Cosa sta succedendo in Brasile?
Verso la destabilizzazione
Da mesi, cioè dall’insediamento della Presidente signora Dilma Roussef al suo secondo mandato il primo gennaio 2015, il Brasile è trascinato in un processo di destabilizzazione promosso dal principale partito di opposizione PSDB (Partido da Socialdemocracia Brasileira) e da una collaborazione fra settori della magistratura, della polizia federale e parte prevalente dei mass media, denominati nel linguaggio corrente PIG Partido da Impresa (stampa) Golpista.
Per le forze di centro–destra la permanenza, da oltre dodici anni, di un governo di centro–sinistra, moderatamente riformista e non avverso all’inclusione sociale e al ruolo dello Stato in economia, è insopportabile. Per capire gli accadimenti del paese è necessario tenere presente questo contesto eversivo costruito artificialmente attraverso un utilizzo deformato delle procedure istituzionali e giudiziarie e un impiego ingannevole dei mass media diffondendo notizie false, incomplete, alterate, irrispettose e incitando alla violenza e all’odio primitivo dell’avversario. A giustificazione di questo comportamento viene invocata, secondo un vecchio e già visto copione, la necessità di combattere la corruzione. Ma gli strumenti disponibili consentono di reprimere senza problemi la corruzione, attraverso processi che seguono le procedure, la presentazione delle prove, il rispetto del segreto istruttorio: cose tutte in continuazione violate in molte sedi.
Negli ultimi giorni si è dato un salto di qualità, con l’ordine, emanato dal giudice federale di Curitiba Sérgio Moro di accompagnamento coatto, e totalmente illegittimo, dell’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva per deporre e il suo trasferimento ancora più illegale in un aeroporto. Pochi giorni dopo un giudice statale di San Paolo ha addirittura chiesto l’arresto dell’ex presidente adducendo motivazioni prive di fondamento giuridico. Moltissime sono state le prese di posizione del mondo del diritto criticando questo modo di procedere e mettendo in evidenza l’infondatezza giuridica di esso. Nessun giurista ha addotto giustificazioni giuridiche di tutto ciò. In questo contesto le forze di opposizione e del centro–destra hanno convocato per la giornata del 13 marzo, manifestazioni in tutte le città contro la presidente eletta, contro il PT (Partido dos Trabalhadores) etc.
Il monopolio televisivo ha martellato per giorni, incitando alla partecipazione e parlando in modo violento e aggressivo. Le manifestazioni hanno avuto luogo, con una partecipazione di circa 450.000 (probabilmente 350.000) a San Paolo, la più numerosa. I dati riportati dalla stampa monopolistica parlano di numeri molto alti, è meglio consultare i blog che, in una situazione pesantissima di concentrazione dell’informazione, sono ormai importanti, spesso di buona qualità e con costanza informativa. Si propone qui di seguito la traduzione di un articolo del giornalista Rodrigo Vianna che dà una lettura politica della manifestazione di San Paolo di ieri: il fatto cioè che si sia trattato di una manifestazione di estrema destra, del ceto medio paolistano bianco, con affioramenti fascisti. Come viene spiegato, questo pone il principale partito di opposizione, PSDB, in una situazione politica difficile.
Teresa Isenburg, 14 marzo 2016
Giorno 13: Aécio è scacciato dalla Paolista e il PSDB lascia le strade alla estrema destra
Il 13 marzo rimarrà come il giorno in cui i tucani (del partito PSDB) e i piemmedebisi (del partito di governo PMDB) del golpe hanno perso il controllo delle strade a favore dell’estrema destra. Moro è diventato un semidio, o un mostro, che minaccia la democrazia perché ormai non si sottomette ad essa: ha a disposizione masse di furiosi che prestano servizio al sua impeto di giustiziere.
Il giorno 13 iniziò come ci si aspettava: la Globo (TV monopolista) dava ampia copertura alle manifestazioni di strada di Brasilia, Belo Horzonte, Rio e delle capitali del Nordeste. Una scaldatina per chiamare la massa di classe media al grande atto del pomeriggio, nella Avenida Paulista.
Fatta eccezione per Rio de Janiero (dove chiaramente questa volta più gente è scesa in strada), nelle altre città la presenza non è stata superiore a quella prevista: la classe media infuriata ci metteva la faccia, in un misto di deliri, autoritarismo e odio, da molto tempo seminato dalla Globo/Veja e dallo stesso leader dell’opposizione, Aécio Neves (un nano politico che pone in rischio la stabilità democratica non volendo accettare la sconfitta dell’autunno 2015).
La manifestazione a San Paolo era così importante che Aécio e altri dirigenti tucano hanno cercato di farsi dare un passaggio. E a quel punto la narrazione ha cominciato a uscire dai binari programmati dall’opposizione.
Aécio Neves e Geraldo Ackmin (governatore dello Stato di San Paolo) sono stati espulsi dalla Paolista al grido di “buffoni”, “opportunisti”.
I principali dirigenti dell’opposizione hanno dovuto andarsene di corsa. Marta Suplicy, che ha abbandonato il PT per imbarcarsi nel PMDB di Eduardo Cuha (presidente eversivo della Camera dei Deputati) chiedendo l’impeachment, è stata presa a calci: ha dovuto nascondersi nell’edificio della Fiesp (la Confindustria).
Bolsonaro (senatore di estrema destra) non è stato male accolto a Brasilia. Neppure Malafaia (pastore di una chiesta pentecostalista su posizioni fascistizzanti). Caiado (agrario fascista) ha ricevuto ovazioni a San Paolo. Ma al di sopra di tutti loro sta la figura di Sérgio Moro. Trasformato in una specie di semidio della morale e dei costumi, appoggiato dalla TV Globo di Ali Kamel, il giudice Moro potrebbe impiantare ghigliottine a Curitiba già in settimana e trasmettere esecuzioni pubbliche alla TV. Sarebbe appoggiato dalla massa profumata che ha occupato le strade.
L’imponderabile ha dunque dato le sue carte. Il PSDB, in verità, ha visto il suo margine di manovra ridursi nelle strade: chi votò Aécio comincia ad allontanarsi, chi ha votato Dilma sta fermo, guarda.
Il mostro della destra che ha ruggito nelle strade non vuole accordi di palazzo. Vuole qualcuno che arresti e schiacci.
Aécio e Serra corrono il rischio di diventare i Lacerda (golpista degli anni ’50, poi a sua volta colpito) del XXI secolo: hanno alimentato l’odio e all’ultimo momento rimarranno da esso travolti. Moro è diventato un ente politico. Chi potrà controllarlo?
Adesso il dubbio è il seguente: il PSDB può radicalizzarsi ancora di più verso destra per accontentare la massa furiosa della Paolista?
Senza dubbio la marcia della Paolista è stata imponente, maggiore di quella del marzo 2015. Datafolha parla di 450.000 persone.
Chi è passato di lì non ha dubbi: la gente per strada era in maggioranza bianca, di classe media e conservatrice. Il popolo che ha votato Dilma e che critica il governo non si è fatto vedere nella Paolista.
In questo senso, la marcia del 13 marzo è si un ulteriore segnale di allarme per il governo Dilma. Ma il giorno 13 è senza dubbio più drammatico per l’opposizione.
Rodrigo Vianna, giornalista della Record e organizzatore del blog Escrevinhador.
Cari compagni e compagne
Certamente tutti e tutte state seguendo con attenzione gli svolgimenti della crisi politica nel paese. C’è un clima di tensione, di scontri e di grande manipolazione dell’informazione da parte delle reti sociali e di incitamento sociale.
In nome della Direzione Nazionale del nostro movimento, vogliamo arrivare a ciascuno di voi, per condividere alcuni elementi di riflessione su questo momento e degli orientamenti politici.
Il Brasile vive una grave crisi economica, sociale, politica e ambientale, che colpisce tutta la società e che è collegata al contesto della crisi mondiale del capitalismo, alla situazione di dipendenza del nostro paese, agli errori del governo in politica economica e all’avidità dei capitalisti che vogliono solo lucro facile, senza preoccuparsi dei destini del paese e della soluzione dei problemi del popolo.
Di fronte alla crisi c’è una disputa permanente di progetti per uscirne. I settori della borghesia, che dominano l’economia e sono allineati con il capitale straniero, vogliono il ritorno del neoliberismo. Tuttavia non possono dire esplicitamente al popolo che vogliono privatizzare la Petrobras – compagnia brasiliana di estrazione, raffinazione, trasporto e vendita di petrolio –, diminuire le risorse pubbliche per la soluzione dei problemi del popolo stesso. E non hanno ottenuto di poterlo fare attraverso il voto nelle ultime presidenziali.
Così, un pezzo della società, la cosiddetta piccola borghesia è andata in strada, a gridare il suo odio per spingere la popolazione a manifestare contro il governo, predicando chiaramente il golpe. Travolgere Dilma è una loro necessità per tornare al progetto del neoliberismo, per tornare ad avere il controllo anche dell’esecutivo, delle leggi.
Dall’altra parte si è formata una triplice alleanza tra settori del Pubblico Ministero Federale, con l’appoggio esplicito della Rede Globo, per creare eventi politici manipolati e condannare in anticipo l’ex–presidente Lula, creando una situazione di illegalità e persecuzione politica. Selezionano, manipolano e diffondono le informazioni che riguardano unicamente le persone di sinistra. Vogliono alla fine, travolgere il governo Dilma, rendere impossibile la candidatura di Lula e sconfiggere politicamente le idee di sinistra nel paese.
La Globo è stata il principale strumento golpista, che manipola e agita l’opinione pubblica, distorcendo i fatti e creando un clima di odio. È il DNA golpista della Globo che si manifesta ancora una volta.
Per le forze popolari, per la sinistra in generale, c’è solo una possibilità: scendere in strada. Lottare per difendere la democrazia, per difendere i diritti dei lavoratori, per esigere cambiamenti nella politica economica, per difendere la Petrobras e dimostrare al popolo, quali sono i veri nemici del paese.
Il MST partecipa attivamente al Frente Brasil Popular, che ha deciso un calendario di mobilitazioni in tutto il paese. Domani, 18 marzo, sono programmate grandi manifestazioni in tutte le capitali e le città importanti. È decisivo partecipare in massa a queste manifestazioni. Così invitiamo tutti a lavorare con forza per stimolare una partecipazione ampia a queste mobilitazioni popolari.
Il 31 marzo, giorno che ci ricorda la triste data del golpe militare, dobbiamo fare assemblee plenarie, mobilitazioni in tutti i comuni dell’interno, per portare questa discussione al maggior numero possibile di persone, alla popolazione in genere. Dobbiamo approfittarne per discutere sulla natura della crisi e su quelle che sarebbero le vere vie d’uscita, combattendo contro il golpe e sostenendo i cambiamenti per migliorare le condizioni di vita del popolo. Difenderemo la democrazia e il mandato della Presidente Dilma, ma vogliamo cambiamenti nella politica economica.
Il Nostro Movimento, in particolare, insieme con altri movimenti delle campagne, si mobiliterà durate tutto il mese di aprile per ricollocare nel dibattito politico la riforma agraria. Vogliamo che si riprendano le politiche pubbliche per l’agricoltura familiare e gli insediamenti.
Invitiamo ognuno a riunirsi nei gruppi di base, negli insediamenti, accampamenti e preparare le nostre mobilitazioni del mese di aprile, intorno al 17, per ricordare il massacro dei ventuno compagni assassinati. Ancora, a distanza di vent’anni regna l’impunità.
Il nostro futuro è la lotta. Vince solo chi lotta. Per questo non è il momento di restare fermi, nonostante le incertezze di una congiuntura che muta continuamente.
Raccomandiamo anche che, con l’aumento della tensione, restiamo in allerta, non cadiamo nelle provocazioni della destra, dobbiamo sempre agire collettivamente. Dobbiamo avere una speciale attenzione nel salvaguardare la sicurezza delle persone, dei militanti e delle nostre strutture collettive.
Questo è il momento di stare in allerta, riunendoci con il popolo, portando le nostre analisi, provocando la discussione sulle vie d’uscita dalla crisi, organizzando mobilitazioni nei nostri comuni e partecipando alle attività nelle capitali.
Andiamo alla Lotta!
Un forte abbraccio a tutti e tutte
Colectivo da Direção Nacional
São Paulo17 marzo 2016