Cosentino, a un passo dal carcere
Il deputato uscente, Nicola Cosentino, già sottosegretario all’Economia con delega al Cipe ed ex potente coordinatore regionale del Pdl se il riesame non revocherà il provvedimento dei giudici andrà in prigione. I giudici della sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno infatti respinto la prima delle due richieste di revoca della custodia in carcere inoltrate dai legali Agostino De Caro e Stefano Montone che nei giorni scorsi avevano chiesto l’ annullamento delle due misure cautelari a carico di Cosentino.
Una notizia che il parlamentare uscente ha appreso direttamente in Tribunale mentre assisteva all’udienza che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, per presunti favori ai clan in tema di appalti nella gestione rifiuti del consorzio Eco4.
Nel corso della settimana forse già giovedì saranno rese note le motivazioni della decisione dei giudici. Mentre c’è attesa anche per l’altra decisione sul ricorso della difesa che riguarda il processo del “Principe e la scheda ballerina”. L’implacabile countdown che spedirà l’onorevole dritto in una cella del carcere di Poggioreale è cominciato. Ora spetterà ai giudici del riesame scrivere l’ultima parola. La red line è fissata per il prossimo 15 marzo quando i nuovi eletti varcheranno la soglia del Parlamento e in automatico decadrà l’immunità per i deputati e i senatori uscenti. E’ una resa dei conti devastante. Nicola Cosentino nel primo processo è imputato per concorso esterno in associazione camorristica. In cambio di appoggio elettorale, avrebbe usato il suo potere per far vincere l’appalto per la gestione dei rifiuti a Caserta a un consorzio di imprese “diretta espressione della criminalità organizzata”, cioè dei casalesi.
L’ordinanza di custodia fu emessa dal gip Raffaele Piccirillo su richiesta di Alessandro Milita e Giuseppe Narducci. L’altra vicenda sfociata in un altro processo è quella nota come “Il principe e la scheda ballerina”: il deputato uscente è accusato di reimpiego illecito di capitali e corruzione, aggravati dall’avere agito per agevolare il clan dei casalesi. L’ordinanza di custodia cautelare fuemessa dal gip Egle Pilla – che definì Cosentino “il referente nazionale dei casalesi” – su richiesta dei pm Antonello Ardituro e Henry John Woodcock.
La procura aveva già espresso parere negativo alla revoca dell’arresto infatti il pm Alessandro Milita aveva scritto: “Non può essere la mancata ricandidatura a far ritenere annullato il potere di influenza politica di un uomo che così potente è stato per circa venti anni, soprattutto se quella candidatura è stata una decisione assunta all’ultimo secondo utile dal partito per ragioni di mera opportunità e convenienza, e non per una reale rottura o per ripudio della personalità del Cosentino”.
Il pm cita poi la vicenda della diffamazione di Stefano Caldoro, attuale presidente della Regione Campania, carica alla quale lo stesso Cosentino ambiva e per ottenere la quale avrebbe preparato un dossier scandalistico: “Nè secondaria – scrive il magistrato – appare la vicenda, a dir poco inquietante, della diffamazione di Caldoro, e del tentativo di condizionamento della Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della misura cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito delle attività della cosiddetta P3, fatti per i quali Cosentino è imputato dinanzi al Tribunale di Roma. Si tratta di condotte che descrivono la allarmante spregiudicatezza della persona, ben lontana dal profilo rispettoso di regole e prescrizioni che pur dovrebbe essere naturale per chi ha rappresentato i cittadini nella più importante istituzione elettiva del Paese, ma che – soprattutto – deve esigersi da chi invoca la revoca di una ordinanza di custodia cautelare”.
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