venerdì, Novembre 22, 2024
-mensile-Inchieste

Business monnezza

Tornando alla relazione della commissione Pecorella, è emblematico il caso dell’inchiesta della Dda sui rapporti tra Messinambiente, società mista che gestisce il servizio a Messina e in alcuni centri della fascia jonica, e l’ennese Altecoen, una società che è stata capace di aggiudicarsi gli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani in differenti ambiti territoriali (Messina, Enna e Caltanissetta), nota per le infiltrazioni mafiose accertate nel corso di indagini giudiziarie e che era riuscita anche ad inserirsi, attraverso la copertura di altre società, nel grosso affare dei termovalorizzatori che avrebbero dovuto essere realizzati in Sicilia.

È la stessa Altecoen che avrebbe dovuto costruire una discarica nell’ennese (la Regione aveva dato il via libera alla costruzione di un impianto di smaltimento all’Altecoen) dove oggi c’è una sola discarica, quella di Cozzo Vuturo, gestita da Sicilia Ambiente spa che non solo aveva ottenuto illegittimamente l’affidamento in house del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti, ma aveva acquisito un ramo di azienda dell’Altecoen, ossia della stessa ditta che si occupava all’epoca dell’acquisizione della raccolta rifiuti nel territorio.

Basta farsi due conti. In media nel messinese si pagano circa 100 euro a tonnellata e ne vengono smaltite (la maggior parte a Mazzarrà) 306.965 l’anno. E se si considera che il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata in Sicilia viene sanzionato con una maggiorazione di 5,20 euro nel costo di conferimento in discarica, come si può avere interesse a incentivarla se, visti i guadagni, si vuole conferire il più possibile in discarica?

E così in pochi anni sono state sotterrate tonnellate e tonnellate di rifiuti, il cui costo di conferimento ha finito per mandare a gambe all’aria i bilanci degli Ato siciliani. Debiti questi che finiscono oggi per gravare sulle già disastrate casse dei comuni, perché la legge regionale 19/2005 ha disposto «l’obbligo di intervenire finanziariamente, per la quota di loro competenza nell’Ambito Territoriale Ottimale,al fine di assicurare l’integrale copertura delle spese della gestione integrata dei rifiuti sussidiariamente alla propria società d’Ambito».

Rimane un settore che tira, quello delle discariche. Che fa gola, anche se gli operatori si sono dovuti scontrare in questi anni con i ritardi nei pagamenti da parte degli Ato rifiuti.

Tirrenoambiente vanterebbe un credito che supera i 70 milioni di euro. Tra gli enti che devono pagare le maggiori somme figurano il Comune di Messina, 12 milioni di euro, l’Ato Messina 2, 25 milioni, l’Ato Messina 3, 8 milioni, l’Ato Messina 1, 3 milioni.

Ritardi che hanno portato anche alla minaccia di chiusura degli impianti.

Come da prassi ormai da tempo consolidata, Tirrenoambiente periodicamente sbarra i cancelli della discarica di contrada Zuppà «a quei soggetti conferitori [i comuni] non in regola con i pagamenti e a quelli che non intendano provvedere al pagamento, anche in forma dilazionata, dei debiti pregressi contratti dall’ATO ME 2 SpA in liquidazione, per i conferimenti eseguiti nell’interesse dei Comuni soci» e le strade si riempiono di rifiuti.

Per molti dei sindaci dell’ambito barcellonese, «Chi non cede a questa sorta di ricatto e non paga è costretto a non poter scaricare i rifiuti» e hanno deciso di denunciare tutte le irregolarità riscontrate nella gestione del settore da parte della società mista. Il primo cittadino di Furnari, ravvisando nel comportamento della Tirrenoambiente risvolti penali, quali il reato di concussione e di interruzione di pubblico servizio si è rivolto al Prefetto e alla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto. Inoltre, poiché secondo il primo cittadino del centro tirrenico, Tirrenoambiente imporrebbe la firma di un contratto per il pagamento del pregresso in cui è prevista una clausola con la quale i comuni, dopo aver pagato, si impegnerebbero a rinunciare a tutte le azioni da far valere in funzione degli importi e delle tariffe, è stato chiesto agli enti preposti, per avere «certezza» del prezzo di conferimento dei rifiuti nella discarica, di «conoscere il decreto regionale che ne ha determinato l’importo successivamente all’ampliamento della discarica» risalente al maggio 2009.

I costi economici, sociali e ambientali dimostrano, dati alla mano, come non sia assolutamente conveniente la strada del conferimento in discarica mentre monta la protesta sul territorio, prendendo la forma dei comitati no-discariche, ad Assoro e a Scicli come a Misterbianco. Un ostacolo in più, per chi fra i miasmi dei rifiuti, ha fiutato il nuovo business del futuro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *