Contro la cultura del femminicidio
Venticinque novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: le “invisibili” fanno sentire la loro voce
25 novembre: che fare? Pur nel rispetto delle manifestazioni di lutto per il “genericidio” perpetrato nei confronti delle donne, noi del Collettivo femminista RiVOLTApagina dal 2014 ci chiediamo cosa fare per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, perché sentiamo che questa ritualità comincia a perdere la sua forza simbolica.
Sappiamo che dietro ogni femminicidio c’è una cultura millenaria in cui l’asimmetria di potere tra donne e uomini, fondata sulla potenza generatrice delle donne e sulla divisione sessuale del lavoro che storicamente ne è conseguita, si è tradotta nella pretesa di un possesso esclusivo, di un dominio di lui su di lei. Dominio che si è trasformato in cultura, in senso comune da sradicare.
Riteniamo che sia importante, in occasioni come questa giornata ricordare che la cultura patriarcale uccide da sempre e anche in altre forme, cioè dimenticando, o meglio, cancellando, rendendo invisibili, quelle donne che in tutti i campi del sapere hanno dato contributi importanti alla qualità della vita, alle arti, all’affermazione dei diritti, alla ricerca scientifica. Sono donne invisibili perché cancellate, per esempio, dai libri di testo sui quali femmine e maschi si formano sin dalla scuola dell’infanzia, crescono, si danno valore, si fanno coraggio.
Ancora oggi su questi libri “moderni”, “inclusivi” e “multimediali” si trovano, fra gli esercizi di grammatica frasi come “Francesca è bella e anche intelligente”! E non c’è notizia, se non per brevi incisi, su Ipazia, Olympe de Gouges, Artemisia Gentileschi e tante altre!
Abbiamo quindi cominciato a cercarle, queste donne, seguendo curiosità insoddisfatte, desideri nascosti, senza una esplicita pretesa di scientificità, obiettivo che sarà eventualmente raggiunto da chi poi vorrà continuare a lavorare sulle tracce che noi proponiamo nella mostra “Anche la cancellazione è violenza” formata da 46 pannelli che da quattro anni esponiamo nelle scuole italiane e che hanno incoraggiato a cercare materiali e metodi per una didattica di genere che sui libri di testo non esiste e che nei corsi d’aggiornamento fa capolino timidamente.
Recuperando la memoria di queste donne, alcune eccezionali, altre diversamente illustri, altre sconosciute, abbiamo voluto segnalare la possibilità di un’educazione-istruzione fondata su una differente cultura delle relazioni, che restituisca alle femmine la memoria e l’orgoglio di avere simili antenate, e permetta ai maschi di disinnescare la loro scontata onnipotenza universalista, una misura indispensabile, oggi più che mai.
Il nostro modo di rendere giustizia alle “donne uccise perché donne” è questo: un intervento di lunga durata, di ampio respiro, che ci auguriamo possa contagiare altre scuole e altre istituzioni (la Regione Emilia Romagna l’ha esposta nelle sale dell’assemblea invitando le scuole a visitarla ed anche a proporla nei propri spazi) affinché questo “reato dispari” – un reato che solo gli uomini commettono – non accada più, sia consegnato a una preistoria delle relazioni affettive. E lo facciamo noi, femministe di molte età, di molti modi di essere femministe. Siamo infatti un collettivo di dodici donne di età diverse, dai 28 agli 80 anni che stanno insieme unite dalla voglia di portare avanti un modo di essere femminista variegato ognuna con caratteristiche diverse per esperienza ma unite dalla volontà anche di esprimerci in maniera non unitaria, libere di portare avanti iniziative anche da sole o in piccolo gruppo dentro il gruppo.
E’ per questo che a volte, anche nel nostro blog, ci firmiamo come “Alcune di RIVOLTApagina” o addirittura “Una di RIVOLTApagina”.
E mentre la mostra “Anche la cancellazione è violenza” continua a viaggiare per l’Italia, in linea con questo modo di essere, il 25 Novembre 2018 noi proporremo nella piazzetta Gammazita un’azione per-formativa leggera, una composizioni di foglie e bacche su trame di fili di lana; su ciascuna foglia saranno scritti slogan scelti da ciascuna di noi contro la cultura della violenza: ogni foglia rappresenta una di noi, un’isola diversa da un’altra ma che insieme formeranno il nostro arcipelago. “Rifiutiamo la violenza creativa-mente” è il titolo dell’iniziativa per una cultura della nonviolenza, della noncancellazione.