Da Chinnici a Borsellino
“Borsellino: Non sarà la mafia ad uccidermi ma saranno altri. E questo accadrà perchè c’è qualcuno che lo permetterà. E fra quel qualcuno, ci sono anche miei colleghi…”
Ma prima ancora di Borsellino, la memoria ci riporta all’estate del 29 luglio 1983. “Palermo come Beirut – titolavano i giornali – Un’autobomba contenente mezzo quintale di tritolo esplode davanti all’abitazione del giudice Rocco Chinnici capo dell’ufficio istruzione nel tribunale di Palermo”.
Insieme al magistrato rimangono uccisi tre uomini della scorta ed il portiere dello stabile. Muore l’uomo che ha teorizzato l’esistenza del terzo livello che quella zona grigia in cui si intrecciano i rapporti tra mafia e politica, viene ucciso il più convinto assertore di un unico filo conduttore che porta ai delitti politico-mafiosi.
Reinia, Mattarella e La Torre. Tra le montagne di carte la figlia del magistrato trvoa un piccolo diario su cui Rocco Chinnici aveva annotato fatti, sensazioni, sfoghi e considerazioni sull’ambiente del palazzo di Giustizia di Palermo.
Trentatré pagine di diario in cui si legge il senso di solitudine e la motivata diffidenza di un funzionario onesto, costretto a muoversi tra le sabbie mobili di un ambiente nel quale non sempre risulta chiaro da che parte stiano le istituzioni. Nell’ufficio di Rocco Chinnici, inventore del Pool Antimafia, sono state condotte inchiesti fra le più scottanti del tempo riguardanti anche personaggi molto importanti legati ad alcuni ambienti politici romani.
Nel diario sono presenti denunce, fatti, sospetti e sopratutto tanti nomi e cognomi di politici, magistrati, forze dell’ordine, avvocati, cavalieri del lavoro, mafiosi. Chinnici esprimi giudizi severi nei riguardi di alcuni suoi colleghi, li definisce emissari e servi dela mafia.
Anche il giudice Paolo Borsellino annotava tutto nella sua agenda dopo l’attentato di Capaci, aspettava che i suoi colleghi di Caltanissetta lo convocassero per ascoltarlo. Lui, l’uomo più vicino a Giovanni Falcone, non verrà mai chiamato dai giudici della procura di Caltanissetta.
Recentemente si è tornato a parlare “dell’amico che avrebbe tradito Paolo Borsellino” , qualcuno lo avrebbe individuato nell’arma dei Carabinieri nella persona del comandante di Ros, Antonio Subranni.
Il 9 maggio del 1978 viene ucciso a Cinisi da uomini del boss Tano Badalamenti Peppino Impastato, militante comunista unico oppositore del sistema politico-mafioso del luogo. Isolato dalla sinistra ufficiale, subito dopo iniziano i vari depistaggi e lì si ritrova la tesi dell’allora maggire dei carabinieri subranni dove sostiene che Peppino Impastato si suicida mentre compie un attentato terroristico. Chissà se Antonio Subranni è sempre la stessa persona oppure un omonimo.
Uomini
QUANDO C’ERA IL PCI
A Palermo, alla fine degli anni 60, in via Danisinni 18 alle spalle di Corso Calatafini nello stesso quartiere dove regnavano “i boss mafiosi” Tommaso Buscetta e Pippo Calò c’era un piccolo avanposto di opposizione democratica, era lo studio medico del Dottor Ludovico Consagra. Nell’appartamento dove venivano curati migliaia di palermitani c’erano due camere che funzionavano come una sezione dell’allora PCI in cui trovavi tanto materiale da leggere: libri, giornali, e in periodi di elezioni montagne di pubblicità elettorale.
Il Dottor Consagra è stato consigliere comunale, poi provinciale, lo chiamavano “Il medico del PCI”. Riusciva a coniugare la professione con l’impegno politico in maniera incredibile: andava a visitare i suoi pazienti anche a mezzanotte.
Economicamente sosteneva il partito come pochi, per esempio tutte le domeniche nel quartiere organizzava la diffusione gratuita dell’Unità. Distribuzione che avveniva “casa per casa” a cui partecipavo anch’io , allora giovanissimo, insieme al altri giovani. Nelle varie capagne elettorale Consagra organizzava dei comizi per strada, aveva un grande seguito.
Negli anni 70 nel corso di un comizio in una piazza del quartiere, lo vidi affrontare un gruppo di fascisti venuti ad interrompere il discorso di Pio La Torre.
Agli inizi degli anni 90 non condividendo alcune scelte politiche il compagno Consagra inizia ad essere emarginato dal suo partito, non più PCI. Lui, grande persona di cultura stimato anche dai suoi avversari politici per la sua grande dirittura morale e professionale.
Ricordo aver avuto molte discussioni accese con lui perchè malgrado il suo partito l’avesse “scaricato” lui continuava a difenderlo, una delle cose di cui non andava fiero fu il vedere che alcuni (pochi, per fortuna) giovani che lui aveva “istruito” con i suoi discorsi e i suoi libri da adulti sono diventati avvocati difensori di alcuni politici mafiosi.
Ludovico, il mio caro pediatra. Un uomo da ricordare per la sua carica empatica, la sua energia, il suo senso del servizio e del sociale. Tra i tanti ricordi uno da condividere: il suono della musica classica dalla terrazza del suo studio che si affacciava in via Danisinni. Pediatra tanti anni fa, ancora un riferimento oggi.
Ludovico, il mio caro pediatra. Ricordo la grande energia, la carica empatica, il senso del dovere e del sociale. Un ricordo ma anche un riferimento quotidiano.