“Cuompagno Buossi…” Com’è nata la Lega
La gente non è mai cretina del tutto per tutto il tempo, nemmeno in Pasquania, e i voti per la Pasquania Libera, che prima erano moltissimi, adesso diminuivano continuamente.
La cosa però aveva poca importanza perchè, essendo ormai al governo, l’Umberto poteva ormai fregarsene di quel che pensava la gente. E a questo punto, del resto, stava ormai per partire la Fase Quattro.
Come il compagno Ivanov (da tempo riciclatosi in Manager della Caspian Petroleum SpA) aveva lucidamente previsto alla fine la gente, rimbambita dalle cazzate dei communisti e soprattutto dai lussi megagalattici che gli apparatniki del partito si concedevano sempre più frequentemente (ce ne fu uno a un certo punto che camminava solo con scarpe da un milione l’una), cominciò a schifare il communismo e ogni cosa che anche vagamente gli si apparentasse.
Democrazia, senso civile, politica: tutta roba da communisti. Ci siamo stufati di tutto questo: vogliamo un governo non politico, che non ci rompa le scatole e che ci lasci dormire. Un governo che ci faccia almeno qualche bella promessa il sabato; lo sappiamo già che il lunedì ci tocca rimetterci alla carretta; ma almeno, la domenica, passiamola con un po’ di speranza. Un governo-Sisal, insomma.
E questo governo fu fatto, e andò avanti. Altoparlanti, televisioni, scritte sui muri, giornali – tutto ripeteva in continuazione che domenica prossima, sicurissimamente, sarebbe uscito il numero fortunato; e la gente, senza crederci, ci credeva.
La cosa sarebbe potuta andare avanti molto a lungo. Ma i compagni sovietici, forti di un’esperienza secolare, non a caso avevano mandato il compagno Ivanov a reclutare l’uomo opportuno. “Perchè sappiate, cuompagni, che l’arte del rivuoluziuonario tiene cuonto di tutto e sa sfruttare per la causa ognunque e qualsiunque elemento” (Susl., Dottr. del Comm., IV, 16, 240). E ancora: “In verità, cuompagni, deve ancuora nascere il pork kapitalist che ce la metterà in kwel post” (Brezn., Man. Agit., VI, 13, 190, tomo secondo).
Ed ecco: appena il capo del porco governo capitalista diceva (purtroppo i governi capitalisti devono far contente le confindustrie, ogni tanto): “Lavoratori, lunedì sera purtroppo dovrete prenderla un momentino in quel posto lì”, immediatamente l’Umberto – che s’era abilmente intrufolato nel governo – afferrava il mocrofono e sbraitava: “E senza vaselina! Avete capito, stronzi? Vaselina, niente!”.
Ora voi capite che, di fronte a una cosa di queste, i lavoratori ci restavano anche un po’ male. E certo la popolarità del governo non ci guadagnava. Il che era esattamente ciò che aveva callidamente previsto, a suo tempo, il compagno Ivanov.
“Bisognerebbe annegare qualche extracomunitario, ogni tanto”. “No! Bisogna affogare TUTTI gli extracommunitari! Cannonate in pancia, altro che cazzi!”. E un altro punto in meno per il governo.
“I magistrati ce l’hanno col governo perchè sono communisti”. “Brigatisti, sono! Aboliamo i magistrati e mettiamoci gli sceriffi!”. “Licenziamo Santoro!”. “Nein! Fuciliamolo senz’altro!”. E vai.
Insomma, a ogni cazzata che il governo diceva il Bossi vedeva, raddoppiava, rinterzava e ci aggiungeva il carico a denari.
Ora, una cazzata va bene, due si sopportano, tre pure, ma insomma quando il governo privatizzò l’aria atmosferica e Bossi, pronto, dichiarò che bisognava anche metterci una tassa, andò a finire come tutti sapete, e come del resto era logico che finisse.
Berlusconi, come sapete, fu salvato da Prodi e Cofferati quando la folla invase Palazzo Venezia e adesso fa il presidente dello Stato Libero di Paranà. Dicono che se la passi bene, a parte Garzon che, ostinato, dopo tanti anni si aggira ancora travestito da alligatore da quelle parti nella speranza – finora delusa – di beccarlo.
Ferrara è ministro nel governo di centrosinistra, Mentana dirige il Tg1, Lerner Canale 5, io sono disoccupato come al solito e papa Massimo Primo (il primo papa coi baffi nella storia del vaticano: chissà come ha fatto) ha appena nominato cardinale Rondolino. Tutti sono felici e nessuno s’è fatto male: come sempre in Italia, salvo qualche eccezione.
L’unico che manca è Bossi. Fu visto l’ultima volta il giorno della Gloriosa Rivoluzione mentre, in piedi su un carrarmato, incitava la folla a fare giustizia del “mafioso capitalista Berlusconi”. Poi non s’è visto più.
Maroni (che ora è ministro dello Spettacolo) e Castelli (a capo dell’Ente Ponte di Messina) sono convinti che sia caduto combattendo. Qualcuno dice che è semplicemente sparito ma tornerà quando la Pasquania avrà bisogno di essere liberata dalla tirannia di un altro Berluskaiser. Il popolo ha bisogno di miti.
Ma nella sala sotterranea del Cremlino, dove il Kgb (l’Unione Sovietica adesso è clandestina: per motivi di opportunità si fanno chiamare Russia e molte cose le fanno di nascosto, ma è sempre uno del Kgb quello che comanda) tiene le sue riunioni segrete, adesso c’è una lapide in più, a destra di quella di Stalin e pochi metri avanti a quella di Suslov.
C’è il busto di un uomo dai marcati tratti celtici (capelli ricciuti neri e zigomi sporgenti), con sguardo da visionario e bocca da profeta; sul suo petto brillano l’Ordine di Lenin, la Bandiera Rossa, la Stella di Eroe dell’Unione Sovietica e, più commovente di tutto, un semplice nastrino rosso. “Tovarisc Bossi”, c’è scritto sotto. E poche righe in cirillico, che non abbiamo tradotto.
(22 aprile 2002)