Beni confiscati a Catania: tra stalli, promesse e bugie
Termina l’occupazione del liceo Boggio Lera
Il 23 dicembre è terminata l’occupazione dei ragazzi del Boggio Lera: “un’occupazione reale e concreta” scrivono i ragazzi nell’ultimo comunicato che pare suggellare la fine di questa protesta. La Presidenza ha deciso di chiudere la palestra nella succursale “L. Grassi” sino a quando non verrà messa in sicurezza. Come e con quali soldi non è stato tuttavia chiarito. “Una palestra che quando piove si trasforma in una piscina a causa delle infiltrazioni” si lamentavano i ragazzi. Un altro obiettivo che agli studenti pare raggiunto è la partecipazione di alcuni di loro nella pianificazione annuale dei progetti sull’alternanza scuola-lavoro.
E infine è stato fatto un tavolo con l’Amministrazione comunale in merito ai beni confiscati e all’assenza di spazi di aggregazione per i ragazzi. La presidente del Consiglio comunale, Francesca Raciti, e l’assessore alla legalità, Rosario D’Agata, hanno rassicurato gli studenti sul fatto che “aggiorneranno la lista dei beni confiscati”, anche se “spetta all’Agenzia nazionale per i beni confiscati segnalare nuovi beni” – fare pressione affinché questo possa avvenire in tempi ragionevoli, visto che proprio i beni confiscati sono stati uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Bianco, non pare essere contemplata come possibilità. Inoltre “attualmente, sono in corso più bandi per l’assegnazione dei beni confiscati e a brevissimo ne partiranno altri” hanno proclamato i due fedelissimi di Bianco. Ma gli unici bandi che sono stati pubblicati, a distanza di mesi dalla nostra inchiesta sui beni confiscati, sono due: il primo riguarda l’edificio in via Pietro Dell’Ova, bando ritirato poco tempo dopo, perché le risorse finanziarie che servirebbero per ristrutturarlo non sono alla portata delle associazioni che potrebbero richiederlo – e qui apriamo una piccola parentesi: da quando è stato redatto il regolamento comunale, l’ufficio apposito per la gestione dei beni confiscati, non è stato ancora istituito. E così cercare di accedere ai fondi europei per la ristrutturazione di questi beni rimane una chimera. La criminalità insomma resta più organizzata del nostro Comune. L’altro bando pubblicato riguarda l’edificio in via Randazzo: sono state già presentate le domande che dovevano pervenire entro il 30 novembre, ma quando si doveva procedere con la selezione delle associazioni in base ai requisiti, i cari amministratori si sono accorti che non avevano creato una commissione cui affidare questo compito. Quindi la situazione continua a rimanere in stallo.
E infine veniamo all’invito rivolto ai ragazzi di chiedere un bene di proprietà del Comune, per potere fare le loro assemblee e potersi aggregare. Chissà se potranno sceglierlo nella lista dei beni che la stessa Amministrazione vorrebbe vendere per fare quadrare i conti?
“Abbiamo lottato per un ideale” hanno scritto i ragazzi del Boggio Lera nel loro comunicato finale. Ci auguriamo che continuino a farlo, di fronte a un’Amministrazione che pianifica la vita dei cittadini proiettandola in un futuro troppo lontano, danneggiando il bene – e i beni – della collettività.