Da Portella al Quirinale, due uomini e due muli
Giovanni e Paola come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino “testardi e forti esattamente come loro, non potevano che essere due muli a portare un messaggio del genere.”
Muli che a loro insaputa sono diventati una sorta di “cavallo di troia”, non per vincere qualche battaglia ma per aprire le porte della diffidenza. “Siamo stati accolti dovunque con curiosità e grande generosità, la gente ci offriva da bere per strada e ci stava a sentire, il fatto di stare a cavallo in qualche modo ci avvicinava.”
Le immagini si affastellano e si fondono con i colori dell’estate, le settantuno albe e i settantuno tramonti, i volti che passano e quelli che rimangono… Come Bibino per esempio.
“Bibino non potrò mai dimenticarlo – racconta Mirco – Stavamo a Monte Cassino e a un certo punto incontriamo questo pastore che viveva da solo con le sue quattro pecore. Una persona poverissima, senza niente. Eppure quella sera ha preteso che dividessimo la sua cena. Ha cucinato un piatto di pasta e ha diviso con noi un tozzo di pane. Il suo pezzo di pane duro per tre. E com’era contento quando gli abbiamo detto che ci saremmo fermati a cenare con lui.”
E poi ci sono le persone che in questo viaggio ci hanno creduto, lo hanno sostenuto e appoggiato, anche logisticamente, sin dal principio.
Come i due allevatori che gratuitamente si sono occupati del trasporto dalla Sicilia fino in Calabria di muli e cavalieri. O Achille, presidente dell’associazione mulattieri campani.
“Lui è stato uno di quelli che ci ha creduto da subito nel progetto. Lungo la strada, dove poteva, ci ha fatto trovare da mangiare per i muli”. Ricorda ancora, capelli spettinati e occhi rivolti al cielo.
Tante tappe, altrettante storie: “Ci siamo fermati a Rosarno, poi a Lamezia e a Cassino dove abbiamo preso parte alle proteste contro la chiusura del tribunale…”
Per Federico l’agricoltura nel sud Italia non ha la faccia dello sfruttamento ma quella delle famiglie di rumeni che hanno in gestione un’intera fattoria, stipendio vitto e alloggio per provvedere alla cura della terra e degli animali; o quella degli indiani che lavorano negli allevamenti di bufale dove il loro lavoro è indispensabile. Anche Rosarno nel suo ricordo ha più la faccia di Equosud che quella della manodopera pagata a nero…
“Sfruttamento degli stranieri? Non più di quanto vengano sfruttati i lavoratori italiani nello stesso settore”, dice convinto. “Questo è quello che ho visto: piccoli allevatori spremuti dalla filiera alimentare, gente che se si perde un vitello va in giro a cercarlo anche tutta la notte, perchè quel vitello rappresenta il sostentamento della famiglia. E verrà pagato pochi spiccioli per finire sulle nostre tavole…”
Se chiedi a Federico e Mirco se un altro Sud è possibile, ti rispondeono di si. Magari sudati, stanchi, sporchi. Rispondono di si perchè un altro sud – vero, autentico – l’hanno toccato con mano, l’hanno incontrato e visto negli occhi giorno dopo giorno, per settantuno giorni attraversati a dorso di mulo da Portella della Ginestra fino al Quirinale.
I muli si sa sono testardi, ma i siciliani non sono certo da meno.
Scheda
IL PROGETTO ECOMULO
Il progetto Ecomulo nasce da un’idea di Federico Price Bruno, eco-designer di Cinisi, militante della Casa della memoria di Peppino Impastato e si concretizza lo scorso anno in vista del referendum. Ecomulo 2 è invece il viaggio da Portella delle Ginestre a Roma ( 1 maggio-12 luglio) in compagnia di Mirco Adamo, musicista e agricoltore di Palermo… “non… solo un messaggio di protesta: Eco Mulo è un progetto attivo, nella volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle politiche eco-sostenibli, per una rivalutazione dei piccoli centri rurali…”
Il progetto seguito dal filmaker Cristian Carmosino potrebbe a breve diventare un film.
Info: http://ecomulo.blogspot.it/