che raddoppiate (da 1800-2000 alle attuali 4500), mentre le commissioni per l’esame delle richieste d’asilo hanno dimezzato le audizioni.
Nei primi anni furono numerose le proteste dei migranti e purtroppo anche i tentativi di suicidio. Dalla fine dell’anno scorso i gestori del CARA, grazie a solide conoscenze nelle istituzioni locali e nei governi di larghe intese, hanno tentato di riverniciare la loro “missione umanitaria”.
Non è bastata la vergogna della cooperativa Sisifo a Lampedusa che, dopo la strage del 3 ottobre, accoglieva i migranti nel CPSA con metodi degni dei nazisti.
Proprio nel dicembre scorso il sindaco Bianco presentava a Montecitorio il film “Io sono io e tu sei tu”, demagogico espediente per dipingere il CARA di Mineo come il paradiso terrestre dell’accoglienza.
Pochi giorni dopo, il 14 dicembre, il ventunenne eritreo Mulue Ghirmay s’impiccò dentro il CARA e il 19 dicembre, a migliaia, i richiedenti asilo manifestarono lungo la statale Catania-Gela e subirono all’ingresso di Palagonia violente cariche poliziesche, quando volevano solo rendere pubbliche le ragioni della loro protesta.
Il sistema Odevaine proprio nel CARA di Mineo ha consolidato un sistema clientelare che accontenta tutti, dalle istituzioni ai media, dai sindacati all’associazionismo.
Peccato che le condizioni di vivibilità per la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo siano progressivamente peggiorate, con almeno venti persone per casa (per i militari di Sigonella erano monofamiliari); mentre la miseria (il pocket money quotidiano di euro 2,50 viene versato in sigarette) costringe molti migranti a lavorare in nero per 10-15 euro al giorno nelle campagne; stanno dilagando anche la prostituzione e lo spaccio di droga.
Con tutto ciò, i media si son bevute senza batter ciglio le tranquillizzanti versioni dei candidi gestori.
Nel primo anniversario della morte di Mulue Ghirmay facciamo appello a riprendere la mobilitazione affinché il CARA di Mineo venga chiuso, moltiplicando in alternativa gli SPRAR in piccoli e medi centri, per favorire così un reale inserimento sociale, seguendo l’esempio di comuni come Riace nella Locride, a costi molto inferiori ed a condizioni più umane. Riteniamo fondamentale l’immediato superamento a Mineo del “sistema CARA”, con il suo svuotamento, nel rispetto dei tempi previsti dalle normative per la permanenza (35 giorni), con la conseguente moltiplicazione delle apposite Commissioni.
Questo mega-CARA, unico in tutta Europa, è un esperimento fallito di contenimento forzato dei migranti, parcheggiati a tempo indeterminato (in media 18 mesi) mentre si costruisce un conflitto razziale tra autoctoni e migranti: da una parte i richiedenti asilo vengono supersfruttati dai caporali nelle campagne, dall’altro la destra xenofoba alimenta nel calatino la “guerra fra poveri”. Mentre con Mafia Capitale i fascio-mafiosi si sono arricchiti sulle nostre spalle e dalle nostre tasche.
La Rete antirazzista catanese