Bruciata l’auto al sindaco anti-discarica
Da anni Mario Foti, sindaco di Furnari nel messinese, è impegnato contro gli abusi e gli effetti della vicina discarica di Mazzarrà Sant’Andrea e gli interessi criminali legati al ciclo dei rifiuti
«Da mesi subisco delle minacce per le mie denunce contro gli affari delle cosche che ruotano attorno alla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea che si trova vicino al mio comune».
È la spiegazione che Mario Foti, avvocato, sindaco di Furnari nel messinese si dà per l’attentato incendiario che ha distrutto la notte del 16 aprile l’autovettura che utilizzava per i suoi spostamenti.
Pochi giorni prima aveva avuto sentore di un possibile attentato ai suoi danni (da una “strana” conversazione tra due persone casualmente ascoltata da una sua parente) e per sicurezza, aveva fatto installare diverse telecamere attorno alla sua abitazione e chiesto un intervento anche dei carabinieri per monitorare gli spostamenti sul territorio.
I responsabili – tre giovani del luogo poco più che ventenni – sono stati subito individuati dai carabinieri proprio grazie alle riprese delle telecamere e alle dichiarazioni del sindaco e dei suoi familiari.
Atto vandalico di balordi, o esecutori su mandato altrui? Ha colto nel segno Foti nel sostenere che sono state le sue denunce contro la discarica a scatenare la rappresaglia di certi ambienti criminali?
Una battaglia – quella contro la discarica e i connessi impianti industriali per i trattamento dei rifiuti attualmente in costruzione – che Mario Foti, porta avanti da tempo, ancora prima dell’elezione.
Grazie anche alle sue denunce, la procura di Barcellona P.G. ha attivato diverse indagini sulla discarica riscontrando numerose anomalie gestionali e attualmente sono sotto processo l’attuale amministratore delegato di Tirrenoambiente Pino Innocenti e l’ex presidente della stessa società Nello Giambò – condannato in primo grado a 14 anni per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Vivaio alla mafia delle discariche.
Al centro delle inchieste penali sono finite anche le strane modalità attraverso cui la Tirrenoambiente ha ottenuto le autorizzazioni a costruire l’impianto di produzione di energia elettrica dalla combustione di biogas – sequestrato dalla magistratura – e l’impianto fotovoltaico.
Un’opposizione a tutto campo e in tutte le sedi istituzionali.
Lo scorso 7 dicembre due sentenze del Tar di Catania – accogliendo il ricorso di alcuni privati cittadini furnaresi – hanno annullato i due decreti regionali del 2009 con i quali si consentiva lʼampliamento della discarica, la realizzazione di un impianto di biostabilizzazione e quindi l’esercizio dell’attività di smaltimento rifiuti. Per i giudici amministrativi «Non è stato valutato, secondo le previsione di legge, lʼimpatto sulle popolazioni vicine dei cattivi odori. Non si è considerato che a pochi passi dalla discarica di Mazzarà esiste lʼabitato di Furnari».
Il Cga di Palermo – in attesa di pronunciarsi sul merito – ha intanto accolto il ricorso di Tirrenoambiente e sospeso l’immediata esecutività delle sentenze. Ha prevalso la tesi, sostenuta dai legali di Tirrenoambiente, che deve prevalere l’interesse generale su eventuali vizi formali in quanto la discarica ha una funzione di pubblico servizio nelle emergenze igienico sanitarie di ben 78 comuni siciliani.
Il sindaco si sta inoltre opponendo al progetto della stessa società (in fase di approvazione presso l’Arta) di ampliamento e completamento di un impianto di smaltimento dei percolati da discarica, ritenuto pericoloso per la salute «considerato che in quel luogo, a meno di 300 metri, esiste una riserva idrica protetta, i pozzi del Comune di Furnari utilizzati per il consumo umano e a circa un chilometro il mare con porti e strutture turistiche ed alberghiere».
È legato all’attività amministrativa del sindaco – sembra che gli inquirenti stiano indagando in tal senso – oppure c’è un filo rosso che lega l’attentato a Foti con gli altri gravissimi episodi che in poche settimane hanno colpito un maresciallo dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona, il cronista della Gazzetta del Sud, Leonardo Orlando, l’imprenditore barcellonese Coppolino proprietario degli storici Magazzini Lea, ed un altro sindaco della zona tirrenica, Alessandro Portaro primo cittadino di Castroreale? Un “colpo di coda” dei “Barcellonesi” i cui vertici sono stati decapitati dalle ultime operazioni antimafia e dalle defezioni di alcuni dei principali esponenti del suo “gotha” che hanno deciso di collaborare con la giustizia?
Di certo è inquietante la recrudescenza degli atti criminali ed intimidatori indice che sono saltati gli equilibri nel barcellonese.
Per l’associazione antimafie “Rita Atria” «l’attentato intimidatorio che ha distrutto i “Magazzini Lea” di Barcellona certifica che siamo in “guerra”. Una guerra condotta a colpi di pistola, teste mozzate di animali, auto bruciate e, ora, l’incendio di ben quattro piani di un magazzino storico. Una “guerra” dichiarata da una criminalità organizzata che, persi, almeno momentaneamente, i propri riferimenti storici, tenta di riprendersi il territorio con il terrore».
SCHEDA
MARIO FOTI
Mario Foti, 57 anni, avvocato, dal 1984 al 1997 ha ricoperto la carica di consigliere comunale e anche di Presidente del Civico consesso furnarese. È stato eletto sindaco nelle elezioni amministrative indette anticipatamente nel novembre del 2011 dopo 18 mesi di commissariamento seguiti allo scioglimento per infiltrazione mafiosa degli organi amministrativi del Comune di Furnari nel dicembre del 2009. Tra il 2008 e il 2010, le indagini condotte dal Ros e dalla Dda di Messina – da cui sono scaturiti i procedimenti denominati “Vivaio” e “Torrente” – in particolare le intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno dimostrato un pesante condizionamento del voto esercitato dal clan dei Mazzarroti sulle elezioni amministrative nel Comune di Furnari nel maggio 2007, con una serie di appoggi elettorali che sarebbero stati messi in atto a favore del candidato Salvatore Lopes e a danno di Foti, sconfitto per soli 17 voti. Lopes una volta eletto avrebbe poi ricambiato gli esponenti del clan dando appalti per lavori pubblici e concessioni per l’apertura di attività commerciali. Il “patto” prevedeva la spartizione tra le imprese “amiche” delle somme urgenze affidate dopo l’alluvione del dicembre 2008 nei Comuni di Mazzarrà Sant’Andrea e Furnari. L’operazione Torrente, portò nel 2010 all’arresto anche dell’ex sindaco furnarese Lopes, attualmente imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’omonimo processo in corso presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) dove Foti oltre ad essersi costituito parte civile è anche uno dei principali testi dell’accusa.