Basta poco
Lavorare per trenta euro netti.
C’è un matrimonio a Palermo. Due giovani innamorati hanno deciso di festeggiare il giorno più bello della loro vita in un palazzo settecentesco.
Gli invitati sono tutti in ghingheri: uomini in smoking e cravatta, donne in abito da sera con annesse scarpe e borsa in tinta, sfoggiano i diamanti più preziosi custoditi in cassaforte, scelti appositamente per l’occasione.
I camerieri invece, ospiti vincolati (forse) da contratto, portano la giacca bianca, senza bottoni e un pantalone nero che si allarga all’altezza delle caviglie. Tra loro c’è chi ha ventisei anni e chi invece ne ha ventuno, i più “anziani” ne hanno trenta e li portano bene.
Chiara trasporta dalla cucina al tavolo quattro bottiglie di champagne, Mauro poggia alcuni vassoi sul tavolo, attento a non disfare i fiori freschi che decorano la tavola. Davide fa avanti e indietro dalla cucina per sistemare le posate, ad un passo così veloce che rischia di consumare la suola delle scarpe. Elena si accerta che il tavolo sia in ordine e ben presentato per gli ospiti. E voilà… l’aperitivo è servito, in terrazza, a lume di candela.
Gli invitati che somigliano a tanti conti e contesse, tutti presi dalle loro discussioni, ridendo e scherzando si avvicinano alle pietanze, ma il cameriere che li ha serviti nemmeno lo guardano in faccia. Passa un altro cameriere a servirli e nemmeno lo ringraziano.
Terminato l’antipasto, il ricevimento si sposta nella sala interna, neoclassica, con alti soffitti affrescati, ciascun tavolo è distinto da un candelabro diverso.
Chiara, Mauro, Davide ed Elena si preparano per entrare in scena: show must go on, ci si lascia alle spalle la fatica accumulata e ci si rimbocca le maniche.
I ragazzi iniziano a servire il primo per i palati sopraffini sparsi nella sala: un risotto all’aragosta con profumo di arancia.
Mauro porta in sala cinque risotti, quindi deve in contemporanea tenere in equilibrio i piatti e accertarsi, come vuole il galateo, che vengano serviti da destra. Nessuno degli ospiti ringrazia, eppure le loro menti dotte e illuminate, certamente più di quelle di un semplice cameriere, conoscono la parola GRA-ZI-E.
Non sanno che Mauro, lavorando come un mulo dalle diciotto, avrà guadagnato si e no trenta euro netti. Non sanno che probabilmente non ha un contratto e quindi lavora in nero, cioè non ha nessuna sicurezza in caso di incidenti sul lavoro. Un “grazie” non gli darebbe un contratto, ma forse lo farebbe sorridere per un istante a cuor leggero.