Chi comanda a Reggio
Grazie all’Operazione Meta del 2010 sono emersi i nuovi assetti di potere della ‘ndrangheta operante nella città di Reggio Calabria. Chi comanda dopo la violentissima guerra finita nel 1991? Che clima si respira a Reggio?
L’organigramma della ‘ndrangheta
Il 2010 è stato un anno giudiziario molto importante per decifrare l’organigramma della ‘ndrangheta. Il 13 luglio, attraverso le operazioni congiunte Crimine-Infinito realizzate dalla Dda di Reggio Calabria e di Milano veniva svelata la struttura unitaria della ‘ndrangheta.
Venti giorni prima, però, scattava anche l’Operazione Meta, che portò all’arresto di 42 persone nella città di Reggio Calabria.
Nonostante le differenze sostanziali tra le due inchieste, entrambe dimostrano quello che il pentito Paolo Iannò, ex-affiliato ai Condello, ha dichiarato ai pm: “la ‘ndrangheta è unica e sola, la ‘ndrangheta ordina i delitti, ci sono state le faide, ci sono stati omicidi fra di loro, faide fra locali e tutte cose, ma una ‘ndrangheta… che esistano due ‘ndranghete no, esiste che la ‘ndrangheta è un corpo, ha regole sociali e nasce a Reggio e si radica in tutte le parti del mondo ’’.
Questa e altre testimonianze dei collaboratori di giustizia delle due operazioni dimostrano come il cuore pulsante della ‘ndrangheta si trovi nell’intera provincia di Reggio Calabria e il potere delle ‘ndrine sia spartito nei tre mandamenti provinciali: Jonica, Città e Tirrenica. Come ha affermato il Procuratore sostituto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, padre dell’indagine Meta: “il Crimine a Reggio Calabria è Archi, così come sulla jonica è San Luca e sulla tirrenica Rosarno”.
L’eredità di Giuseppe Di Stefano
L’indagine Meta si focalizza sulle attività e i collegamenti dei gruppi mafiosi presenti nella città di Reggio Calabria. Attraverso questa inchiesta è emerso come Giuseppe De Stefano abbia ereditato il potere del padre Paolo. A conclusione della prima guerra di ‘ndrangheta i De Stefano avevano soppiantato i Tripodo in città: infatti, dopo le eliminazioni di Giovanni e Giorgio, a prendere le redini del clan fu De Stefano padre.
Grazie anche al capobastone di Archi (quartiere di Reggio Calabria in cui i De Stefano sono egemoni), la ‘ndrangheta fece il salto di qualità: aveva rapporti con la destra eversiva, la politica, la massoneria deviata, i servizi segreti e le élites criminali di Cosa nostra e della camorra.
Il mammasantissima di Archi fu assassinato il 13 ottobre 1985 con un’autobomba, in risposta al suo fallito tentativo di eliminare Antonio Imerti. Scoppiò così la seconda guerra di ‘ndrangheta tra il gruppo De Stefano ed il cartello Imerti-Condello. La pace, dopo oltre 700 morti, arrivò solo nel 1991 e grazie anche all’intervento dei più influenti boss di Cosa Nostra, del calibro di Leoluca Bagarella.
In città, fino all’arresto il 18 febbraio 2008, il boss più influente era Pasquale Condello, detto il Supremo.
La struttura di comando
Attraverso l’Operazione Meta è emerso anche che le cosche più influenti della città avevano creato una struttura sovra-ordinata capeggiata da Giuseppe De Stefano.
L’organismo strutturale cittadino costituisce un’importante novità investigativa perché dimostra come i clan più potenti della città di Reggio Calabria protagonisti della cruenta seconda guerra di ‘ndrangheta si siano pacificati e organizzati per la ‘spartizione’ degli affari cittadini: dalle attività delittuose, alle azioni intimidatrie fino alla ‘torta’ degli appalti.
Il rampollo della famiglia De Stefano venne arrestato il 10 dicembre 2008, dopo 5 anni di latitanza. Con l’accusa di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti.
Nel processo Meta viene indicato con la dote di Crimine, un “fiore” (riconoscimento) concesso solo ai più meritevoli affiliati alla mafia calabrese.
Il 31 maggio 2013, interrogato per oltre 5 ore dal pm Giuseppe Lombardo, De Stefano ha negato di essere il “capo-crimine”, dichiarando inoltre che i pentiti che lo accusano ‘‘sono dei buffoni […]
Nino Fiume è un viscido, Antonino Lo Giudice è un ragno spacciatore di angurie marcie’’.
La sentenza di primo grado
Il 7 maggio 2014 la Corte ha inflitto durissime condanne agli imputati. La pena più alta è stata inflitta a Giuseppe De Stefano, 27 anni. Questa indagine ha fatto emergere l’egemonia dei clan nei ‘locali’ di competenza territoriale.
La cosiddetta “zona grigia” non è stata toccata in quest’operazione. Nonostante ciò, il Pm Giuseppe Lombardo, che in 3 anni ha subito quattro pesanti intimidazioni, nella requisitoria ha sostenuto: “La ‘ndrangheta non finisce agli imputati di questo processo, questo è l’abito da lavoro del sistema criminale di cui fanno parte, siamo sulle orme di chi veste l’abito da sera e frequenta salotti dove l’abito da lavoro non è ammesso”.
La storia ci insegna infatti che la ‘ndrangheta si è sempre avvalsa di rapporti di scambio con il potere costituito: sia esso la politica, la massoneria, l’imprenditoria o i servizi segreti. Le dichiarazioni di Lombardo sembrano proprio dimostrare che la mafia calabrese non ha perso il capitale sociale che la contraddistingue.
Scheda
CRONISTORIA DELLA VIOLENZA MAFIOSA A REGGIO CALABRIA
2010
• 3 gennaio: esplosione di una bomba davanti alla Procura Generale
• 21 gennaio: ritrovamento di un’auto piena di armamenti nel giorno della visita di Napolitano a Reggio Calabria
• 25 gennaio: intercettata cartuccia caricata a pallettoni indirizzata al Pm Giuseppe Lombardo
•17 maggio: intercettato un proiettile spedito con frasi intimidatorie al Pm Giuseppe Lombardo
• 5 ottobre: ritrovato un bazooka davanti al tribunale di Reggio destinato all’ex Procuratore Capo della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone
2011
• 1° marzo: intercettato proiettile di kalashnikov spedito al Pm Giuseppe Lombardo
• 31 marzo: ucciso al bar Carmelo Morena, pregiudicato reputato vicino ai Condello-Tegano
• 12 agosto: ucciso Giuseppe Canale, ritenuto affiliato al clan Serraino, a Gallico Superiore
2012
• 9 ottobre: sciolto per infiltrazione mafiosa il Comune di Reggio Calabria
• 10 ottobre: arrestato dopo 19 anni di latitanza Domenico Condello, Micu ‘u pacciu
2013
• 8 marzo: ritrovato pacco bomba indirizzato al Pm Giuseppe Lombardo con scritto “se non la smetti ci sono pronti altri 200 kg”
• 6 giugno: Antonino Lo Giudice evade dal programma di protezione
2014
• 3 marzo: ucciso il presunto boss Quirino Franco