Comune di Falcone, chiesto di nuovo l’accesso agli atti
Già nella scorsa legislatura Antonio Di Pietro aveva chiesto in un’interrogazione parlamentare l’accesso prefettizio per verificare se al Comune di Falcone ci siano pericoli di infiltrazione mafiosa Oggi è Scilipoti a reiterare la richiesta
Ricordate la vicenda di Falcone, il paesino del messinese il cui sindaco aveva minacciato di querelare il nostro Antonio Mazzeo per l’inchiesta pubblicata nell’agosto 2012 da ISiciliani giovani intitolata “Falcone colonia di mafia”?
L’inchiesta nel ripercorrere il “romanzo criminale” di questo lembo di provincia babba riprendeva anche alcuni fatti gravi denunciati dal gruppo di minoranza consiliare del comune tirrenico.
Il 3 agosto 2011 in un documento pubblico inviato anche al prefetto e al ministro degli Interni i consiglieri del gruppo Rinascita Falconese, avevano denunciato come da alcune indagini portate avanti dalla procura antimafia di Messina fosse emerso il sospetto di un condizionamento dell’esito delle ultime amministrative e di possibili intrecci tra mafia, imprenditoria e politica. Per questa loro denuncia erano stati querelati da sindaco, giunta e consiglieri di maggioranza e successivamente rinviati a giudizio.
All’indomani della pubblicazione della nostra inchiesta – nonché del clamore suscitato dalla minaccia di querela da parte del sindaco – l’eurodeputato Rita Borsellino definì preoccupante la situazione di Falcone. Preoccupazioni condivise anche dall’onorevole Antonio Di Pietro (Idv) che il 16 novembre 2012 chiedeva in un’interrogazione parlamentare «se la competente Procura della Repubblica abbia avviato sul punto le opportune indagini» e «quali provvedimenti e iniziative intenda mettere in atto per verificare e prevenire fenomeni d’infiltrazione di tipo mafioso nei servizi e nell’attività amministrativa del Comune di Falcone».
Interrogazione che rimaneva tuttavia senza concreta risposta.
Dopo Di Pietro, Scilipoti
Lo scorso 22 ottobre un altro parlamentare, il senatore Domenico Scilipoti – che proprio da Di Pietro era stato portato in Parlamento salvo poi le note vicende del voto di sfiducia a Berlusconi nel 2010 – è tornato a chiedere al governo «se quanto riferito dagli organi di stampa e dalle precedenti iniziative parlamentari rispondesse al vero, non si ritenga necessario e urgente predisporre un accesso prefettizio presso il comune di Falcone ed i suoi organi amministrativi per verificare se – a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – ricorressero o meno pericoli di infiltrazione di tipo mafioso nei servizi dell’Ente e per verificare se, ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 143 e seguenti del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000, emergano elementi su collegamenti, diretti o indiretti, degli amministratori stessi tali da compromettere la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento della amministrazione del comune di Falcone, nonché per il regolare funzionamento dei servizi allo stesso affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica».
Domanda. Come mai Scilipoti, “nominato” senatore in Calabria nelle file del Pdl, torna ad occuparsi delle vicende della zona tirrenica della provincia di Messina, suo luogo di origine, per di più contro un’amministrazione politicamente a lui affine?
L’agopuntore barcellonese – politico molto furbo e opportunista, come ha dimostrato a dispetto della satira – con quest’interrogazione potrebbe aver lanciato un segnale per qualcuno in un territorio dove la stella politica di Mimmo Nania (ex Msi, An/Pdl) è ormai tramontata?