Biblioteca Officina occupata di quartiere
Una pratica di disobbedienza civile per combattere l’abbandono del patrimonio pubblico e la disgregazione sociale
Nel centro storico di Palermo, a due passi dalla storica Piazza Marina, al vicolo della neve, un gruppo di persone, di diversa età e provenienza, ha deciso di occupare uno dei tanti locali di proprietà pubblica della zona, da tempo consegnati al degrado.
Questa iniziativa disobbediente nasce per rispondere all’esigenza, sempre più avvertita, di elaborazione culturale e di aggregazione sociale autonoma in una città sempre più abbandonata all’incuria, alla desolazione e alla speculazione.
Per rendere agibile il locale occupato tanta gente si è impegnata in un’opera di autorecupero, completamente autofinanziata, che ha consentito di aprire una biblioteca di quartiere di oltre 7000 volumi, raccolti in anni di impegno in strada, e dell’avvio di una officina del riuso per ripensare il rapporto con gli oggetti, riparandoli e conservandoli per condividerli.
Uno spazio di coesione sociale
Particolarmente lucida la presentazione di booq da parte di coloro che lo hanno voluto: “Booq non vuole offrire un servizio alla città: vuole essere spazio di condivisione a partire dal quale costruire una città diversa. booq vuole essere uno spazio di resistenza: vuole contribuire a creare connessioni tra persone, libri, e idee, restituendo a questa città un luogo altrimenti inutilizzato. Vuole essere un luogo per i libri, uno spazio di socialità, una sala di lettura, uno spazio di coesione sociale, un luogo di studio individuale e collettivo, uno spazio in cui scambiare e far rivivere oggetti, idee, desideri”.
Ma booq è anche l’ultimo prodotto di una storia antica nella città di Palermo che ha sollevato nel tempo, con le sensibilità socio-politiche delle varie fasi attraversate dai movimenti cittadini, tutte le storie della marginalità culturale e sociale.
Casa, lavoro, educazione
I bisogni fondamentali della gente come casa, lavoro, educazione, integrazione sociale restano insuperate emergenze sociali la cui rivendicazione può anche attenuarsi sotto la fatica dei tempi, ma per poi riaffiorare periodicamente come un fiume carsico mai del tutto domo e che non si rassegna a non scorrere per essere del tutto stagnante.
Booq, nell’idea dei suoi promotori, è una risposta alla rassegnazione di chi pensa che nulla può lasciare traccia in una città che definiscono “a misura di nessuno”.
Per parlare di tempi più recenti, booq segue l’esperienza dei movimenti che ha operato vertenze ed elaborazione su nuove forme di uso di beni collettivi e che ha supplito all’assenza di politiche di accoglienza e di lotta all’emarginazione.
Booq ha anche nella sua eredità più recente la lotta per la riapertura dei Cantieri culturali della Zisa e, più in generale, della resistenza alla desertificazione socio-culturale imposta nel decennio dell’ex Sindaco Cammarata.
Ma booq vuole anche essere un luogo libero da qualsiasi condizionamento che vigila e denunzia anche l’inadeguatezza dell’attuale Governo della città che pensa di potere vivere della rendita, al momento immeritata, delle tante speranze riposte da larghe fasce di cittadini su una nuova stagione di primavera politica ed amministrativa.
Booq vuole essere tutto questo e, forse, anche di più perché, probabilmente, Palermo è una città mai del tutto pervasa e paralizzata dalla rassegnazione.