Chi c’è alla Commissione Antimafia?
Gli antimafiosi si dimettono, gl’inquisiti inquisiscono, un brav’uomo presiede, e Micciché aleggia su tutto quanto
Il Parlamento Siciliano (così si fa chiamare l’Assemblea regionale di Sicilia) , con un certo ritardo, ha finalmente visto insediata la commissione antimafia regionale, presidente Nello Musumeci. In commissione tra gli altri messo un ex poliziotto, proprio uno di quelli sopravvissuti alle indagini, uno che la mafia ce l’aveva nel mirino.
Prima nella Sicilia occidentale e poi quella orientale, il poliziotto Malafarina nei vari incarichi ricoperti non ha dato mai tregua alle organizzazioni mafiose. Dirigente di squadre mobili e commissariati, a fianco a magistrati come Paolo Borsellino, Malafarina alla fine, dismessi per limiti di età gli abiti del poliziotto, si è candidato con Crocetta e col suo Megafono, ed è stato eletto.
Sembrava ovvio che fosse lui il candidato naturale alla guida della commissione antimafia, dopo che per diverse legislature di fatto la commissione era servita a poco e niente.
Ma gli accordi di bottega hanno condotto alla presidenza Musumeci, un esponente della destra, eletto all’unanimità. A questo punto l’ex poliziotto ha puntato alla vice presidenza e invece la maggioranza della commissione lo ha bocciato, preferendogli Cordaro del Pid, Ferrandelli del Pd e Miccichè dell’Udc.
L’on. Antonio Malafarina, capita l’aria che tira, ha rassegnato le sue dimissioni dalla commissione. “Vado via – ha detto – non posso condividere queste logiche di lottizzazione…”.
– Inciuci toccati con mano?
“Mi sono reso conto che con la mia storia di uomo delle istituzioni avrei dovuto fare la foglia di fico a certi soggetti ed allora ho detto di no”.
Malafarina non fa nomi, ma non è poi così nascosta la circostanza che in commissione siedono parlamentari chiacchierati.
Uno si è dovuto già dimettere, Salvino Caputo (Pdl ex sindaco di Monreale) per una condanna appena “incassata” per abuso di ufficio, era stato eletto segretario dell’antimafia.
Di altri due parlamentari trapanesi si discute parecchio.
C’è il castelvetranese Giovanni Lo Sciuto (Mpa), citato in un rapporto della Dia a proposito di rapporti antichi con la famiglia Messina Denaro e c’è l’ex sindaco di Trapani, Girolamo Fazio (Pdl, ora gruppo misto) che una volta disse che la mafia esiste perché c’era l’antimafia e anche con questa motivazione rifiutò la cittadinanza onoraria all’ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano.
“Lo Sciuto è stato uno dei soci fondatori della Futura calze srl, unitamente, tra gli altri, alla sorella ed al cognato di Matteo Messina Denaro (il boss latitante da 20 anni, ndr) e cioè Giovanna Messina Denaro e Rosario Allegra, ed è stato indicato in un esposto anonimo dell’ottobre del 1998 come uno dei favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, perché avrebbe finanziato a mezzo di un conto corrente attestato presso la Banca Commerciale di Castelvetrano, avvalendosi anche della complicità di Michele Alagna (fratello di Francesca Alagna, la compagna del boss latitante, ndr)”.
La Finanza a suo tempo trovò titoli di credito intestati a Michele Alagna (del quale Lo Sciuto è stato testimone di nozze) posti a garanzia di conti correnti intestati alla moglie dell’odierno parlamentare e proprio in quell’esposto anonimo del 1998 quel conto corrente veniva indicato come fonte di sostentamento della latitanza di Matteo Messina Denaro.